Amarcord: gli anni d’oro del Ravenna in serie B
Sfogliando il libro dei ricordi, a Ravenna i tifosi di calcio si soffermano sui capitoli relativi agli anni novanta, quelli gloriosi per la formazione romagnola, quelli in cui la squadra giallorossa era protagonista in serie B senza più essere solo una sorpresa, quelli in cui si sognava addirittura la serie A. Nessuno se lo aspettava all’inizio, tutti ne hanno nostalgia oggi ripercorrendo un’ascesa rapida, solida e vincente, anni di vittorie, progetti ed ambizioni, ricordi vecchi nel tempo ma per nulla sbiaditi.
Il Ravenna Calcio conquista per la prima volta la promozione in serie B al termine della stagione 1992-93 ed è una sorpresa per tutti: la compagine guidata dal giovane allenatore Francesco Guidolin, infatti, partecipa quell’anno alla C1 da neopromossa e al primo colpo indovina tutte le mosse, mette in fila formazioni ben più blasonate come Vicenza, Empoli e Como, e festeggia l’incredibile ed inaspettata promozione domenica 10 maggio 1993 al termine della gara col Vicenza pareggiata 1-1. Il piccolo stadio Benelli è stracolmo, pieno di vessilli giallorossi, la gente non riesce a credere che quella piccola squadra, ignorata dall’Italia del calcio fino ad allora, in due anni sia passata dalla serie C2 alla B; è incredulo perfino il presidente Daniele Corvetta, artefice di quest’impresa, che al fischio finale di Ravenna-Vicenza afferma commosso: “Pensavamo di poter fare un bel campionato, ma non così, è incredibile”. Ha ragione il presidente, ma incredibile non significa immeritato e non significa casuale: Guidolin ha organizzato un gruppo compatto, tatticamente intelligente, ma nell’estate del 1993 lascia Ravenna poichè chiamato in serie A dall’Atalanta; il presidente Corvetta non può frenare l’ascesa del suo tecnico e per l’esordio in B chiama in panchina Claudio Onofri. La prima stagione fra i cadetti è interlocutoria per i giallorossi che si dimostrano combattivi ma inesperti: in attacco c’è un giovanissimo Christian Vieri che segnerà 12 reti mettendosi in mostra come una delle migliori promesse del calcio italiano, ma non abbastanza per aiutare la squadra a salvarsi. Il debutto assoluto del Ravenna in serie B è datato 29 agosto 1993 con la sconfitta rimediata ad Ascoli per 1-0, mentre per la prima vittoria i romagnoli dovranno attendere la terza giornata e l’1-0 in casa del Palermo. Ma le cose non girano e dopo il ko casalingo contro l’Ancona nel sesto turno, la società esonera Onofri e chiama il più esperto Pierluigi Frosio. Ma non serve neanche il cambio di guida tecnica perchè il Ravenna continua il suo campionato volenteroso ma dai risultati scadenti e retrocede con 31 punti e il 18.mo posto in classifica. Pochi rimpianti, ma tanta amarezza in una città convinta che l’esperienza in serie B sia stata emozionante ma irripetibile; i tifosi romagnoli non sanno invece che l’epopea del grande Ravenna non è ancora nata.
Dopo un anno interlocutorio in C1 con la semifinale playoff persa contro la Pistoiese, infatti, il Ravenna torna in serie B al termine del campionato 1995-96 grazie alla guida di Giorgio Rumignani ed ai 21 centri di Stefan Schwoch, centravanti infallibile sotto porta, perno anche del nuovo Ravenna che affronta con più esperienza la serie B 1996-97. Stavolta anche la dirigenza è maggiormente accorta: l’obiettivo è una salvezza tranquilla, viene rinforzato l’organico a disposizione del nuovo tecnico Walter Novellino che è giovane ma già molto bravo, ha guidato una minuscola formazione come il Gualdo a sfiorare la serie B, quindi ha allenato il Perugia fra i cadetti. Novellino è allenatore pragmatico ed intelligente, capisce subito che quella squadra ha discrete potenzialità: in difesa c’è Giuseppe Pregnolato che sarà capitano ravennate per molti anni, l’attacco è fra i migliori del torneo con Schwoch centravanti e Lamberto Zauli (tecnica sopraffina e visione di gioco illuminante) suggeritore. L’inizio di campionato è scintillante per il Ravenna che vince all’esordio contro il Venezia (2-1) ma soprattutto vince tre delle prime sei partite; certo, qualche peccato di inesperienza si nota ancora ed alcune sconfitte sono quasi inconcepibili, lo stesso Novellino se ne rammarica, come quella casalinga contro il Bari dopo il vantaggio iniziale dei giallorossi e la rimonta pugliese grazie a due disattenzioni della squadra di casa. Pazienza, Novellino è convinto che con più intelligenza la sua squadra possa mettersi in mostra in serie B e puntare anche a qualcosa in più di una semplice salvezza. La compagine giallorossa acquisisce maturità e sicurezza, vince partite dal pronostico scontato a sfavore, come quella al Benelli contro il Brescia futuro vincitore del campionato, o come quella di Empoli, 4-1 in casa di un’altra formazione che a giugno festeggerà la promozione in A, o come quella di Bari (2-0) dopo cui i giornali attribuiscono alla squadra di Novellino la nomea di ammazzagrandi: Brescia, Lecce, Empoli e Bari promosse a fine campionato in serie A e tutte e quattro bloccate o battute dal Ravenna nel girone di ritorno. Una stagione esaltante per i romagnoli, chiusa all’ottavo posto, molto più della salvezza senza patemi chiesta dalla società in estate, molto più di quanto i tifosi si aspettavano; Schwoch chiude con 8 reti all’attivo la sua prima annata in serie B e si guadagna l’ingaggio del Venezia di Zamparini che grazie ai suoi gol centrerà l’anno successivo la promozione in A. Orfano del suo bomber principe, orfano anche di Zauli, volato a Vicenza in serie A, ed orfano del suo tecnico Novellino, chiamato anche lui dal Venezia, il Ravenna 1997-98 è costretto a ripartire da zero e in molti temono si tratti dell’inizio della fine e di un mesto ritorno in serie C.
Il nuovo campionato, il terzo in assoluto in serie B e il secondo consecutivo, è certamente in salita per il nuovo Ravenna affidato a Mauro Sandreani che negli anni precedenti ha portato il Padova in serie A. La stagione è inizialmente complicata per i giallorossi che nelle prime dieci giornate vincono solo tre volte e danno la sensazione di una squadra non proprio solidissima; manca un bomber, perchè Schwoch non c’è più ed i vari Vecchiola, Biliotti e Bertarelli non garantiscono reti a sufficienza, così come Enrico Buonocore, fantasista dal piede sinistro vellutato che sarà il capocannoniere della squadra con 9 reti pur non essendo una punta pura. Nel mercato di riparazione va via pure Cosimo Francioso che era il vero centravanti dei giallorossi e che passa al Monza lasciando il Ravenna senza attaccante di peso; l’andamento del Ravenna è alterno, nel mese di febbraio i romagnoli su 4 partite ne vincono 2 (contro la Lucchese e ad Ancona) e ne perdono altrettante (a Perugia ed in casa con la Reggiana), quindi il 1 marzo cadono in casa 3-1 contro il quasi retrocesso Castel di Sangro, una sconfitta che determina l’esonero di Sandreani, sostituito da Sergio Santarini, una soluzione poco gradita alla tifoseria dal momento che l’ex calciatore della Roma ha poca esperienza in panchina pur avendo affiancato Sven Goran Eriksson sia a Firenze che alla Sampdoria. L’esordio di Santarini, poi, è pessimo con la sconfitta per 2-0 in casa del Chievo a cui però fa seguito il 2-0 inflitto al Treviso che fa rialzare la testa ad un Ravenna che riesce a salvarsi nel finale di campionato grazie ai due successi consecutivi contro Pescara e Monza ed al pareggio in rimonta a Foggia da 0-2 a 2-2. Seconda salvezza consecutiva, campionato meno esaltante del precedente ma pur sempre positivo perchè Ravenna non è esattamente la città calcisticamente più blasonata d’Italia pur iniziando ad affermarsi come una realtà della serie B, pronta ad affrontare il terzo campionato di fila fra i cadetti, il quarto in totale.
Nell’estate del 1998 il presidente Corvetta prova ad alzare il livello della squadra iniziando a pensare che una semplice salvezza non basti più ad una compagine ormai esperta della categoria. Certo, la promozione in serie A sembra ancora irraggiungibile, ma la parte sinistra della classifica può essere l’obiettivo del campionato 1998-99 per il quale il Ravenna conferma Santarini in panchina ed ha in Francesco Dell’Anno l’uomo di spicco, di talento e di riferimento, in Romagna già da un anno; Dell’Anno è un fantasista romano, nato e cresciuto nella Lazio, esploso nell’Udinese e non confermatosi all’Inter con cui ha giocato poco senza mai offrire continuità. Ormai quasi trentaduenne, il calciatore trova in Ravenna la città giusta per essere il leader di una squadra ambiziosa che annovera fra le sue fila anche Girolamo Bizzarri, attaccante esperto della B, il regista Bergamo, ex Bologna in serie A, e calciatori ottimi per garantire esperienza e qualità in un campionato duro come quello cadetto, dal terzino Dall’Igna (ex Cremonese in serie A) fino al centravanti Andrea Silenzi, ex Napoli e Torino in serie A, reduce da un’esperienza in Inghilterra. Il Ravenna parte benissimo vincendo 4 delle prime 7 giornate e perdendo solamente in casa del forte Torino; la squadra sembra ben assemblata ed inizia ad occupare le prime posizioni del campionato, dando anche l’impressione di potersi inserire in zona promozione. Prima di Natale i giallorossi vincono prima 4-2 a Napoli in quella che ancora oggi viene considerata la vittoria più esaltante della storia ravennate in un tempio del calcio come il San Paolo, quindi 1-0 a Lucca grazie ad una zampata di Bizzarri, ma ad inizio del 1999, complici qualche pareggio di troppo ed un paio di sconfitte inopinate come quella per 4-2 nel derby romagonolo di Cesena o il rocambolesco 2-3 in casa della pericolante Fidelis Andria, gli uomini di Santarini perdono posizioni e si arrendono all’evidenza dell’impossibilità di lottare per la serie A nonostante vengano ancora considerati formazione dura da affrontare. Se ne accorge ad esempio il Verona capolista che il 28 marzo 1999 passa al Benelli 3-2 dopo essere andato sotto e con la seria preoccupazione di uscire sconfitto; Dell’Anno è il leader della squadra, chiuderà la stagione con 11 reti alla pari dell’attaccante Biliotti, entrambi migliori cannonieri ravennati. Le ultime due vittorie contro Cremonese e Treviso permettono al Ravenna di terminare il campionato al decimo posto con 51 punti, gli stessi del Napoli; l’obiettivo stagionale è stato dunque raggiunto dalla compagine romagnola, anzi, sotto sotto c’è pure la sensazione che i giallorossi avrebbero potuto fare di più.
Il Ravenna è ormai una realtà consolidata del campionato di serie B, tanto che nelle griglie di partenza del pre campionato, i romagnoli vengono indicati come una delle possibili sorprese in vista della stagione 1999-2000. In panchina Santarini viene sostituito da Attilio Perotti, in porta arriva l’ex romanista Cervone, in attacco ci sono Grabbi e Murgita, vecchie conoscenze e promesse della serie A, mentre il leader della squadra è sempre Dell’Anno. Il traguardo dichiarato della società non è ancora la serie A, ma è evidente come ormai a Ravenna anche la metà della classifica inizi ad andare stretta: il 1999-2000 sarà il quarto torneo di fila per i giallorossi, esperti e pratici della categoria, può essere l’anno buono per tentare l’impresa, anche se nessuno vuol mettere pressione ad una squadra che finora ha sempre giocato con spensieratezza ottenendo ottimi risultati. Il campionato però parte male e il Ravenna conquista la sua prima vittoria stagionale solo alla quinta giornata (4-0 sul neopromosso Savoia) e fra ottobre e novembre vince solo due volte contro Vicenza e Ternana; il girone d’andata è assai deludente per i romagnoli che non riescono ad inserirsi nelle prime posizioni della classifica, giocano male e vincono pochissimo, lo stesso Dell’Anno sembra appannato rispetto all’anno precedente. Nella seconda parte di stagione qualcosa migliora, arriva qualche successo, ma i giallorossi perdono contro tutte le grandi, dimostrazione che non è proprio l’annata giusta per sognare in grande. L’undicesimo posto finale con 48 punti testimonia che il campionato è stato anche al di sotto del precedente e che quella crescita tanto invocata si è trasformata addirittura in regressione per un Ravenna che inizia a convincersi che al di là di un’onesta serie B non si possa fare. Probabilmente è questo il grande errore dell’ambiente ravennate che comincia a sentirsi deluso da piazzamenti di centro classifica in serie B, sognando ad occhi aperti e non ricordandosi che solo dieci anni prima il torneo cadetto non era presente neanche nei più fulgidi sogni del più ottimista dei tifosi.
La società è nel frattempo cambiata, nessuno sa che i conti del Ravenna iniziano a non tornare e che le casse cominciano a svuotarsi. La stagione 2000-2001 inizia malissimo nonostante il ritorno in panchina di Sergio Santarini, richiamato dopo l’addio con Perotti, passato nel frattempo al Verona in serie A. Nelle prime dieci giornate il Ravenna non vince mai e si inchioda in fondo alla classifica; dopo il ko interno contro il Cagliari (4-2) il tecnico viene esonerato e al suo posto arriva un’altra vecchia conoscenza, Giorgio Rumignani, ma cambia poco: il 5-1 di Siena getta ancora di più nello sconforto l’ambiente romagnolo ed i giallorossi conquistano la prima vittoria in campionato solamente il 23 dicembre alla terz’ultima di andata (1-0 all’Ancona). La classifica piange, le casse della società ancora di più: nel girone di ritorno il Ravenna prova a rialzarsi coi gol di Grabbi, ma la seconda vittoria arriva solamente ad aprile (2-1 al Siena) quando in panchina c’è già Stefano Di Chiara, altro allenatore chiamato a salvare una situazione disperata che collassa inevitabilmente con il penultimo posto in classifica e la retrocessione dopo 5 campionati consecutivi in serie B, 6 totali ed un’ambizione cullata ma mai raggiunta. Ravenna è sgomenta per una retrocessione inattesa, appena 25 punti conquistati ed un tracollo finanziario che si presenta puntuale dopo l’ultima giornata di campionato, una sconfitta a Cosenza, tanto per cambiare. Nel luglio del 2001 il Ravenna Calcio viene dichiarato fallito ed una cordata di imprenditori locali prende le redini della società che riparte dall’Eccellenza.
La ripartenza è dura e complessa, Ravenna è una città ormai abituata a grandi palcoscenici e il ritorno alle categorie regionali è accolto con delusione dall’ambiente romagnolo. L’epopea della serie B è terminata, il sogno della lotta per la serie A un lontano ricordo, anche se la nuova dirigenza riconquista il professionismo già nel 2004 con in campo il vecchio capitano Pregnolato, rimasto a Ravenna nonostante il crollo societario e calciatore della squadra fino al 2003. Al termine della stagione 2006-2007 il Ravenna guidato dall’ex presidente del Napoli Ferlaino torna a sorpresa in serie B grazie al tecnico Dino Pagliari e al termine di un tesissimo testa a testa con l’Avellino che permette ai giallorossi di vincere il girone B della C1. L’ultimo campionato di serie B del Ravenna è il 2007-2008, tribolato e sofferto, quasi casuale e in cui i romagnoli cambiano tecnico a ripetizione con Pagliari e Varrella che si alternano sulla panchina giallorossa senza però riuscire ad evitare una retrocessione concretizzatasi nelle ultime giornate e dopo le sconfitte contro Pisa e Vicenza. Non bastano le 17 reti di Davide Succi, non basta lo stadio Benelli nuovamente pieno: il Ravenna torna in serie C dopo una sola stagione, rapida e dolorosa caduta, diversa dalle stagioni d’oro degli anni novanta, quelli che ancora oggi la città ricorda, quel sogno che non si è avverato ma quelle 5 annate consecutive fra i cadetti che lasceranno per sempre il Ravenna nella storia della serie B e delle provinciali del calcio italiano.
di Marco Milan