G7 a Taormina: accordo sul terrorismo, ma niente di più
Il tanto atteso G7 di Taormina si è concluso con un accordo abbastanza sostanzioso sulla lotta al terrorismo, ma con un sostanziale niente di fatto in merito agli altri dossier sul tavolo dei sette grandi
Come prevedibile il G7 di Taormina si è rivelato un incontro meno decisivo di quanto sperassero i vari leader prima del suo inizio. Sarà per il glamour della cittadina siciliana, sarà per il fascino delle sue bellezze architettoniche o per le spiagge dell’isola Bella, ma gli accordi finali del summit dei sette grandi non sembrano essere particolarmente significativi. Certo è stato firmato un sostanzioso protocollo di intesa in materia di lotta al terrorismo, ma gli altri temi caldi affrontati dai leader dei sette Paesi più industrializzati sono rimasti sul tavolo senza soluzioni concrete.
Del resto il terrorismo è un argomento che tira più di molti altri, e vi riesce ancor meglio se, proprio nella settimana di un summit come quello del G7, l’Isis o chi per esso torna a colpire lasciando sul terreno una ventina di morti e decine di feriti come ha fatto a Manchester. Con queste premesse, era impossibile che il tema centrale dell’incontro di Taormina non fosse la lotta al terrorismo, questione che tanti morti ha causato in occidente negli ultimi anni, ma che soprattutto ha saputo riempire i giornali e i telegiornali di tutto il mondo.
La discussione in merito al terrorismo internazionale ha occupato la prima giornata del vertice e ha rappresentato il lascito più concreto di questo G7 a Taormina. Il presidente del Consiglio Gentiloni si è detto soddisfatto per lo sforzo compiuto dagli altri leader per raggiungere un accordo che fosse significativo e completo. In particolare i sette grandi hanno ribadito il loro impegno per tagliare ogni forma di finanziamento possibile alle organizzazioni terroristiche, in modo che venga meno uno degli assi che permettono a queste di continuare a perpetrare i loro atti di odio. Altro punto importante è la volontà di combattere questa piaga, che accomuna tutti i Paesi, anche su web, rendendo più snelle, veloci ed efficaci le azioni per la rimozioni dei contenuti che inneggiano al terrorismo in rete. I leader si sono poi uniti nell’esprimere il loro cordoglio al primo ministro inglese Theresa May per le vittime del recente attentato di Manchester.
Per contro, sono rimasti praticamente insoluti numerosi punti che, pur essendo all’ordine del giorno, non hanno visto i rappresentanti delle sette economia più industrializzate convergere su accordi di massima. Tre i temi più scottanti: il clima, il commercio internazionale e i migranti. Iniziando da questi ultimi, nel breve documento finale del vertice (trentanove paragrafi ripartiti in sei pagine), si legge che gli stati devono veder garantita la loro sovranità attraverso il controllo dei confini e del numero di ingressi, al fine di tutelare il proprio territorio e il benessere della loro popolazione. Ciononostante, viene riconosciuta la necessità di affrontare il tema migranti sia sul piano emergenziale, sia cercando di impostare un progetto di lungo termine che miri a risolvere le cause dell’immigrazione. Non meno complesso è stata la questione commerciale. Dopo una lunga discussione, i Paesi europei sono stati costretti a rivedere al ribasso le loro posizioni sul libero scambio, inserendo nella dichiarazione finale il fatto che il commercio internazionale, oltre che libero, debba essere “equo e reciprocamente vantaggioso”. Un modo questo per andare incontro alle idee protezionistiche di Washington, che vorrebbe limitare gli scambi tra Paesi anche attraverso l’applicazione di un sistema di controllo incentrato sul WTO.
Assolutamente bloccato l’accordo sul clima. Nonostante le forti pressioni dei leader europei, dei rappresentanti dell’UE, del primo ministro canadese Trudeau e di quello giapponese Abe, Trump non ha voluto sbilanciarsi, rimandando l’accettazione degli accordi di Parigi sui cambiamenti climatici a data da destinarsi. A nulla sono servite le proteste di Greenpeace e il pugno duro di Angela Merkel che puntava molto su questo tema. E invece niente, Trump, fedele al suo programma elettorale ha deciso di affrontare la questione climatica con tutta calma e prendendosi un indefinito periodo di riflessione. Alla fine dei lavori, la cancelliera ha dichiarato che la discussione si è rivelata assolutamente insoddisfacente e non ha nemmeno preso parte alla conferenza finale, cosa che non ha fatto nemmeno Trump. Numerosi sono stati anche gli incontri bilaterali, fra cui quello di Justin Trudeau con Emmanuel Macron, che ha attirato l’attenzione dei media più per la giovane età dei due leader che per i temi trattati.
Dunque è stato un vertice un po’ particolare. Se da un lato c’è stata una forte esposizione mediatica per i leader, per i loro incontri e per le attività svolte nella due giorni siciliana dai loro consorti, dall’altro ciò non ha indotto i sette grandi a dare un’accelerazione decisa ad alcuni temi, che invece necessiterebbero di risposte chiare, forti e urgenti. Purtroppo questi incontri molto formali e dall’aria un po’ old fashion rischiano spesso di rivelarsi degli ampollosi nulla di fatto. Eppure questo vertice di Taormina a qualcosa è servito. Se prima qualcuno pensava che il fenomeno Trump si sarebbe sgonfiato al primo summit internazionale, è stato costretto a ricredersi. Il caro vecchio Donald, da uomo d’affari qual è, è riuscito a tenere a bada una decina di leader politici molto più navigati di lui, che pur essendo pronti a metterlo al tappeto sono scesi dal ring dovendosi accontentare di un pareggio. Per essere buoni…
(di Christopher Rovetti)