Consiglio di Stato: a Viareggio elezioni regolari
Su Viareggio il Consiglio di Stato dà ragione al centrosinistra, le elezioni del 2015 sono da considerarsi valide e il sindaco Del Ghingaro torna a governare la città del carnevale
Nel tempo dell’incertezza, quando tutto sembra destinato a non trovare soluzione, ci sono storie per le quali viene scritta la parola fine, sebbene dopo molto tempo. È questo il caso di Viareggio, cittadina toscana, ex “Perla del Tirreno”, in passato meta delle vacanze della classe media italiana. Dopo la decisione del luglio scorso, con cui il TAR della Toscana aveva disposto nuove elezioni lasciando la città nel caos e nelle mani del commissario prefettizio, una sentenza del Consiglio di Stato ha stabilito che Giorgio Del Ghingaro ha pieno diritto di governare la città di Viareggio.
Ma cosa era successo? Dopo due commissariamenti avvenuti in seguito alle dimissioni delle giunte comunali che si erano succedute fra il 2012 e il 2015, nel giugno dell’anno scorso era stato eletto sindaco Giorgio Del Ghingaro, appoggiato da una coalizione di liste civiche dell’area di centrosinistra. Tuttavia, dopo le elezioni, era scoppiata una feroce polemica in merito alla scomparsa di 675 schede già vidimate. Il sospetto era che durante le operazioni di voto ci fosse stato un gioco di “schede ballerine”, ovvero che fossero state introdotte in uno dei seggi delle schede già compilate e che gli elettori avessero portato via le schede bianche consegnate loro all’ingresso.
Tanto era bastato a Massimiliano Baldini, candidato del centrodestra uscito sconfitto dalle elezioni viareggine, per fare ricorso al TAR della Toscana, il quale dopo appena un anno aveva messo fine alla giunta Del Ghingaro annullando il voto elettorale. Così, dal luglio del 2016, a Viareggio era tornato il commissario della prefettura, che fino alla settimana scorsa ha dovuto mandare avanti la baracca, tirando a campare sotto il fuoco incrociato dei fedelissimo dell’ex sindaco e delle opposizioni assetate di vendetta. Finalmente, dopo mesi di attesa, il Consiglio di Stato si è pronunciato sul ricorso promosso da alcuni esponenti del centrosinistra, sentenziando che la scomparsa delle schede non può inficiare il risultato elettorale uscito dalle urne nel giugno del 2015. Secondo la sentenza, le schede scomparse, tutte della sezione numero 2, non sarebbero state introdotte in alcun altro seggio, visto che nessuno ha segnalato anomalie di questo tipo.
Tutto è bene quello che finisce bene dunque? Ovviamente no. Le opposizioni non hanno tardato a gridare allo scandalo, definendo la sentenza di Palazzo Spada una vera e propria vergogna. Di questo avviso è soprattutto il leader leghista, Matteo Salvini, uno dei principali sostenitori della candidatura di Massimiliano Baldini, che molto si era speso per far sì che venisse annullato il voto del 2015. Nonostante le polemiche, la decisione del Consiglio di Stato dovrebbe scrivere la parola fine a questa bruttissima pagina politica, che probabilmente è andata a intaccare ulteriormente la fiducia di molti elettori viareggini nei confronti della classe politica locale. Chi ovviamente gioisce del risultato è Giorgio Del Ghingaro, che maliziosamente ha pubblicato sulla sua pagina Facebook un “Dove eravamo rimasti?” che sa molto di rivincita. Anche il Presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, si è detto pronto a collaborare con il sindaco per rimettere in carreggiata la città del carnevale.
E in effetti è proprio di questo che Viareggio avrebbe bisogno. L’enorme debito cittadino, si parla di oltre 50 milioni di euro, il degrado in cui versano alcune aree della città e la deriva a cui sono state lasciate molte manifestazioni locali, prima fra tutte il Carnevale, necessitano ora di trovare risposte rapide, concrete e serie. Se questo non dovesse accadere, a risentirne di più sarebbe come sempre la cittadinanza, ma anche una città intera, la città di Viareggio, che da Perla del Tirreno, gioiello liberty, patria dell’arte della cartapesta e della cantieristica di lusso, sta diventando ogni giorno di più l’ombra di se stessa, un ricordo ormai sbiadito dei bei tempi andati.
(di Christopher Rovetti)