Amarcord: l’apparizione del Matera in serie B
Un soffio, un’esperienza breve ma così ricca di emozioni che ancora oggi negli angoli della città se ne sente il profumo, se ne conserva il ricordo. Matera e la serie B, un anno di conoscenza, 365 giorni di passione ed un arrivederci che si è rivelato un addio in una storia di calcio come tante; non abbastanza, però, perchè quella pagina di storia si ingiallisca sbiadendo piano piano.
Lucca, 9 giugno 1979: è l’ultima giornata del campionato di serie C1, girone B, si gioca Lucchese-Matera, una gara inutile per i toscani, già aritmeticamente retrocessi in C2, storica, epica per i lucani che con una vittoria potrebbero festeggiare la loro prima promozione in serie B, al termine di una stagione irripetibile, una squadra costruita alla bene e meglio, aggiustata e rattoppata qua e là ma in grado di imporsi in un campionato duro e contro avversari meglio attrezzati. La storia del Matera nasce più o meno due anni prima quando il presidente Franco Salerno (a cui oggi è intitolato lo stadio cittadino) sceglie come allenatore Francesco Di Benedetto che fino ad allora aveva fatto il secondo, il vice; è un tecnico che parla in maniera semplice nello spogliatoio e soprattutto fa parlare il campo, i fatti, i risultati. Il Matera è prima ammesso alla nuova serie C1 dopo la riforma dei campionati che trasforma la C unica in due categorie, quindi arriva a giocarsi a sorpresa la promozione in B, nonostante un organico allestito senza grandi risorse economiche e senza nomi di grido. La forza dei lucani è il gruppo, l’organizzazione e la fame: la formazione che gioca in completo bianco con banda trasversale blu si installa in fretta nelle parti alte della classifica e tallona il Pisa, capolista del campionato dall’inizio dalla fine, ma soprattutto riesce a tenere a bada il Catania che è, almeno sulla carta, la favorita numero uno per il successo finale. Alla terz’ultima giornata, però, i siciliani vincono in casa 1-0 lo scontro diretto e per il Matera sembra la fine del sogno impossibile, della conquista di una promozione storica, di un traguardo forse troppo grande per una realtà fondamentalmente piccola.
E invece il Catania si scioglie: nel penultimo turno perde 2-1 a Pisa (strani scherzi fa il calendario portando a due scontri diretti fra le prime tre nelle ultime tre giornate) e poi si trova a giocare allo stadio Cibali contro il Chieti a cui occorre un punto per salvarsi. E’ il 9 giugno, fa caldo, nelle gambe e nella testa dei calciatori ci sono le fatiche di un’annata lunga e snervante, la lucidità è messa a dura prova. Il Catania ha il peso del blasone e di una promozione inseguita già da due anni e sempre fallita e che sta sfuggendo anche stavolta, il Matera ha la leggerezza di chi non ha nulla da perdere, ma anche la sensazione da ora o mai più: o ce la fa in questa occasione o sarà difficile che ne ricapiti una simile, almeno a breve. Ad avere la meglio è la tranquillità degli uomini di Di Benedetto che a Lucca passeggiano e vincono 4-0 davanti a migliaia di materani che si incollano alle radioline per capire cosa stia accadendo a Catania, attendendo la fine della partita in Sicilia; a Catania accade che Catania e Chieti sono sull’1-1, i rossoazzurri premono, gli abruzzesi difendono con le unghie il preziosissimo pareggio. Lo stadio Cibali è muto, così come silenzioso è il Porta Elisa di Lucca, si attende, si spera, si prega, ci si sente male per il caldo e per l’ansia del risultato; poi i rispettivi triplici fischi: il Catania chiude a 2 punti dalla promozione, il Matera festeggia una clamorosa e storica promozione in serie B. A fine partita il più emozionato sembra proprio il patron Salerno che afferra il primo microfono che gli mettono sotto il naso e dice: “Questa è una favola, abbiamo centrato la serie B con una squadra fatta di prestiti e di calciatori considerati finiti e comprati per due lire”. E’ il miracolo del tecnico Di Benedetto, è il successo del gruppo, il trionfo del lavoro, la storia del piccolo che batte il grande. Ora però c’è la serie B da affrontare, una categoria dura in cui non basta l’entusiasmo, c’è bisogno sì di lavoro ma anche di calciatori bravi.
Nell’estate del 1979 Matera è una città totalmente imbandierata, vestita a festa come se fosse Natale, forse l’estate in cui tutti in città vorrebbero riporre ciabatte, creme solari ed occhiali da sole e far arrivare l’autunno per godersi l’inizio del campionato e la squadra del cuore finalmente in serie B. Nello stesso momento, però, dirigenza ed allenatore sono al lavoro per rinforzare l’organico che ha vinto la C1 ma che non sembra all’altezza del torneo cadetto; ma i soldi sono pochi, a Matera arriva Italo Florio, ex centravanti del Barletta che conta 5 apparizioni in serie A con la Fiorentina qualche anno prima. A lui il compito di guidare l’attacco lucano, supportato dall’ala Aprile, calciatore dotato di buon talento, mentre a centrocampo è tornato Aldo Raimondi, già in Basilicata nel 1975 e finito poi a Como, Reggio Calabria e Catania. L’eordio del Matera in serie B è datato 16 settembre 1979 allo stadio Ferraris contro il Genoa: c’è curiosità attorno alla partita, i genovesi vogliono tornare in A, i lucani sono al debutto assoluto in B e nell’ambiente c’è voglia di scoprire questa compagine nuova, capire che ruolo potrà recitare in un campionato sconosciuto. Come spesso accade ad inizio stagione, Genoa-Matera si trasforma nella grande sorpresa di giornata: la gara finisce 1-1, dopo 5 minuti i lucani segnano con Raimondi, al 21′ i liguri pareggiano con Odorizzi. Il Matera festeggia il suo primo punto in serie B e all’esordio, ma soprattutto dà la sensazione di non essere stato promosso in cadetteria per caso, anzi, quell’organizzazione ammirata l’anno precedente in C1 può tornare utile anche stavolta, anche con i grandi della B. Una settimana più tardi, il 23 settembre, lo stadio XXI Settembre è pieno, pienissimo, per festeggiare la prima storica partita del Matera in serie B in casa; un’atmosfera di eccitazione che si percepisce sin dalle prime ore del mattino; la squadra di Di Benedetto gioca contro il Taranto e la gara assume valenza doppia perchè è anche uno scontro diretto in chiave salvezza, seppur in programma solo alla seconda giornata. Il Matera vuole vincere, vuole regalarsi e regalare alla sua gente una vittoria che il pubblico aspetta da sempre; ma la sfida è bloccata, il Taranto difende bene e riparte pure con pericolosità, poi al 67′, quando forse nessuno se lo aspetta più, Aprile si inventa il gol che decide la gara e fa impazzire lo stadio di gioia: finisce 1-0 e la squadra lucana dopo due giornate e al debutto assoluto in serie B è nei piani alti della classifica con 3 punti su 4 conquistati.
Ma gli obiettivi sono altri, lo sa il tecnico Di Benedetto che predica calma, che dice di mettere fieno in cascina per i periodi difficili che prima o poi arriveranno perchè questa squadra ha come unico traguardo quello della permanenza in B. Lo dice con chiarezza, forse con brutalità, ma Di Benedetto ritiene sia giusto mettere le cose in chiaro sin da subito, compattare l’intero ambiente, l’intera città a sostegno della lotta per salvarsi, niente di più e niente di meno. E fa bene perchè dopo l’avvio da sogno, il Matera incappa in quattro sconfitte di seguito (contro Palermo, Vicenza, Monza e Bari) in cui non riesce a segnare neanche un gol. La classifica inizia a farsi deficitaria, la trasferta di Pisa del 28 ottobre, 7.ma giornata, sembra decisiva, proprio la gara fra le due vincitrici del girone B della C1 dell’anno prima. Anche i toscani giocano per restare in serie B, ma appaiono più tranquilli di un Matera a cui il pallone comincia a scottare in mezzo ai piedi; la partita non è un granchè, ma ad inizio ripresa Raimondi la sblocca per i lucani, poi ci pensa la difesa a rintuzzare gli assalti pisani: il Matera vince 1-0 e si rilancia, anzi, ottiene anche tre vittorie nelle successive quattro gare, battendo Parma e Sambenedettese in casa, ma soprattutto andando a vincere 1-0 in casa della Sampdoria grazie ad un calcio di rigore di Raffaele a metà del secondo tempo. Il girone d’andata per il Matera prosegue con alti e bassi, ma con la sensazione che la salvezza non sia irraggiungibile; i biancoblu vincono a Bergamo e in casa contro la Ternana, fermano la Pistoiese sullo 0-0 e contro Como e Brescia perdono solo di misura: tre gare contro le tre squadre che a fine campionato saliranno in serie A.
Nessuno a Matera sa ancora che la benzina della formazione di Di Bendetto è quasi finita e la macchina ormai in riserva. I perchè non si capiscono, forse la mancanza di esperienza unita ad una preparazione atletica incompleta, forse l’incapacità di invertire la rotta in un momento di crisi che si trasforma come una valanga in un’arma distruttiva, o forse semplicemente alla lunga escono i limiti di una rosa non all’altezza della situazione; fatto sta che il Matera parte malissimo nella seconda parte di stagione, perde le prime due partite contro Genoa e Taranto, ma soprattutto non vince per le prime 16, pareggiando qua e là e sprofondando in classifica fino a toccarne il fondo. La piacevole squadra ammirata all’inizio ha lasciato il posto ad un gruppo impaurito, sterile in zona offensiva e disattento in difesa, una compagine che ce la mette tutta ma che paga, probabilmente, la mancanza di conoscenza di un campionato duro ma soprattutto lungo come la serie B che inizia a decifrarsi solo sul finire dell’inverno. Il successo casalingo contro il Verona del 25 maggio 1980, arrivato quattro mesi dopo l’ultimo, è il commiato alla B di un Matera che torna in serie C mestamente, perdendo le ultime due gare e vedendosi scavalcato anche all’ultimo posto dal Parma chiudendo in 20.ma posizione con 26 punti ed il peggior attacco del campionato. Delude l’attaccante Florio, autore di 6 reti appena, troppo poche per assicurare competitività e salvarsi.
La caduta del Matera è verticale: in una sola stagione, infatti, i lucani scendono addirittura in C2 ed in poco più di cinque anni finiscono fra i dilettanti con retrocessioni ed un dissesto finanziario che porterà la città ai margini delle mappe calcistiche d’Italia, a sgambare sui campetti polverosi di periferia, quel ricordo della serie B che iniziava a fare male nel cuore degli appassionati materani. La lenta risalita ed altri problemi economici caratterizzano gli anni novanta e duemila del Matera, tornato agli onori della cronaca nel 2014 con i playoff per la serie B persi ai calci di rigore contro il Como ed una nuova società solida e con un grande obiettivo in mente: riportare la squadra e la città in serie B a quasi quarant’anni da quell’unica, epica esperienza, perchè ancora oggi a Matera chi inizia ad avere pochi e grigi capelli in testa non può non emozionarsi al ricordo di una stagione che, risultati deludenti o meno, resta la più gloriosa nella storia del Matera Calcio. In Basilicata, insomma, c’è voglia di riaprire il libro, togliere la polvere ed aggiungere un nuovo appassionante capitolo.
di Marco Milan
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