Doppio cognome: ora si può. Via libera della Consulta al cognome materno
Storica sentenza della Corte Costituzionale, la legge a riguardo ferma da due anni al Senato. Adesso non sarà più scontato che i figli portino solo il cognome del padre
Non sarà più scontato che i figli portino solo il cognome del padre. L’otto novembre, infatti, una sentenza storica della corte costituzionale ha decretato la legittimità costituzionale del dare ai figli il doppio cognome, non solo, quindi, quello paterno, ma anche quello materno. A condizione che entrambi i genitori siano d’accordo a riguardo. In caso di mancata comunanza di vedute, a prevalere sarebbe il cognome paterno.
La questione di legittimità costituzionale era stata sollevata dalla corte di appello di Genova, derivante dal ricorso di una coppia italo-brasiliana residente nella provincia. I genitori avevano chiesto di poter registrare all’anagrafe il figlio con il doppio cognome, in modo da uniformare il passaporto brasiliano e italiano del bambino. In Brasile, infatti, vige l’usanza di usare il doppio cognome, materno e paterno. La richiesta della coppia, però, era stata respinta a causa della norma implicita per cui al momento di registrare i bambini all’anagrafe, venga imposto il cognome paterno.
Doppio cognome: cosa accadeva prima del via libera della Consulta
Fino a questo momento, c’erano due strade per riuscire a dare il doppio cognome ai propri figli. La prima prevedeva la richiesta al Prefetto, come si fa in casi in cui il proprio cognome risulti offensivo o ridicolo. Purtroppo questa strada è sì percorribile, ma il risultato finale dipende sempre da una scelta discrezionale del prefetto. L’alternativa per le coppie non sposate, invece, è il riconoscimento materno in un primo momento, e poi solo in seguito quello paterno, per consentire al bambino di avere entrambi i cognomi.
Non è la prima volta che la Consulta si esprime su un caso simile: nel 2006, in un caso in cui si chiedeva la sostituzione del cognome paterno con quello materno, pur reputando arcaico questo retaggio della cultura patriarcale, i giudici si erano espressi negativamente. Toccava infatti ai legislatori trovare una soluzione. Il passaggio del cognome paterno infatti, non è mai stato normato per legge, si è sempre tratto solo di una consuetudine.
Gli scenari. Da sentenza a legge: quando e come?
Fino al deposito della sentenza da parte del giudice relatore, Giuliano Amato, non sono palesi le motivazioni che hanno portato la corte a questa decisione. Probabilmente, però, la spinta che ha portato la consulta a una risposta diversa dopo 10 anni, è stata la presenza di una legge che scioglie la questione e sancisce la possibilità di dare ai figli il doppio cognome. Approvata alla Camera nel 2014, da due anni è ferma al Senato. La sentenza della consulta potrebbe essere la spinta necessaria, anche perché nel frattempo non sono mancati i rimproveri dall’Unione Europea a riguardo. La legge, a differenza della sentenza, abolisce qualunque superiorità del cognome paterno su quello materno. In caso di differenza di opinioni tra i genitori, infatti, prevarrebbe l’ordine alfabetico.
Fino al passaggio della legge, però, è la magistratura, la Corte costituzionale che si interessa ai problemi che impattano sulla quotidianità e sulla vita delle persone. Sono vari gli argomenti su cui la Consulta ha aperto strada a un cambiamento legislativo che rispecchi quello della società attuale, come la fecondazione assistita o il riconoscimento dei figli di coppie gay.
(di Francesca Parlati)