Twitter: l’ultimo cinguettio?

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Twitter è a un punto di svolta e sono in molti quelli che già ne recitano il “de profundis”, ma il social dell’uccellino non molla e continua a essere amatissimo dai suoi trecento milioni di utenti

Ormai è diventata una vera e propria telenovela quella di Twitter, ma potrebbe anche trasformarsi in un vero e proprio dramma. Il social nato nel 2006 da un’idea di Jack Dorsey sembra essere giunto a un bivio dal quale non è possibile tornare indietro. Amatissimo da star vere o presunte, dai politici e dai guru dei campi più disparati, Twitter è il social che più di ogni altro ha saputo costruirsi un’aura di utilità che va un po’ al di là della foto osé o delle polemicucce estive, che tanto piacciono alle riviste patinate. Eppure, nonostante sia tanto amata, la piattaforma non naviga affatto in buone acque, e anzi sono in molti a credere che presto affonderà definitivamente.

Qual è il problema?

La questione è semplice: la company di San Francisco non riesce a monetizzare il traffico di trecento milioni di utenti unici, che ogni mese animano la piattaforma a suon di tweet, retweet e like. La conseguenza più immediata è che il social non riesce più a crescere dal punto di vista economico e sembra inevitabile che questa situazione peggiori nel corso dei prossimi mesi. La soluzione più facile per Dorsey e compagni sarebbe stata quella di vendere tutta la baracca a qualcuno più grande di loro, qualcuno che avesse una qualche idea geniale per rilanciare la piattaforma in grande stile. Inizialmente i compratori non mancavano. Addirittura si vociferava che sua maestà Google avrebbe potuto raccogliere da terra l’uccellino infreddolito, per farlo crescere forte come un falco, in grado di far concorrenza alla corazzata Zuckerberg e al fenomeno Snapchat. Per Google sarebbe stata forse l’ultima chance per mettere in piedi un social network degno di questo nome, lasciandosi alle spalle il flop Google+.

Però si sa, il mercato è volubile e nel giro di poche settimane, Twitter è passato dall’essere un uccellino che molti avrebbero voluto ingabbiare, a un vecchio piccione zoppo evitato da tutti. Nel breve volgere di un tweet, tutti i compratori sono scomparsi e fra i trending topic hanno iniziato a fare capolino hashtag del tipo #quandotwitterchiudera. Attualmente la situazione è assolutamente paradossale: il social continua ad aver una quantità impressionate di user, che lo utilizzano in modo costante e assiduo, ma rischia da un giorno all’altro il tracollo. Un dato eclatante è rappresentato da ciò che è accaduto nel corso del giorno delle elezioni americane. Le statistiche rese note dalla piattaforma dicono che sono stati oltre 75 milioni i tweet fatti a commento dell’evento, caratterizzati dall’hashtag #Election2016. In alcuni momenti, gli user hanno twittato con una media di ventisettemila cinguettii al minuto, numeri che farebbero tremare i polsi anche ai sondaggisti più navigati. Ciononostante la piattaforma non riesce a uscire dalla nerissima crisi che la attanaglia.

E in effetti, i segnali relativi alla cattiva salute che affligge la company californiana non sono pochi e nemmeno troppo celati. Negli ultimi mesi, sono state pochissime le innovazioni apportate alla piattaforma. L’unica rivoluzione degna di questo nome è stata quella che ha tolto dal conteggio dei 140 caratteri le foto e le immagini. Per il resto solo ed esclusivamente brutte notizie. Le ultime due in ordine di tempo hanno riguardato la fine di Vine, la piattaforma che permette di realizzare e condividere micro-video, e la chiusura degli uffici italiani di Twitter. Per fortuna, in questo gioco al ribasso fatto di tagli e tentativi di eutanasia, potrebbe esserci spazio anche per un piccolo lieto fine, sebbene con qualche colpo di scena un po’ sui generis. Almeno Vine potrebbe essere salvata, ma non da un benefattore in calzamaglia armato di arco e frecce, bensì dal più ricco e concreto sito Porn Hub. Certo la cosa non è proprio romantica, ma del resto a caval donato non si guarda in bocca.

Che fine farà Twitter?

Difficile dirlo. Al momento l’uccellino continua a volare nonostante la tempesta, ma non è possibile fare grandi previsioni circa la sua autonomia di volo. Purtroppo, sfumate tutte le ipotesi di acquisto da parte di altri colossi, pare prospettarsi la possibilità che la creatura di Jack Dorsey sia costretta a risalire la china in solitaria. Inutile dire che sarà dura, anzi durissima e ogni sforzo potrebbe rivelarsi vano o assolutamente fuori dalla portata della compagnia. Eppure per molti sembra difficile anche solo immaginare una vita senza tweet, senza quell’ansia di restare entro quei fatidici 140 caratteri, che dal 2006 a oggi hanno veramente segnato la storia, più di quanto abbiano fatto tutti gli altri social messi insieme. Basti pensare al selfie postato da Ellen Degeneres la notte degli Oscar 2014 o al post di Obama nel giorno della rielezione quattro anni fa. E poi pensandoci bene, se Twitter dovesse smettere di esistere non avremmo più i trending topic, non avremmo più gli hashtag, con il risultato che il povero cancelletto tornerebbe a essere un tasto inutile sulla tastiera dei nostri smartphone.

(di Christopher Rovetti)

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