Tragedia ferroviaria Andria-Corato. Un anno dopo
A un anno dall’incidente tra due treni che provocò 23 morti e 50 feriti, la Puglia ricorda le sue vittime. E i soldi stanziati per la sicurezza dei binari?
Puglia, 12 luglio 2017. Fiori freschi sui binari. Siamo al km 51, la tratta che collega Andria e Corato. Qui, esattamente un anno fa, due treni che correvano su quest’unico binario, si sono schiantati. Oggi dal bianco delle pietre spiccano in rosso i nomi delle 23 vittime che hanno perso la vita a causa di quelli che sono definiti dalla magistratura errori umani plurimi. Tutt’intorno la stessa campagna assolata, gli stessi rami di ulivo che agitati da quel rombo fortissimo, non hanno potuto far niente per evitare a tragedia.
Alle 11.05, ora esatta dell’incidente sono volati in cielo 23 palloncini, tra ricordi e una lettera dei dipendenti della Ferrotramviaria. Un anno dopo, a commemorare le vittime insieme ai familiari anche il presidente delle Repubblica Sergio Mattarella. “Un anno fa, incontrando superstiti e soccorritori, ho potuto constatare la generosità del popolo pugliese accorso a donare il sangue per i feriti, e ho raccolto gli appelli per avere la verità su quanto accaduto e individuare i responsabili del disastro” ha affermato il Capo dello Stato che poi ha concluso “è stata una tragedia inammissibile sulla quale la magistratura sta indagando per accertare con accuratezza colpe ed eventuali carenze che ne sono state alla base. La incalzante domanda di giustizia che sale dalle famiglie è avvertita e fatta propria dalla intera comunità nazionale”.
Generosità del popolo pugliese e giustizia. Le stesse che hanno portato l’Astip, (Associazione strage treni in Puglia 12 luglio) a chiedere al presidente della Regione Emiliano che il 12 luglio diventi la giornata dedicata alla sicurezza dei trasporti affinché nessuno debba più morire.
Ombre sulla vicenda
Ogni giorno centinaia di studenti, operai, imprenditori, immigrati, salgono sui treni della ferrovia del nord barese. Ogni giorno per queste persone percorrere un breve lembo di terra equivale ad affrontare una vera e propria odissea: 90 minuti per viaggiare da Andria a Bari a 50km orari, questa la norma stabilita dal ministero dei Trasporti dopo la tragica vicenda. Mentre la bretella della strage, Andria-Corato, è ancora sotto sequestro. Alla faccia dell’alta velocità!
Inoltre resta ancora da chiarire che fine abbiano fatto i 97 milioni di fondi pubblici ricevuti da Ferrotramviria, in seguito ad un accordo tra Regione e Ministero, soldi che dovevano servire per l’ammodernamento e la sicurezza della rete. Altra ombra: perché le reti regionali hanno continuato a seguire le norme Ustif (Ufficio speciale trasporti a impianti fissi) che aveva maglie meno stringenti rispetto all’Ansf (Agenzia nazionale per la sicurezza ferroviaria)?
Oggi, a un anno di distanza, qualche passo è stato fatto ma non abbastanza per giustificare la morte di 23 persone. Ammesso che si possa giustificare.
(di Anna Piscopo)