Vitalizi parlamentari: la Camera approva la riforma

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La proposta approvata dall’aula di Montecitorio passerà, dopo la pausa estiva, al vaglio del Senato. Tra le novità il limite di età, l’abolizione dei vitalizi “pre 2012” e l’equiparazione con il trattamento previdenziale dei lavoratori dipendenti

348 sì, 17 no, 28 astenuti. Con questi numeri la cosiddetta “proposta Richetti“, che intende riformare il trattamento pensionistico dei parlamentari, ha ottenuto il consenso della Camera e attende, ora, il via libera del Senato. Poche le voci contrarie a questo provvedimento: i centristi hanno espresso parere sfavorevole, mentre Forza Italia, ritenendo la legge incostituzionale, ha deciso di non partecipare al voto finale. Per il resto, la maggioranza è stata trasversale: Pd, M5S, Lega, Fdi e Sinistra Italiana hanno votato sì ad una proposta che potrebbe introdurre diverse novità rispetto al panorama attuale che, modificato nel 2012 con la riforma dei Regolamenti interni delle Camere, presenta caratteristiche incongruenti e poco lineari.

La riforma del 2012, infatti, ha permesso di abolire la rendita vitalizia concessa a deputati e senatori al termine del mandato parlamentare (e dopo il superamento di una certa soglia di età), sostituendola con un sistema previdenziale basato esclusivamente sui contributi versati. Ciononostante, i parlamentari che hanno terminato il proprio mandato prima del 2012 hanno continuato a ricevere gli assegni vitalizi, mentre per coloro che hanno esercitato il mandato prima del 31 dicembre 2011 e in seguito sono stati rieletti è stato applicato un sistema basato in parte sulla quota di assegni maturata fino a tale data e in parte sulla quota calcolata con il nuovo sistema contributivo.

Dunque, ad oggi soltanto i deputati eletti per la prima volta dopo la riforma riceveranno una pensione totalmente determinata da un sistema contributivo differente da quello applicato per i lavoratori dipendenti.

La nuova proposta di legge mira a scardinare proprio queste caratteristiche. Il provvedimento Richetti ( dal nome del suo autore, il deputato PD Matteo Richetti) prevede in sintesi l’introduzione di un sistema previdenziale uguale a quello vigente per i lavoratori dipendenti ed esteso a tutti gli eletti, compresi gli ex parlamentari che tuttora beneficiano dell’assegno vitalizio. A ciò si aggiunge, inoltre, l’adeguamento alle nuove disposizioni anche per i consiglieri regionali, comprese le regioni a statuto speciale e le province autonome di Trento e Bolzano.

La seduta dello scorso 26 luglio, che ha portato all’approvazione del provvedimento da parte della Camera, ha visto diversi momenti di confronto talvolta velati di tensione, nonostante l’ampia maggioranza raggiunta. Il risultato portato a casa, tuttavia, rappresenta un traguardo importante per una serie di ragioni. La nuova proposta di legge, infatti, interviene in un terreno da sempre disciplinato da Regolamenti interni agli organi parlamentari e intende in primis equiparare il trattamento previdenziale dei deputati a quello di tutti i lavoratori dipendenti, applicando anche ai parlamentari il limite di sessantacinque anni per l’erogazione della pensione ed eliminando l’attuale possibilità di diminuire tale limite per ogni anno di legislatura ulteriore ai cinque prescritti fino al massimo dei sessanta anni.

Il sì del Senato non è scontato, ma l’esito della Camera rappresenta comunque un risultato significativo verso la definizione di una legge capace di garantire equità in tema di diritti e trattamenti sul lavoro.

(di Giulia Cara)

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