Amarcord: il declino di Schillaci dopo Italia ’90
Dici Italia ’90 e la prima immagine che salta agli occhi è quella dello sguardo di Salvatore Schillaci, l’eroe italiano di quei mondiali con le 6 reti messe a segno, il titolo di capocannoniere e il secondo posto nella classifica del Pallone d’Oro dietro a Lothar Matthaus. Un bottino non sufficiente per regalare all’Italia il titolo mondiale in casa, ma utile a Schillaci per vivere la sua definitiva consacrazione: un pensiero comune nell’estate del 1990, una promessa non mantenuta negli anni a venire.
Italia ’90 è già alle spalle: la serie A 1990-91 parte ufficialmente coi ritiri estivi e a destare le principali curiosità è la Juventus, affidata all’emergente allenatore Luigi Maifredi ed ambiziosa con la miglior coppia del campionato, formata da Roberto Baggio e Salvatore Schillaci, ovvero dalla coppia mondiale della nazionale azzurra; Baggio, dopo il burrascoso passaggio a Torino dalla Fiorentina, è la stella della squadra, Schillaci, con la strepitosa esibizione di Italia ’90, si candida come possibile capocannoniere del torneo. L’inizio è però complicatissimo per i bianconeri: già in estate, la compagine di Maifredi perde la Supercoppa Italiana a Napoli beccando pure 5 gol, quindi l’avvio di campionato con alti e bassi, troppi pareggi e quel gioco spumeggiante promesso da Maifredi e che invece a Torino non vedranno mai. E poi l’attacco, spuntato alquanto: Baggio fa gol solo su calcio di rigore, Schillaci, invece, non segna proprio; i titoloni sui giornali si sprecano: “Dov’è il capocannoniere dei mondiali?”. Già, dov’è? Il primo gol della punta siciliana arriva alla settima giornata, il 28 ottobre, nel 4-2 della Juve contro l’Inter, un gol in scivolata, carico di rabbia e voglia di rifarsi dopo un mese grigio. Sembra la svolta per lui e per l’intera Juventus, ma già nel turno successivo, la stagione di Schillaci torna amara: si gioca Bologna-Juventus, il ritorno di Maifredi laddove si era fatto conoscere, l’attesa per il riscatto della Juve dopo l’avvio stentato e il successo sull’Inter. La gara è tirata e nervosa, la Juventus la sblocca grazie ad un calcio di rigore di Baggio, poi è salvata dal portiere Tacconi che ne para uno all’ungherese Detari; nel frattempo Schillaci inizia un personale duello con il bolognese Fabio Poli: i due si stuzzicano, si insultano, a fine gara Poli sputa allo juventino dopo una serie di reciproci attacchi verbali, Schillaci risponde con una frase che farà epoca e che creerà tantissime polemiche: “Ti faccio sparare”.
Il 18 novembre tutto sembra tornare ai fasti mondiali: la Juventus travolge 5-0 la Roma allo stadio Delle Alpi e Schillaci si scatena realizzando una tripletta, mostrandosi reattivo, agguerrito ed efficace, proprio come l’Italia lo aveva ammirato nelle notti magiche dell’estate precedente. Potrebbe essere la svolta per lui e per la Juve, ma il destino ha in serbo altro per l’attaccante palermitano e per la formazione bianconera; il binomio si sgonfia progressivamente, la Juventus si stacca dal gruppo di testa, Schillaci entra in un tunnel buio e profondo che lo tiene lontano dal gol fino alla fine del campionato. Emblematica è la sfida del 24 febbraio 1991 fra la Juve ed il pericolante Lecce: gli uomini di Maifredi attaccano, Schillaci ha a disposizione una serie di palle gol clamorose, nessuna delle quali viene sfruttata a dovere dalla punta juventina che sbatte i pugni a terra, si dispera, si rivolge al cielo come a dire: “Ma che vi ho fatto di male?”. Juventus-Lecce termina 0-0, simbolicamente è il capolinea dell’avventura di Maifredi a Torino, ma in realtà ci sono ancora altri tre mesi di un campionato che per i bianconeri diventa un’agonia senza fine; la Juve perde il derby col Torino, perde contro Sampdoria, Inter e Milan, acciuffa il pareggio col fanalino di coda Bologna solo al 92′ e su un calcio di rigore assai dubbio. Schillaci non segna e perde progressivamente il posto a vantaggio dell’emergente Pierluigi Casiraghi. Neanche i 3 gol messi a segno nei primi turni di Coppa delle Coppe contro i bulgari dello Sliven e gli austriaci dell’Austria Vienna bastano a vedere il bicchiere di Schillaci mezzo pieno, perchè il centravanti torna a fare gol quando ormai non serve, alla giornata numero 33, il 19 maggio 1991, il giorno in cui la Sampdoria festeggia il suo storico scudetto; Juventus-Pisa 4-2 vede Schillaci tornare a far gol, ma l’annata è fallimentare per lui (5 gol appena) e per la Juve, rimasta fuori dalle coppe europee dopo 28 anni di partecipazioni consecutive.
Che fine abbia fatto lo Schillaci di Italia ’90 non è dato sapere, di certo l’attaccante vuole rifarsi per la stagione successiva nella quale sulla panchina della Juventus torna a sedersi Giovanni Trapattoni dopo il disastro di Maifredi. E il campionato sembra partire bene per i bianconeri, vittoriosi 1-0 all’esordio contro la Fiorentina, e bravi a ripetersi nel turno successivo sul neutro di Bari in casa del Foggia: 1-0, gol di un redivivo Schillaci che corre, lotta e suda come ai bei tempi dei mondiali di una quindicina di mesi prima. E’ una Juve solida che si mette subito all’inseguimento del Milan di Capello; Schillaci segna ancora contro la Roma alla 12.ma giornata, poi si ripete nell’ultimo turno del girone d’andata al Delle Alpi con il Verona realizzando una delle reti più belle della sua carriera, una rovesciata volante da applausi, festeggiata con una corsa liberatoria per tutto il campo. Sembra ancora una volta vicino a tornare quello delle notti magiche, ma ancora una volta Schillaci tradirà le attese, mancando di continuità e lasciando sempre più spazio alla coppia Baggio-Casiraghi; i gol contro Atalanta, Lazio (pareggio al 90′) ed Inter non bastano alla punta siciliana per meritare la riconferma in bianconero. La Juventus decide di non aspettare più l’ex capocannoniere di Italia ’90, meglio puntare su altro, soprattutto perchè nell’estate del 1992 la famiglia Agnelli porta a Torino Gianluca Vialli, e Schillaci capisce che per lui in bianconero non c’è più spazio; 5 reti la prima stagione dopo i mondiali, 6 la seconda: troppo poco per chi era stato considerato il miglior centravanti italiano.
Salvatore Schillaci decide di rimettersi in gioco ed accetta la corte dell’Inter, una squadra in attesa di rilancio dopo un’annata disastrosa, chiusa a distanza siderale dal Milan campione d’Italia. In panchina c’è Osvaldo Bagnoli, in attacco le aspettative nei confronti di Schillaci sono alte, l’idea è che tanto l’attaccante quanto la società nerazzurra vogliano riscattarsi pesantemente e farlo insieme, mettendo a tacere i loro rispettivi detrattori. I fatti sembrano dar ragione al progetto: alla prima giornata di campionato, il 6 settembre 1992, l’Inter perde sì a Udine 2-1, ma Schillaci va in gol su rigore ed appare di gran lunga il migliore in campo della squadra milanese. E’ un buon inizio perchè l’Inter vince alla seconda giornata col Cagliari e si ripete subito dopo a Napoli, 2-1 e in gol va pure uno Schillaci apparso rinato e perfettamente integrato in attacco con l’uruguaiano Ruben Sosa che intanto segna a raffica e porta i nerazzurri in lotta per le prime posizioni. Quando tutto sembra ricominciare positivamente per l’eroe di Italia ’90, ci si mette qualche guaio fisico a rallentarne le prestazioni: Schillaci salta alcune partite, in altre finisce in panchina per mancanza di condizione e ritrova il gol solo nel girone di ritorno, il 4 aprile 1993, siglando una doppietta nel 3-1 interista a Genova contro la Sampdoria. E’ il periodo decisivo del campionato, il Milan capolista è in calo, l’Inter inizia a credere nella clamorosa rimonta sui cugini rossoneri e Schillaci è in forma per partecipare al tentativo di sorpasso; dopo la doppietta alla Sampdoria, l’ex juventino si ripete a Brescia e nel 2-0 contro la Lazio, chiudendo il campionato a quota 6 reti in 21 partite, in quella che resterà la miglior annata dello Schillaci post Italia ’90. L’Inter arriverà seconda in campionato, un po’ delusa ma rinfrancata da un campionato ad alti livelli dopo il fallimento del torneo precedente; con questi presupposti e con uno Schillaci in forma, si può tentare l’assalto allo scudetto.
L’Inter 1993-94 si presenta così più agguerrita che mai, con l’intenzione di lottare per il titolo e ben figurare in Coppa Uefa. L’avvio è ottimo per la squadra nerazzurra, per Schillaci addirittura devastante: l’attaccante siciliano, infatti, realizza 3 reti nelle prime 3 giornate, sembra davvero quello di Italia ’90: grazie ai suoi gol i nerazzurri battono 2-1 la Reggiana all’esordio, pareggiano 1-1 a Foggia e vincono 2-1 contro la Cremonese. Sembra veramente l’Inter l’anti Milan e sembra veramente che Schillaci sia tornato il vecchio bomber del passato e che addirittura possa concorrere per vincere la classifica marcatori; ma le beffe sono dietro l’angolo: un infortunio improvviso taglia fuori l’attaccante siculo dal resto della stagione, privando l’Inter di una punta in gran forma ed aumentando i rimpianti per ciò che sarebbe potuto essere e che invece non sarà. Schillaci tornerà in campo solo in primavera ed a mezzo servizio: all’Inter, nel frattempo, è cambiato tutto, i nerazzurri sono precipitati in zona retrocessione, sono stati eliminati dalla Sampdoria in Coppa Italia, mentre sono ancora in corsa in Uefa. Il 20 marzo 1994 si gioca il derby Milan-Inter: i rossoneri sono saldamente al comando della classifica, i nerazzurri lottano addirittura per la salvezza, ma nella stracittadina tirano fuori orgoglio e dignità; il Milan segna ad inizio ripresa con Savicevic e sembra mantenere bene il vantaggio, il tecnico interista Gianpiero Marini (che da poco ha preso il posto dell’esonerato Bagnoli) getta nella mischia Schillaci che non è del tutto ristabilito fisicamente ma che una mano in un momento di disperazione può comunque darla; l’ex juventino entra e in un battito di ciglia fa gol, facendosi trovare libero sul secondo palo sugli sviluppi di un calcio d’angolo ed appoggiando la palla in rete per quello che sembra essere il gol di un pareggio insperato ed utile per l’Inter. Schillaci esulta, in un attimo si è messo alle spalle tanti mesi di negatività e malanni, siglando un gol fondamentale e proprio nel derby. Ma anche stavolta la malasorte lo inquadra benissimo: Massaro azzecca il tiro della domenica in pieno recupero, fa vincere la partita al Milan, getta l’Inter ancora più nello sconforto e rende la rete di Schillaci meno decisiva. L’attaccante si ripete anche una settimana dopo nella sconfitta casalinga dei nerazzurri 3-1 contro il Genoa; sarà l’ultima rete in serie A per Schillaci che, dopo aver festeggiato coi compagni la vittoria della Coppa Uefa, lascia l’Inter e l’Italia dopo l’ultima stagione con 9 presenze e 5 reti, una media alta in un campionato disastroso per i nerazzurri.
Schillaci riparte dal Giappone, stufo dei continui commenti italiani “Non è più quello di Italia ’90, è un calciatore finito”. Nella terra del Sol Levante, Schillaci è invece accolto come un eroe, per i giapponesi il capocannoniere dei mondiali italiani non si è mai spento, anzi, nella serie A nipponica potrà tornare ad essere un grande protagonista, forse il più grande della lega. Sceglie una squadra importante, quella dei Jubilo Iwata, una società che gli mette a disposizione una macchina, una bellissima abitazione ed un interprete 24 ore al giorno che gli renda più semplice l’adattamento in un paese completamente diverso dall’Italia. L’ex interista segna all’esordio nel 2-0 della sua formazione contro il Kawasaki Frontale, in un campionato che lo vede come la star del torneo; Schillaci è inoltre il primo italiano a giocare nella lega giapponese, il che è già di per sè una notizia da prima pagina. A 31 anni, la punta siciliana si conferma ancora valida: 9 gol in 18 partite, una media di una rete ogni due gare, seppur in un campionato meno competitivo della serie A. Migliore la seconda stagione, condita addirittura da 31 reti in 34 partite, a cui fanno seguito le 15 in 23 apparizioni dell’anno 1996, l’ultimo vero per Schillaci che nel 1997 si fa male seriamente dopo aver realizzato 3 gol nelle prime 11 partite, senza mai più tornare a giocare nonostante numerosi tentativi.
Il ritiro ufficializzato nel 1999 dopo 417 partite ufficiali e 154 gol all’attivo, lasciano malinconia nei tifosi italiani, per sempre legati a quelle notti magiche di Italia ’90 e quel sogno mondiale solo sfiorate. Salvatore Schillaci non ha ripetuto quelle gesta negli anni a venire: infortuni, condizioni fisiche e psicologiche precarie, scelte sbagliate? Forse un misto di tutto ciò, forse una progressiva mancanza di fiducia a cui la fortuna non ha certo dato una mano. Schillaci sarà per sempre l’eroe di Italia ’90 con quei 6 gol segnati e il suo sguardo simbolo dell’intera manifestazione; una stella che si è esaurita presto, un calciatore mai più tornato a grandi livelli, una storia di calcio come tante, ma più speciale delle altre, perchè Schillaci in Italia non sarà mai un giocatore comune.
di Marco Milan