Un anno senza Giulio Regeni. La verità è ancora lontana
Ancora nessuna verità certa sulla morte del ricercatore Giulio Regeni
Il 25 gennaio 2017 sarà passato un anno dalla scomparsa di Giulio Regeni. A Roma si terrà una manifestazione organizzata da Amnesty International, corredata dall’hastag #veritàpergiulio. In un anno, infatti, non sono ancora del tutto chiare le circostanze della scomparsa e dell’omicidio del giovane ricercatore italiano.
Sparito a Il Cairo quasi un anno fa, il corpo di Giulio venne ritrovato in un fosso ai lati della strada che collega Il Cario e Alessandria. Da allora si è messe in moto la macchina per la ricerca di una verità che si può intuire, immaginare, ma per la quale non ci sono ancora fatti accertati e colpevoli certi.
Dal primo momento è risultata chiara una cosa: nonostante tutte le sue promesse di collaborazione, il governo egiziano ha cercato di depistare, minimizzare e nascondere. Dalle prime dichiarazioni che cercavano di far passare l’omicidio prima per un regolamento di conti per questioni di droga, poi a un delitto legato auna presunta relazione omosessuale, fino alla finta sparatoria con i presunti colpevoli di un rapimento. In realtà i segni rilevati sul corpo del ricercatore da parte dei medici legali italiani, parlavano chiaro: botte e torture, ripetute per tutto il tempo della scomparsa, fino al colpo finale, stimato circa dieci ore prima del ritrovamento del cadavere.
Tutto il mondo si è espresso in qualche modo sulla mancanza di verità della morte di Giulio, anche e soprattutto perché non è la prima volta che giovani scompaiono in Egitto. La vicinanza del giovane agli ambienti sindacali, argomento principale del suo dottorato di ricerca, lo rendeva un bersaglio perfetto per il repressivo governo egiziano. La conferma è arrivata questo 23 dicembre, quando il rappresentante del sindacato degli ambulanti Mohamed Abdallah ha dichiarato all’Huffington Post Arabo di essere stato lui a denunciare Giulio. “”Noi stiamo dalla loro parte, Giulio faceva troppe domande sulla sicurezza nazionale. Lo avranno ucciso le persone che lo hanno mandato qua, dopo che io l’ho fatto scoprire. Sono orgoglioso di averlo fatto e ogni buon egiziano, al mio posto, avrebbe fatto lo stesso”, ha dichiarato. Sono stai anche individuati gli agenti che hanno seguito il ricercatore nei tre giorni precedenti alla sua scomparsa. Il governo egiziano ha però dichiarato che avrebbero smesso di seguirlo proprio il giorno della scomparsa.
Nel frattempo i rapporti diplomatici tra il governo italiano e quello egiziano sono gelidi. Le richieste di chiarezza inascoltate, nonostante anche le pressioni internazionali, hanno deteriorati le relazioni tra i due Paesi. Il 29 dicembre, però, nel corso del discorso di fine anno, il premier Gentiloni ha dichiarato: “c’è una strada che il governo ha cercato di seguire, quella della fermezza e della richiesta di cooperazione. Ultimamente ho visto segnali di collaborazione molto utili dall’Egitto che spero si sviluppino, il governo lavorerà in questo senso”.
Non si sa quanto questi segnali di collaborazione siano effettivi o siano solo un tentativo di arginare i danni. Una cosa è certa: il dolore e la fermezza della madre di Giulio, che da un anno chiede risposte e si impegna attivamente, con appelli, manifestazioni e piena collaborazione per scoprire la verità.
(di Francesca Parlati)