Amarcord: “Non vai a Messa? Non ti convoco”. La bizzarra decisione di Boniek allenatore
Da calciatore era soprannominato Bello di Notte perchè alla Juventus giocava meglio le partite di coppa (che si disputavano di sera) rispetto a quelle di campionato (allora tutte al pomeriggio della domenica). Da allenatore, invece, Zbigniew Boniek bello non lo è quasi mai stato, trovando poca fortuna e smettendo il mestiere quasi subito. Alla sua esperienza da tecnico è però legata una vicenda curiosa e particolare, in grado di legare insieme calcio, religione, morale e statuto dei lavoratori, il tutto nel bel mezzo del campionato di serie A.
Smessi i panni di calciatore a soli 32 anni, Zbigniew Boniek, talentuosissimo polacco che lega le sue fortune alle maglie di Juventus e Roma, sceglie di intraprendere la carriera di allenatore: è giovane, ambizioso, ha idee e poca diplomazia, oltre a conoscere il calcio bene e forse meglio di altri. Appena acquisito il patentino di tecnico, Boniek nell’estate del 1990 viene ingaggiato dal Lecce, formazione di serie A che sceglie il polacco, esordiente assoluto in panchina, al posto dell’esperto Carlo Mazzone che in Salento ha appena conquistato due salvezze consecutive nella massima serie. Quello di Boniek è un nome pesante, la sua fama di grande calciatore è ancora altissima, soprattutto in Italia, ma è evidente che la sua inesistente esperienza da allenatore faccia sorgere qualche dubbio sulle sue capacità di guidare verso la terza permanenza in serie A una compagine come il Lecce che per la stagione 1990-91 si è rinforzata con l’arrivo del centrocampista brasiliano Mazinho e quello del sovietico Sergej Alejnikov, trasferitosi in Puglia dopo un’annata in chiaroscuro alla Juventus dove è stato considerato bravo ma troppo lento. In squadra c’è anche quella vecchia volpe di Pietro Paolo Virdis, esperto attaccante di quasi 34 anni (uno soltanto in meno di Boniek), che già da uno gioca a Lecce dopo i fasti del primo Milan berlusconiano e sacchiano. Il campionato dei giallorossi parte discretamente con uno 0-0 all’esordio in casa contro il Napoli campione d’Italia in carica e un successo alla terza giornata contro la Lazio, prima vittoria della carriera di Boniek da allenatore; ma il torneo del Lecce è destinato ad essere di sofferenza e la lotta per evitare la serie B è serratissima, i risultati della compagine pugliese iniziano ad essere alterni, nonostante il gioco proposto dal debuttante tecnico polacco sia arioso e propositivo.
Alejnikov, pur non essendo il miglior centrocampista del mondo, è un calciatore di sostanza, eclettico e utilizzabile in tutti i ruoli del centrocampo e persino, in casi di emergenza, come difensore centrale; Virdis, dal canto suo, non è sempre titolare, ma quando Boniek lo chiama in causa lui risponde e fa pure gol. Verso la metà della stagione si capisce che Bologna e Cesena sono ormai condannate alla retrocessione e che Lecce, Pisa, Bari e Cagliari si giocheranno la salvezza provando ad evitare gli ultimi due posti che conducono in serie B; i sardi in particolare, dopo un avvio disastroso, hanno ingranato la marcia giusta rientrando in piena corsa per la A, tutto il contrario del Pisa che, viceversa, partito a mille crolla nel girone di ritorno. Il Lecce alterna buoni risultati (strappa lo 0-0 in casa della Juventus, perde solo al 90′ a San Siro col Milan pur trovandosi in 9 contro 11) a sconfitte tremende come il 5-0 con l’Inter a Milano o il 4-0 proprio a Pisa). Il 6 aprile 1991 i giallorossi perdono in casa 3-0 contro il Milan, mentre il Cagliari coglie in rimonta un insperato 2-2 a Genova con la Sampdoria futura campione d’Italia: la domenica successiva, allo stadio Sant’Elia di Cagliari è previsto proprio lo scontro diretto fra sardi e pugliesi e qualora il Cagliari dovesse vincere scavalcherebbe i salentini al quart’ultimo posto della classifica; è insomma per entrambe la partita più importante dell’intera stagione, quella in cui, probabilmente, si decideranno i reciproci destini.
Durante la settimana, però, a Lecce il clima è burrascoso, l’ambiente è poco sereno e Boniek non è più così padrone della situazione, in città inizia a serpeggiare nervosismo e paura perchè quella salvezza che sembrava ancora una volta a portata di mano rischia di scivolare dalle mani dei giallorossi, anche perchè la squadra salentina è in calo fisico e il Cagliari viaggia a mille, meglio anche delle prime della classe. Il mercoledì ecco lo scossone che nessuno si aspetta: Virdis e Alejnikov sono messi fuori rosa da Boniek, così all’improvviso. Il motivo? Non si sono recati a Messa come il resto della squadra, anzi, si sono rifiutati di assistere alla sacra funzione come avrebbe invece voluto (e imposto) l’allenatore. Non ci fosse in ballo la permanenza in serie A, a Lecce riderebbero a crepapelle, invece è una situazione delicata perchè il gruppo rischia di spaccarsi e sciogliersi, sempre che non lo sia già. Le conseguenze sono tutt’altro che tenere, soprattutto da parte di Virdis che, al contrario di Alejnikov che si limita a tacere, si scaglia contro il suo allenatore, soprattutto dopo averne sentito le dichiarazioni post esclusione: “Questa vicenda andrà chiarita – afferma Boniek – sto inviando una relazione alla società e fino a quando non vi sarà un chiarimento, Virdis si allenerà a parte con l’allenatore in seconda Neri. I motivi? Il calciatore continua a presentarsi all’allenamento sempre più svogliato, non ha più stimoli, di uno così non so che farmene e mi dispiace perchè è stato un grande calciatore, ma ormai è sul viale del tramonto, non ne ha più e non accetta le esclusioni; qui comando io e non lui”. Virdis non solo si risente, ma chiama in causa anche l’Associazione Calciatori che esprime massima solidarietà all’ex attaccante del Milan chiedendone il reintegro immediato e la convocazione in vista della trasferta di Cagliari, peraltro ormai alle porte. Inoltre la punta sarda contrattacca con dichiarazioni al veleno verso il proprio allenatore: “Ma quale svogliatezza – urla Virdis – sono stato fatto fuori assieme ad un mio compagno solo perchè mi sono rifiutato di andare a Messa, una decisione personale che ognuno si sente libero di poter prendere in un senso o nell’altro e va comunque rispettata. Sono pagato per fare il calciatore e non in base alla mia fede religiosa e penso che la mia esclusione abbia tutt’altre radici”.
Già, in effetti tutta Italia se la ride di fronte a questa situazione: qualche giornale la butta sull’ironia e sulle coincidenze, tutti e tre i protagonisti della vicenda sono ex calciatori della Juventus e tutti e tre hanno i baffi. In particolar modo, Virdis e Boniek non si sopportano da tempo, c’è livore e risentimento nelle parole dei due, troppo per giustificare il tutto con un semplice rifiuto di partecipare alla Santa Messa. E infatti Virdis rincara la dose: “La salvezza non si conquista organizzando pellegrinaggi o Messe, Boniek ha detto a me e al mio compagno che non abbiamo le palle e che non rispettiamo le regole, ma qui si oltrepassano i limiti. Chissà, forse lui è invidioso di me che a 34 anni gioco ancora in serie A quando lui a 32 aveva già smesso”. La replica di Boniek non si fa attendere: “Adesso passo per il braccio destro del Papa solo perchè siamo entrambi polacchi, ma Virdis nasconde la realtà e non dice che come atleta è ormai finito, gli ho persino provato a cambiare ruolo ma le sue prestazioni sono rimaste scadenti e lui se l’è anche presa con me, si lamenta per qualsiasi decisione e io ripeto: a Lecce l’allenatore sono io e non lui o nessun altro calciatore, le scelte le faccio io e sono io che in caso ne pagherò le conseguenze. I calciatori pensino a lavorare. Punto”. Il punto lo mette il presidente leccese Franco Jurlano che dichiara alla stampa: “Pensiamo a salvarci, pensiamo alla partita di Cagliari. Queste storie mi fanno ridere e neanche mi interessano granchè, anzi, dico che a me Virdis costa più di un miliardo, quindi ognuno si regoli ed agisca per il bene del Lecce”.
Domenica 14 aprile Cagliari-Lecce si gioca in un pomeriggio grigio e ventoso, Alejnikov è regolarmente in campo, maglia numero 7, mentre Virdis (ribelle ed ormai ai ferri corti con Boniek) non va neanche in panchina. Il Cagliari sembra di un altro pianeta, vince la partita 2-0, supera i rivali in classifica e vola verso la salvezza; le polemiche in casa leccese proseguono, la situazione è drammatica, la squadra è in difficoltà, col morale sotto i tacchi ed uno spogliatoio che va per conto suo. La sconfitta casalinga contro il già retrocesso Bologna (1-3) è clamorosa per i pugliesi, che firmano così la loro condanna ad una retrocessione certificata alla penultima giornata con il 3-0 patito a Marassi contro la Sampdoria, proprio nel giorno del primo storico scudetto dei genovesi. Boniek fa mea culpa per la caduta, ma dice anche che la sua squadra, al netto di qualche errore, ha dato il massimo; sulla vicenda con Virdis ed Alejnikov, non si tornerà più e il tecnico polacco in estate passerà al Bari dove rimedierà un’altra retrocessione, quindi, dopo aver condotto l’Avellino dalla serie C1 alla B, ed un’esperienza alla Sambenedettese, allenerà la nazionale polacca per pochi mesi dopo i mondiali del 2002, quindi, dimessosi, farà carriera come politico del calcio, diventando anche presidente della Federcalcio del suo paese.
Della vicenda fra Boniek, Alejnikov e Virdis a Lecce parlano ancora e lo fanno con fastidio perchè nessuno è stato in grado di tenere a freno l’intricata ma banale situazione nel momento più delicato della stagione. In più nessuno se lo aspettava da due personaggi come Virdis e Boniek, esperti e smaliziati quanto basta per capire che la salvezza del Lecce fosse in quel momento più importante dei loro dissapori personali. A Messa, forse, avrebbero fatto meglio ad andarci i tifosi leccesi per chiedere aiuto e miracoli ad un’annata disgraziata, culminata con una retrocessione inopinata, densa di polemiche e pure funestata da una vicenda grottesca e per certi versi ancora indimenticabile.
di Marco Milan