Giorno 2. Diversa da chi
Questa mattina gli occhi si son sbarrati senza gli strilli funesti della sveglia. Avrei voluto fare chiarezza davanti ad una tazza di caffè, organizzare la giornata con criterio ed affrontare la routine con pacatezza e serenità.
Ma il rumore dei clacson e lo schiamazzo del cafone alla guida del camion che trasportava salumi, non mi hanno concesso di mettermi in contatto con il mio io interiore.
Oggi, è stato uno di quei giorni in cui sarei rimasta tranquillamente sotto le coperte a leccarmi le ferite. Qualcuno avrebbe avuto qualcosa da ridire?
Vorrei rivendicare il mio diritto alla fragilità. Vorrei che nessuno storcesse il naso se decidessi di appropriarmi del mio tempo per curare i miei turbamenti, o almeno per provare a capirci qualcosa. E contro chi mi impone di essere sempre sul pezzo, sorridente e spensierata, vorrei rispondergli che sono bella perché complessa e che la complessità è un grande dono: è la corazza contro le brutture e la solitudine emotiva.
Ma che cazzo stai a dì.
Avrebbe esordito così, la mia collega Anna, a prima mattina. Anna ed io lavoriamo in una piccola agenzia viaggi che organizza soltanto visite guidate in conventi ed agriturismi in campagna: i clienti più assidui sono esperti conoscitori di regole strategiche nei tornei di briscola e burraco.
Anna è una ragazza molto semplice. Vive in periferia, ama spazzolarsi costantemente la folta chioma ossigenata e ha una mania incurabile: è innamorata follemente del macellaio di via Botero. E’ davvero una persona squisita, sia chiaro, ma, a volte, è gretta nell’ esprimere emozioni.
Questa mattina le ho voluto confidare un sogno frequente: – “Sai Anna, sono numerose notti che mi capita di dialogare in sogno con me stessa. Ma non sono io, sono un’altra. Cioè sono sempre io, ma da un’altra prospettiva. Capisci cosa intendo dire?”.
Lei, senza alcun tipo di esitazione e con fare serioso, mi ha risposto: – “Cara mia, ti ci vuole una bella scopata. Se vuoi ti presento un tipo troppo forte. Lavora al mercato rionale, fidati che ti farebbe passare questi disturbi della personalità”. Che poi le avrei voluto rispondere: – “Cara, sto vivendo una fase particolare, e il tuo semplicismo becero acuisce ulteriormente il mio senso di inquietudine”. Ma poi guardandola, le ho risposto con un sorriso forzato, mentre continuavo ad inviare le ultime mail della giornata.
Anna, cara Anna, a te che piace tanto seguire l’oroscopo e che conosci a memoria le date di nascita delle star di Cinecittà, ma perché non sono nata con la tua leggerezza? A volte, vergognandomi, ho provato anche un forte senso di invidia quando ti osservavo armeggiare con destrezza, con il macellaio di via Botero. Anna, cara Anna, ma cos’è che ci rende così diverse eppur così fragili nelle nostre esistenze? Quante volte avrei voluto risponderti con un bel: – “Si, oggi vengo con te a farmi massaggiare la testa in quel salone di bellezza in via Tuscolana”, e non l’ho fatto, perché troppo presa a pavoneggiarmi nel mio essere “diversa” – . Diversa da chi, da che cosa.
Ed ora ci ritroviamo entrambe dietro la scrivania di un’umida ed angusta agenzia viaggi a pianificare vacanze ad anziane coppie di pensionati, cercando invano di far finta di essere felici.
Vorrei un giorno, poter trasformare tutta questa malinconia in pura gioia. Vorrei, almeno per una volta nella vita, comprendere che non esistono schemi o prigioni mentali che impongono di dover essere o dover ricoprire necessariamente un “ruolo”. Vorrei imparare a scorrere come le onde, livellando le coste fino all’ultimo granello di sabbia.
Anna, cara Anna, ti sono vicina. Ed è la nostra diversità che ci rende uniche ma perfettamente combaciabili.
Buonanotte
Clementine