Amarcord: una donna fra gli uomini, la breve avventura di Carolina Morace alla Viterbese
Considerato da sempre uno sport per uomini, il calcio ha spesso e volentieri guardato con curiosità ed un pizzico di prevenzione e pregiudizio le donne che si affacciavano in un mondo chiuso, quasi sempre ghetto della mascolinità. Per fortuna il tempo e l’evoluzione della cultura hanno aperto a tutti, senza distinzione di sesso, il lavoro nel calcio, anche se presidenti, dirigenti ed allenatori donna sono ancora un tabù nel pallone maschile, seppur con qualche eccezione, la più celebre delle quali ha un nome e un cognome preciso: Carolina Morace.
Carolina Morace ha speso la sua vita e il suo lavoro giocando a calcio a grandi livelli. Nata a Venezia il 5 febbraio 1964 e di ruolo attaccante, la Morace ha giocato dal 1978 al 1998 realizzando più di 400 gol in carriera, vincendo per 12 volte la classifica dei marcatori della serie A femminile e diventando primatista delle reti con la maglia della nazionale italiana (105 in 153 apparizioni con la maglia azzurra). Appese la scarpette al chiodo nel 1998, Carolina Morace intraprende la carriera di commentatrice televisiva, diventando apprezzata voce tecnica per Telemontecarlo ai mondiali di Francia del 1998 stesso e nel frattempo acquisendo il patentino da tecnico e iniziando poi a guidare in panchina la Lazio femminile, formazione in cui peraltro aveva militato anche da calciatrice in due periodi, dal 1982 al 1984 e poi dal 1987 al 1989 segnando oltre 70 gol. Nel frattempo, nel calcio dei maschi c’è un presidente vulcanico ma facoltoso che si chiama Luciano Gaucci e che è patron del Perugia, blasonata squadra dal passato glorioso e dal presente rigoglioso grazie al patron di origini romane che ha riportato i biancorossi dalla serie C alla serie A e che, non contento del lavoro in Umbria, coglie l’occasione di acquistare anche la Viterbese, presa in C2 nell’estate del 1998 e subito promossa in C1 per la prima volta nella sua storia, con il chiaro obiettivo di puntare addirittura alla promozione in serie B.
Gaucci ha soldi e competenza, nonostante un carattere particolare ed umorale che lo porta spesso e volentieri a litigare con gli allenatori (quasi sempre esonerati, poi richiamati e magari esonerati di nuovo) e anche con qualche dirigente e qualche calciatore. Però è un proprietario facoltoso che spende e spende pure bene: vuole costruire una Viterbese che punti alla serie B, a dispetto del ruolo da matricola del campionato, della poca esperienza e di una città non molto abituata a simili palcoscenici, con stadio piccolo e tifoseria considerata non fra le più calde d’Italia. I calciatori che compongono la rosa laziale sono di buona caratura: il centrocampista Liverani, vero regista della squadra, lento ma precisissimo, il centravanti argentino Turchi, prelevato dall’Estudiantes e che si rivelerà cecchino infallibile, in porta Patrizio Fimiani, viterbese di nascita, ex Roma, lanciato giovanissimo in serie A dai giallorossi e che ha poi sviluppato nelle serie inferiori la sua carriera. E in panchina? Gaucci pare inizialmente intenzionato a confermare Paolo Beruatto, l’uomo che ha guidato la squadra gialloblu dalla C2 alla C1 e che ha creato un gruppo compatto ed unito e che sarebbe il classico esempio di continuità nel lavoro.Ma Luciano Gaucci, come detto, è personaggio esuberante, non ama le cose normali ed usuali, ama sorprendere ed è anche furbo, crede nel marketing e nella diffusione all’estero dei marchi che rappresenta: a Perugia ha portato prima un giapponese (Nakata), poi un cinese (Ma Ming Yu), quindi porterà un sudcoreano (Ahn), per promuovere il simbolo del grifone in Oriente e far in modo che i media parlino di lui e delle sue aziende ed imprese.
A Viterbo vuole stupire, se possibile, anche di più, perchè la Viterbese non ha lo stesso richiamo del Perugia e perchè la serie C non è la serie A; per rendere famosa la compagine gialloblu, insomma, serve un coniglio dal cilindro, serve un colpo a sensazione, un jolly che Gaucci sceglie di giocarsi per la panchina. Beruatto viene infatti salutato con tanti ringraziamenti e al suo posto ecco la clamorosa decisione che di colpo fa schizzare il nome di Viterbo sulle prime pagine di tutti i giornali: a guidare la Viterbese al suo esordio in C1, infatti, sarà Carolina Morace, la più celebre calciatrice italiana, da pochissimo in possesso del patentino da allenatore e che diventa così la prima donna in assoluto a guidare una squadra professionistica maschile. Gli inviati a Viterbo iniziano a moltiplicarsi, così come le principali testate giornalistiche italiane, ma anche estere, cominciano a studiare storia ed ambizioni della Viterbese che, nel frattempo, si candida come una delle protagoniste della stagione 1999-2000 di serie C1 col chiaro intento di inserirsi nella lotta per la B. L’incontro fra Carolina Morace e Luciano Gaucci, inoltre, non è così sereno come i due lasciano trapelare durante la presentazione ufficiale del nuovo tecnico nell’estate del 1999: la Morace, infatti, esordiente ma molto determinata, pretende ad ogni costo di avere accanto il suo vice Betty Bavagnoli ed il preparatore atletico di fiducia, Luigi Perrone; Gaucci inizalmente rifiuta, poi accetta ed acconsente di assumere assieme alla Morace lo staff tecnico da lei richiesto, tanta è la sua voglia di far parlare tutta Italia della sua Viterbese.
A Viterbo, poi, l’attesa e l’adrenalina sono altissime: al di là della curiosità della prima donna a guidare una formazione maschile, c’è ovviamente l’emozione dell’esordio in C1 e l’ambizione di lottare addirittura per la serie B. Il 5 settembre 1999 parte il campionato e il girone B della serie C1 si presenta assai interessante: Ancona, Ascoli, Catania e Palermo sono le grandi favorite, mentre Juve Stabia, Crotone, Arezzo e Viterbese possono essere le rivelazioni del torneo che prevede la prima classificata subito promossa in serie B e le formazioni dal secondo al quinto posto a giocarsi l’altro biglietto per i cadetti con i playoff. La Viterbese esordisce in casa, in uno stadio Rocchi pieno, contro il Marsala, compagine che presumibilmente lotterà per la salvezza. Carolina Morace, che per tutta l’estate ha predicato calma ed umiltà, provando ad inculcare nei propri calciatori spirito di sacrificio e la consapevolezza che non sarà così facile imporsi in un campionato durissimo e con squadre molto esperte e blasonate, si presenta in perfetta tenuta da sportiva con polo, tuta e scarpe da ginnastica, alla faccia di chi, credendo forse di far ridere, se la aspettava in tailleur e tacchi a spillo. La partita mostra una Viterbese ben organizzata e determinata, volitiva ma con qualche schema ancora da registrare; il 3-1 finale per i laziali, infatti, contro un avversario notevolmente inferiore, mostra lacune discrete in difesa ma un attacco che se servito a dovere può colpire chiunque. Al termine della gara, poi, Carolina Morace si dice soddisfatta per la prestazione dei suoi e, naturalmente, per i tre punti portati a casa; delle grandi favorite, peraltro, hanno vinto solo Ancona e Catania, per cui la Viterbese può rietenersi più che contenta per l’esito della prima giornata di campionato. Alcuni giornali, poi, si scatenano coi titoli per la Morace, subito dipinta come nuovo profeta del calcio italiano, alla guida di una formazione pressochè sconosciuta ed ora con tutte le carte in regola per centrare la promozione in serie B. Il giornale americano Time, addiruttura, la paragona a Michael Jordan per l’influenza che può dare al proprio sport, come fatto dal campione statuintense nella Pallacanestro; altri articoli e trasmissioni radio televisive nel viterbese, però, storcono ancora il naso di fronte a questa donna in mezzo agli uomini, ritenuta poco avvezza alle pressioni del calcio maschile.
Articoli e trasmissioni che non piacciono allo spogliatoio della Viterbese, tanto che la società gialloblu mercoledì 8 settembre fa uscire un comunicato ufficiale a tre mani (allenatore, calciatori e tifo organizzato) nel quale viene annunicato un silenzio stampa a tempo indeterminato dopo presunti attacchi e mancanze di rispetto nei confronti del tecnico della squadra: “L’allenatore, lo staff tecnico, i calciatori e il tifo organizzato hanno deciso di adottare un silenzio stampa indeterminato nei confronti di tutte le testate giornalistiche locali. Riteniamo che i biechi attacchi personali rivolti all’allenatore della squadra e alla società comparsi sui giornali, denotino un bassissimo profilo umano e professionale che noi non condividiamo. Tali bassezze sono di intralcio al nostro lavoro e minano la serenità dell’ambiente”. Il 12 settembre la Viterbese è di scena sul campo del Crotone, squadra reduce dal 2-2 di Castel di Sangro e che reciterà il ruolo di protagonista assoluta del campionato. Il clima attorno ai gialloblu è teso, l’ambiente non ha gradito gli attacchi alla Morace, la quale non è rimasta soddisfatta del silenzio della società e addirittura si vocifera che lo stesso Gaucci non abbia nemmeno gradito la gara del debutto contro il Marsala. Il Crotone è fortissimo, ha una difesa rocciosa ed un attacco micidiale con il centravanti De Florio che troverà 28 reti in campionato, risultando il miglior calciatore della categoria; non c’è storia allo stadio Scida: per oltre un’ora il Crotone domina in lungo e in largo, facendo ammattire una Viterbese che pian piano si sfilaccia lasciando campo e spazi ai calabresi che si impongono per 5-2, una batosta che a Viterbo nessuno prende bene, anche se in pochi si aspettano il ribaltone che sta invece per verificarsi.
Si parla di una furiosa lite al rientro della squadra da Crotone fra i due caratteri forti del patron Gaucci e di Carolina Morace, i più maliziosi sostengono che il presidente avesse già in mente tutto: far parlare della Viterbese per tutta l’estate grazie all’ingaggio dell’allenatrice e poi liberarsene alla prima occasione. Fatto sta che il 13 settembre 1999 Carolina Morace rassegna le sue irrevocabili dimissioni dalla guida tecnica della Viterbese Calcio per irreparabili screzi con il patron Luciano Gaucci che avrebbe voluto affidarle un tutor, una sorta di supervisore che prendesse il posto dello storico vice della Morace, Bavagnoli, e del preparatore atletico Perrone. La storia più gettonata dell’estate, insomma, si chiude dopo appena due giornate di campionato, una vittoria ed una sconfitta, troppo poco per giudicare, troppo poco per farsi un’idea precisa, anche perchè i protagonisti si celano dietro signorili silenzi che mettono la parola fine sulla burrascosa ma affascinante vicenda; lo stupore è grande a Viterbo e in tutta Italia, anche perchè realmente la Viterbese sembra aver le carte in regola per disputare un’ottima stagione. La Morace va via in silenzio, si sente tradita dall’uomo che tanto l’aveva voluta in panchina e che tanto aveva lottato per vincere scetticismo e dubbi.
La stagione della Viterbese, nonostante quattro allenatori, si chiuderà con uno storico quarto posto finale e l’eliminazione ai playoff in semifinale contro l’Ascoli. La carriera di Carolina Morace, invece, proseguirà sulle panchine della nazionali femminili di Italia, Canada e Trinidad & Tobago, col ricordo di quella breve, forse poco ma incredibilmente significativa esperienza fra gli uomini in quella Viterbo che tanto l’ha attesa, sedotta e troppo presto abbandonata.
di Marco Milan