Amarcord: Reggina, uno scudetto chiamato salvezza
L’estate italiana del 2006 passerà per sempre alla storia per la meravigliosa vittoria della nazionale ai mondiali tedeschi, ma anche per la triste vicenda legata alla cupola del calcio italiano gestita da Luciano Moggi e company che ha scompaginato gerarchie e certezze del pallone nostrano, coinvolgendo la Juventus ed una serie di club penalizzati e facenti parte di quel losco meccanismo che ha gestito il potere calcistico degli anni duemila. Fra questi la Reggina, che da quell’estate del 2006 è uscita dapprima con le ossa rotte e poi in maniera trionfale, capace di realizzare un’impresa che profuma tanto di miracolo.
Il 7 agosto 2006 la commissione federale italiana pronuncia le sentenze per lo scandalo denominato da tutti Calciopoli: alla retrocessione in serie B con penalizzazione e conseguente revoca degli scudetti per la Juventus, fanno seguito le penalizzazioni per Fiorentina, Lazio e Milan, e per la Reggina (violazione degli articoli 1 e 6 del regolamento federale, illecito sportivo con responsabilità diretta del presidente Foti) che dovrà disputare il suo quinto campionato consecutivo in serie A (settimo in totale) con un pesante fardello di 15 punti di penalizzazione. Durissimo il lavoro che attende il tecnico dei calabresi, Walter Mazzarri, un allenatore pragmatico e con le idee chiare, sempre pronto a difendere i propri giocatori anche a costo di risultare antipatico e lagnoso di fronte alle telecamere; il discorso di Mazzarri alla squadra all’indomani della penalizzazione è semplice: “Chi vuole rimanere lo faccia sapendo che ci aspettano 9 mesi duri e nei quali forse non basterà neanche fare più del nostro massimo; ma chi rimane deve credere nella salvezza più che mai, tutti ci danno per spacciati, facciamo vedere che batterci sarà dura”. E’ vero, tutta Italia ha già condannato la Reggina alla retrocessione in serie B, perchè le penalizzazioni per Fiorentina, Lazio e Milan sono recuperabili per squadre attrezzate per l’alta classifica, mentre 15 punti da riprendere per la piccola Reggina appaiono una sentenza già scritta e solamente da eseguire nelle 38 giornate di campionato. Anche la campagna acquisti procede a rilento, perchè molti calciatori hanno qualche remora ad accettare il trasferimento in un club al 90% già spacciato; così Mazzarri si accontenta di quel che ha già in casa: in difesa il perno è il carismatico Alessandro Lucarelli, a centrocampo l’esperto Amerini ed il dinamico Giovanni Tedesco, con l’eclettico Vigiani sulla fascia, in attacco la coppia formata da Nicola Amoruso (11 reti nella stagione precedente sempre in Calabria) e da Rolando Bianchi che di gol ne ha sempre fatti pochi, appena 1 nell’ultimo campionato con gli amaranto.
Il campionato si presenta dunque in salita per la Reggina, l’unico a credere nella salvezza sembra proprio Mazzarri che pure nelle partite amichevoli estive si agita in panchina, sbraccia, urla, impreca, sempre col suo cronometro in mano; fa un gran baccano l’allenatore toscano, sempre pronto a caricare i suoi uomini e a contestare ogni minina decisione arbitrale avversa. Proprio il carattere di Mazzarri unisce il gruppo calabrese, fermamente convinto che quella salvezza che sembra irraggiungibile, forse, non è poi così lontana. Il 10 settembre 2006 inizia la serie A e la Reggina esordisce in trasferta a Palermo; la gara è spettacolare, il Palermo attacca e segna, la Reggina contrattacca e risponde: alla fine il risultato premia i siciliani, vittoriosi per 4-3, e ai calabresi non basta la tripletta di Rolando Bianchi che in un colpo solo raddoppia il bottino di reti delle ultime due stagioni messe insieme. Ma c’è poco da rallegrarsi, perchè 15 punti da recuperare sono tantissimi e partire con una sconfitta è deleterio per iniziare la disperata impresa di rimanere in serie A. Alla seconda giornata si gioca Reggina-Cagliari: lo stadio Oreste Granillo è pieno, i tifosi ci credono e la squadra di Mazzarri parte forte andando più volte vicino alla rete del vantaggio che arriva ad inizio ripresa grazie a Lucarelli; l’1-0 resiste dieci minuti appena, perchè poco dopo il quarto d’ora della ripresa il Cagliari pareggia con Suazo su rigore: 1-1 e Granillo gelato. La Reggina si innervosisce, sa che deve vincere per non complicare ancora di più una situazione di classifica ai limiti della disperazione; è il 93′ quando l’ennesima palla gettata nell’area di rigore cagliaritana finisce sui piedi di Rolando Bianchi che senza pensarci sopra più di tanto la scarica verso la porta avversaria: tutto lo stadio trattiene il fiato mentre la sfera viaggia ad altissima velocità prima di insaccarsi in rete per il gol del definitivo 2-1 che regala ai calabresi la prima gioia stagionale, anche se la classifica recita ancora -12 in classifica ed una scalata ancora durissima per la truppa amaranto. Ma la vittoria sul Cagliari, soprattutto per le modalità sofferte, mostra il carattere e la voglia di non mollare di una Reggina che si compatta ancora di più e prova a giocarsi tutte le carte a disposizione per quella permanenza in serie A a cui in pochi credono.
Alla terza giornata è in programma a Messina il sentitissimo derby dello stretto fra i messinesi e la Reggina, una gara importantissima non solo per la rivalità, ma anche per la classifica perchè il Messina, almeno teoricamente, è una concorrente per la salvezza. La gara parte male per la Reggina, sotto dopo 20 minuti, e finisce pure peggio: 2-0 finale per il Messina con doppietta di Riganò, calabresi assenti ed ora in evidente difficoltà con 3 punti su 9 conquistanti e il fardello della penalizzazione sempre più pesante, -12 in classifica, 10 lunghezze da recuperare sulla zona salvezza. Mazzarri, però, continua a spronare i suoi e ad agitarsi in panchina, oltre a fare una notevole confusione in sala stampa dove accusa tutto e tutti, comprese congiunzioni astrali contro la propria squadra: lui a mollare non ci pensa proprio, lui difende il suo gruppo anche a costo di apparire ridicolo; è una tattica che non fa abbassare la tensione a nessuno in casa reggina, dal capitano all’ultimo dei portaborse. I due pareggi consecutivi contro Torino ed Atalanta lasciano in vita la Reggina, poi, il 15 ottobre, arriva il secondo successo stagionale, allorquando al Granillo cade la Roma: 1-0 con rete di Amoruso ed una sofferenza finale indicibile; dopo 6 giornate la Reggina è a -7, ma più viva che mai, anche perchè davanti non è che si viaggi a ritmi impressionanti, Parma e Chievo sono le prime squadre senza segno meno e si trovano ad un solo punto conquistato, mentre l’Ascoli ne ha appena 3, il Cagliari 4, il Catania 5. Non tutto sembra ancora perduto e la Reggina all’ottava giornata (subito dopo aver perso 3-0 a Firenze) compie l’impresa di rimontare il Parma vincendo 3-2 con doppietta di Amoruso e rete di Bianchi: è qui che la coppia gol amaranto scopre un’intesa fenomenale che diventerà il marchio di fabbrica dell’impresa calabrese.
La penalizzazione viene azzerata domenica 12 novembre 2006 quando un rigore di Bianchi al 69′ permette alla Reggina di sbancare Siena e portarsi a quota 0, all’ultimo posto in classifica ma con davanti squadre che continuano a corricchiare: il Chievo è a 3, l’Ascoli a 4, Parma e Torino a 8. Dopo appena due mesi di campionato, insomma, la truppa di Walter Mazzarri si sente autorizzata a confidare ancora nella salvezza, anche se l’incognita delle energie spese rimane, soprattutto in vista del finale di stagione; ma gli amaranto non possono far altro che spendere le proprie cartucce il più in fretta possibile, inutile risparmiarsi con un ritardo di classifica così pesante. La gara casalinga contro il Livorno (l’ex squadra di Mazzarri) è quasi epica: toscani avanti 2-0 dopo 28 minuti, Reggina tutta all’attacco e pareggio acciuffato fra il 65′ e il 77′ grazie ai gol di Bianchi e dell’honduregno Leòn; una cosa è certa: la Reggina avrà tante difficoltà, ma non pecca di cuore, passione e volontà, e forse queste armi, in una simile condizione, possono risultare più decisive anche degli stessi semplici valori tecnici. Rolando Bianchi è poi il simbolo dell’atteggiamento dei calabresi: capelli lunghi e barba, corre, lotta, segna e quando esulta grida con i pugni al vento, spronando ancor di più il pubblico reggino. Alla quindicesima giornata al Granillo va in scena Reggina-Ascoli, forse la gara più importante dell’inizio di campionato: i calabresi ultimi a quota 2 punti, i marchigiani penultimi a 6; il discorso è semplice, se la Reggina non vince è quasi spacciata. Alla mezz’ora del primo tempo segna Lucarelli, poi è sofferenza totale, anche se l’Ascoli di grattacapi ne crea pochi alla retroguardia amaranto; a dieci minuti dal termine Nicola Amoruso raddoppia e a nulla serve il gol dell’Ascoli poco dopo, perchè la gara termina 2-1 per una Reggina ora tornata in piena corsa salvezza con uno strappo di appena 5 punti da ricucire con il quart’ultimo posto, un obiettivo insperato ad inizio stagione, anche perchè il 12 dicembre la Corte Federale riduce la penalizzazione da 15 a 11 punti, restituendone così 4 al club del presidente Pasquale Foti. Il 4-1 all’Empoli e la sconfitta di San Siro contro il Milan chiudono il girone d’andata di una Reggina che a metà torneo è a 12 punti, che sarebbero 23 senza penalizzazione. Nel girone di ritorno, la squadra di Mazzarri è chiamata a confermarsi, a partire dalla coppia gol Bianchi-Amoruso che ha realizzato 17 reti totali, 10 col centravanti bergamasco, 7 con la punta pugliese.
La seconda parte di stagione si apre con 4 risultati utili consecutivi per la Reggina: 0-0 col Palermo, vittorie in trasferta contro Cagliari e Torino, pareggio casalingo con l’Atalanta, una serie che porta i calabresi fuori dalla zona retrocessione dopo appena 24 giornate, addirittura col lusso di vedere gli odiati cugini messinesi dietro in classifica di tre punti. Ma a Mazzarri il campanilismo interessa poco, per lui conta che ci siano tre squadre dietro la sua, il resto lo lascia a chi scrive e ai tifosi che vanno a scuola e negli uffici a vantarsi della bella Reggina che con 11 punti di penalizzazione è fuori dalla zona pericolo. Ma il difficile, paradossalmente, arriva ora perchè per un mese la Reggina non vince più e spreca pure occasioni d’oro come il 2-2 di Parma con pareggio degli emiliani al 96′, una partita che manda su tutte le furie Mazzarri che sa bene come in una situazione come quella dei calabresi, anche un solo punto può risultare determinante in un senso o nell’altro: “Ci si può salvare o retrocedere per un niente, ricordiamocelo”, urla nel microfono nel dopopartita dello stadio Tardini. Il ritorno alla vittoria è del 18 marzo 2007, 4-1 in trasferta sul campo neutro di Rimini contro il Catania in cui segna anche Pasquale Foggia, uno dei rinforzi invernali della compagine calabrese, un fantasista tutto mancino che sforna assist a ripetizione e che segnerà anche 4 reti importantissime nella corsa alla salvezza. Ma il cammino è irto di difficoltà e le insidie sono sempre dietro l’angolo per la Reggina che perde in casa col Siena e pareggia a Livorno, prima della fondamentale sfida al Granillo contro il Messina del 18 aprile: Reggina quart’ultima a 27 punti, Messina penultimo a 24. I tifosi amaranto fremono, un successo vorrebbe dire passo fondamentale per la salvezza e condanna quasi definitiva per i siciliani. Al 12′ segna Rolando Bianchi e lo stadio impazzisce; il Messina reagisce e pareggia poco prima della mezz’ora col rigore di Riganò, ma nella ripresa la Reggina si scatena: Amoruso sigla il 2-1 al 53′ e il 3-1 su rigore al 70′. E’ un’apoteosi totale a Reggio Calabria, la squadra amaranto è in gran forma, tanto fisica quanto psicologica, il Messina è quasi affondato, così come l’Ascoli, ultimo a 20 punti e pressochè condannato; la lotta per non retrocedere è apertissima e la Reggina c’è e ci crede, ora come non mai. Alla terz’ultima giornata si gioca Reggina-Chievo: entrambe le squadre al quart’ultimo posto a 35 punti, il Siena terz’ultimo a 34; sfida tiratissima al Granillo, Brighi porta in vantaggio i veneti, Bianchi rimedia col gol dell’1-1 finale, mentre il Siena batte 2-0 l’Empoli proiettandosi in un sorpasso forse decisivo a due turni dal termine.
Penultima giornata: il Chievo batte l’Ascoli e sembra salvo, il Siena perde a Palermo, il Catania in casa della Sampdoria, mentre la Reggina, di scena ad Empoli, sembra voler gettare alle ortiche un’intera stagione. Sì, perchè il primo tempo finisce clamorosamente 3-0 in favore dei toscani di Cagni che segnano tre reti fra il 9′ e il 23′. Finita? Pare di sì, ma nell’intervallo Mazzarri raduna i suoi calciatori e li invita a crederci ancora: “E’ tutto l’anno che soffriamo, abbiamo recuperato 15 punti di penalizzazione, ora recuperiamo questi 3 gol”. La Reggina torna in campo trasformata: segna Vigiani al 50′, poi Amoruso al 56′, 3-2 e calabresi tutti all’attacco; il caldo rallenta i movimenti, l’Empoli è a caccia di uno storico piazzamento Uefa e tiene duro, ma all’84’ la Reggina conquista un calcio di rigore che può valere tutto il campionato: sul dischetto si porta ancora Amoruso che non sbaglia, firmando il 3-3 finale che ridisegna la classifica a 90 minuti dal termine. Ultima giornata: c’è lo scontro diretto Catania-Chievo sul neutro di Bologna, c’è Siena-Lazio e c’è Reggina-Milan. E’ il 27 maggio e la classifica della serie A nelle parti basse recita così: Chievo 39, Catania 38, Reggina e Siena 37, quindi le retrocesse Messina (26 punti) ed Ascoli (24). A Reggio Calabria si freme, al Granillo arriva il Milan fresco campione d’Europa dopo il successo di Atene contro il Liverpool di appena quattro giorni prima e col quarto posto in classifica già in pugno; i rossoneri possono permettersi dunque di arrivare in Calabria con le pile leggermente scariche, così come la Lazio (terza) a Siena, mentre è chiaro che l’ago della bilancia sarà lo scontro diretto fra Catania e Chievo. La Reggina, partita con 15 punti in meno (poi ridotti a 11) respira l’aria dell’impresa, ma rischia di soffrire del braccino del tennista e di vanificare tutto all’ultima stoccata. Con la vittoria, gli uomini di Mazzarri sono certi della salvezza, proprio in virtù del confronto fra Catania e Chievo in cui almeno una (se non entrambe) perderà punti.
Al Granillo si capisce subito che il Milan è arrivato a fare una gita o poco più: bastano 8 minuti a Nicola Amoruso per gonfiare la rete rossonera, mentre il Siena vince con la Lazio e Catania-Chievo è sempre sullo 0-0. Nel secondo tempo Amerini raddoppia per la Reggina al 67′ scatenando l’urlo dei tifosi amaranto, ormai indifferenti delle sorti altrui, perchè ciò che conta è vincere, con una salvezza praticamente ad un passo. Mazzarri continua intanto ad agitarsi in maniche di camicia col suo inseparabile cronometro in mano e con urla da dispensare a tutti quei calciatori che iniziano a rilassarsi; il triplice fischio dell’arbitro fa esplodere lo stadio calabrese che ribolle di passione, gli oltre 30 gradi di fine maggio diventano forse 50 per il calore del pubblico. L’impresa è storica, la Reggina diventa la squadra calabrese con più presenze in serie A, superando il Catanzaro, si guadagna il sesto campionato consecutivo in massima serie, ma soprattutto centra un miracolo sportivo leggendario, ovvero guadagnare la salvezza con 15 punti di penalizzazione, contro tutto e tutti, come ha amato ripetere Mazzarri in quella sofferta ma stellare stagione.
A retrocedere in serie B, quella domenica 27 maggio 2007, è il Chievo, battuto 2-0 dal Catania; forse però, a Reggio Calabria, se ne sono accorti la mattina dopo, al termine di una festa prolungata tutta la notte. La Reggina è salva, Mazzarri si conferma un tecnico di spessore, l’attacco amaranto è esplosivo: 18 reti Rolando Bianchi, 17 Amoruso, meglio dell’Inter campione d’Italia, meglio di tutti. Dopo il campionato, l’intera rosa della Reggina, compresi i calciatori ceduti a gennaio, viene ricevuta dal sindaco di Reggio Calabria ed insignita della cittadinanza onoraria della città, meglio della Reggina promossa in serie A per la prima volta nel 1999, perchè quel campionato 2006-2007 è agli occhi di un’intera città il migliore di sempre: senza penalizzazione sarebbero stati 51 punti, a soli 3 dalla zona Uefa. Qualche rammarico? Nessuno, quella Reggina è stata bellissima così.
di Marco Milan