Cecenia: persecuzioni gay e spettacolarizzazione dell’orrore

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Le persecuzioni contro i gay in Cecenia fanno inorridire l’Occidente che si schiera compatto, o quasi, contro le autorità locali. Tuttavia le notizie dalla repubblica caucasica sono frammentate e confuse, rischiando di trasformare il tutto in una spettacolarizzazione che non aiuterà a fermare la carneficina

In principio era stata un’azione isolata, condotta dalle autorità cecene per dare un segnale forte contro la volontà di organizzare un gay pride anche nella remota regione del Caucaso. Col passare dei giorni, con il susseguirsi dei commenti e con il rimaneggiamento della notizia, sono “apparsi” diversi campi di concentramento per omosessuali ispirati a quelli messi in piedi da Hitler durante il terzo Reich. Senza nulla togliere a questa visione delle cose, che all’orrore aggiunge altro orrore rievocando antichi mostri che forse non è opportuno scomodare, c’è da dire che quello che sta accadendo in Cecenia è tutt’altro che chiaro.

Il fatto è che le notizie confermate provenienti da quell’area di mondo sono di norma una rarità e ancor più in questo caso, ciò che sappiamo è poco e molto confuso. Quello che pare certo è che tutto è nato da due articoli pubblicati dalla rivista Novaja Gazeta, un periodico molto conosciuto, che vanta un certo credito dal punto di vista dell’attendibilità delle notizie e delle fonti. Secondo la pubblicazione russa, alcune decine di uomini ceceni, probabilmente un centinaio, sarebbero stati adescati attraverso un’app per incontri e successivamente rinchiusi in un carcere nei pressi della città di Argun.

In seguito, sarebbero stati uccisi almeno tre dei prigionieri, mentre gli altri sarebbero stati torturati, umiliati e sottoposti a trattamenti degradanti. In alcuni recenti articoli si parla addirittura di cinquanta morti. Alcuni dei prigionieri sarebbero stati rimandati a casa, con la speranza o forse con la certezza che le loro famiglie avrebbero dato seguito alle punizioni. Le prime incarcerazioni sarebbero avvenute nel dicembre del 2016 per riprendere con maggior vigore alla fine di gennaio e poi esplodere a marzo di quest’anno. Nel gran bailamme di indiscrezioni, sembra essere confermato il profondo disappunto del governo russo, che ha visto una questione prettamente “locale” trasformarsi in un caso internazionale di proporzioni colossali.

Certo molto hanno fatto i blog, i giornali di dubbia fama e alcune fonti che non sono normalmente sinonimo di attendibilità, ma ciò non toglie che il sensazionalismo e la spettacolarizzazione dell’orrore ceceno sia servito a smuovere più di uno scettico. È già perché che lo si voglia definire purga o carneficina, che si usino locuzioni del tipo “apertura di campi di concentramento di ispirazione nazista”, sempre di orrore si tratta. La persecuzione che si sta consumando nel Caucaso a danno degli omosessuali non è meno grave solo perché non è mossa da un “ideale” sterminio di massa. La tragedia è tale in quanto vengono punite delle persone per il loro orientamento sessuale. Questo è quello che dovrebbe bastare per far inorridire tutti, nessuno escluso, qualsiasi sia l’orientamento politico, religioso o sessuale.

Nel mare magnum dei commenti, delle smentite e delle illazioni in merito a tutta la vicenda, le dichiarazioni rilasciate dalle autorità cecene, in particolare quelle del portavoce del governo, Alvy Karimov, fanno rabbrividire. Nel rigettare completamente le accuse mosse contro l’esecutivo, Karimov ha affermato l’impossibilità da parte della polizia di reprimere qualcosa che in Cecenia non esiste. Che poi è un po’ come dire che gli omosessuali sono una finzione cinematografica o persone che scelgono di avere un orientamento diverso da quello della maggioranza della popolazione. Sebbene con modi più garbati e gentili queste sono tre sfumature di una stessa interpretazione. Le dichiarazioni di Karimov potrebbero essere smentite dal presidente ceceno, Ramzan Kadyrov, che in un’intervista avrebbe affermato di voler eliminare tutti i gay ceceni durante il Ramadan. Ma non si era detto che in Cecenia gli omossessuali non esistono?

In Europa, vista anche la vicinanza con il Caucaso, le associazioni gay e quelle impegnate nella tutela dei diritti umani si sono mobilitate per sensibilizzare la popolazione su ciò che sta accadendo e per chiedere un duro intervento da parte dell’Unione. Nel nostro Paese, larga parte delle forze politiche dell’area riformista ha chiesto l’intervento del Ministro degli Esteri Alfano e dell’Alto Rappresentante Europeo Federica Mogherini. A Roma, nella giornata di sabato 22 aprile, si è svolta la manifestazione “Noi esistiamo”, che ha visto le associazioni LGBTI manifestare contro il governo ceceno e contro il clima di silenzio, misto a spettacolarizzazione e sensazionalismo, che sta caratterizzando tutta la vicenda. La speranza è che tutto il disgusto provato da molti in merito a quanto si sta verificando ad Argun, e forse in altre carceri ceceni, si trasformi in un’arma di pressione politica per porre fine a questo nuovo indicibile orrore.

(di Christopher Rovetti)

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