Amarcord: l’anno in cui l’Italia impazziva per i gol di Fabio Bazzani
Sembrava un predestinato, ha avuto tanta sfortuna. Riassunta a grandi linee, ma è la storia della carriera di Fabio Bazzani, discreto centravanti classe 1976 che per un (breve) periodo è stato uno degli attaccanti più desiderati e contesi d’Italia. Dolci ricordi di un’esperienza mai portata a termine fino in fondo.
Fabio Bazzani nasce a Bologna il 20 ottobre 1976 e sin da piccolo si appassiona allo sport: segue il calcio ed è tifoso sfegatato del Milan, ma ama parecchio anche la pallacanestro che a Bologna è un’icona; tifa per la Fortitudo Bologna, una delle due squadre della città, una passione che gli creerà qualche problema anche quando sarà calciatore professionista. Già, perchè Bazzani inizia presto a giocare a pallone seriamente e a 18 anni è già nella prima squadra del Boca San Lazzaro, compagine dilettantistica della provincia bolognese. E’ un ragazzo alto e forte fisicamente, bravo in elevazione e in acrobazia, tecnica discreta; lo nota il Sandonà che lo porta in Veneto, ma soprattutto Bazzani finisce nel mirino del Venezia che lo fa esordire in serie B prima di mandarlo in prestito al Varese prima e all’Arezzo poi. E’ proprio in Toscana che il centravanti emiliano esplode nella stagione 1999-2000, girone B della serie C1: l’Arezzo è allenato dal giovane emergente tecnico Serse Cosmi e Bazzani è la punta titolare di una squadra praticamente perfetta, solida in difesa e con un attacco atomico. Gli amaranto lottano per la promozione, ma il Crotone capolista è irraggiungibile, così devono accontentarsi dei playoff, persi in semifinale contro l’Ancona; Bazzani si distingue come uno dei migliori attaccanti della categoria con 20 reti in campionato che gli valgono comunque il salto di categoria perchè il Venezia lo porta in ritiro in serie B dove esordisce e gioca qualche spezzone di gara in un’annata nella quale conosce Walter Novellino, il tecnico chiave della sua carriera.
Il Venezia vola in serie A e Bazzani parte per il ritiro e debutta in massima serie il 9 settembre 2001 nella sconfitta casalinga dei lagunari contro il Verona, poi a settembre passa al Perugia su espressa richiesta di Serse Cosmi, nel frattempo diventato allenatore degli umbri. La premiata ditta Cosmi-Bazzani sembra ripetersi anche a Perugia perchè già all’esordio il centravanti segna nel 3-1 dei biancorossi al Milan, proprio la squadra del cuore della punta bolognese a cui realizza il suo primo gol in serie A. Il Perugia non soffre nel campionato 2001-2002 e Bazzani si trova bene con un allenatore che conosce e che lo apprezza; saranno 10 le reti nella sua unica stagione in Umbria perchè in estate arriva la chiamata che sarà la svolta nella carriera dell’ex aretino: è Walter Novellino, suo vecchio mentore a Venezia, ad alzare il telefono e a convincere Bazzani a trasferirsi alla Sampdoria, club blasonato ma da ormai tre stagioni in serie B. E’ dura accettare una categoria inferiore dopo 10 reti in serie A, ma Novellino è convincente e rassicurante: “Coi tuoi gol torneremo in serie A e allora ci divertiremo”, dice con fare sicuro l’allenatore doriano. Bazzani si convince e per la stagione 2002-2003 scende in serie B, acquistato dalla Sampdoria per 5 milioni di euro e contribuisce con 16 reti alla promozione dei blucerchiati in serie A. A Genova, Bazzani conosce Francesco Flachi con cui forma una coppia eccellente ed affiatata che il pubblico sampdoriano ribattezza come “i gemelli del gol“, appellativo che ricorda gli anni magici di Vialli e Mancini.
La serie A è riconquistata e la Sampdoria non intende fermarsi qui: la società è ambiziosa, la squadra è buona, l’allenatore pure, il pubblico affamato di grande calcio dopo quattro stagioni nella polverosa soffitta della serie B. Bazzani e Flachi formano una delle migliori coppie del campionato e lo si capisce sin da subito: alla prima giornata i doriani sono sotto 2-0 in casa della Reggina, tramortiti dall’entusiasmo dei calabresi. La Sampdoria sembra ormai alle corde, ma la coppia Flachi-Bazzani sale in cattedra e rimette tutto in sesto: il primo pennella un cross al bacio per il secondo che con una magnifica torsione incorna di testa in rete e rimette la squadra di Novellino in partita. La gara finirà 2-2, la Sampdoria darà la sensazione di una formazione compatta ed orgogliosa, Bazzani conferma di essere un centravanti di razza che ha pure trovato un compagno di reparto con cui integrarsi alla perfezione. L’inizio di campionato della Sampdoria è sofferto ma gestito con gran carattere: Bazzani segna alla seconda giornata nella sconfitta casalinga dei genovesi contro la Lazio, poi, dopo lo 0-0 in casa dell’Inter, ecco la gara del Ferraris contro il Brescia, una di quelle emblematiche di quella stagione; i lombardi segnano nel secondo tempo sotto una pioggia scrosciante nonostante sia solamente il 28 settembre. Sembra finita, ma negli ultimi minuti, recupero compreso, prima Bazzani rimette la situazione in parità, poi Flachi trasforma il rigore del definitivo 2-1 che fa esplodere lo stadio e regala alla Sampdoria la prima vittoia stagionale.
Sabato 8 novembre 2003 si gioca Sampdoria-Empoli. E’ una partita piuttosto agevole per gli uomini di Novellino che dominano dall’inizio alla fine e al 22′ passano in vantaggio grazie al solito guizzo di Bazzani che segna e corre ad esultare togliendosi la maglia ed esponendone una con il disegno di un bambino che fa la pipì su una tomba, la tomba della Virtus Bologna, la squadra di pallacanestro rivale della Fortitudo tifata da Bazzani e fallita da poco. I sostenitori della Virtus insorgono contro il calciatore, costretto a scusarsi pubblicamente, seppur con poca voglia; ancora oggi a Bologna i tifosi della Fortitudo lo issano a idolo, mentre quelli della Virtus lo vedono come il sangue agli occhi. Episodio cestistico a parte, la stagione 2003-2004 è favolosa per un Bazzani sul quale iniziano a posare gli occhi diversi grandi della serie A, su tutte il Milan, proprio quel Milan per cui l’attaccante sampdoriano tifa sin da bambino. E’ anche un Milan che sta dominando il campionato e che già programma la stagione successiva: Carlo Ancelotti, tecnico rossonero, apprezza Bazzani, ne ammira il carattere e lo spirito di sacrificio, oltre alla buona attitudine a segnare spesso e volentieri. Bazzani al Milan diventa un affare di mercato praticamente concluso e solamente da ratificare nel mercato estivo; nel frattempo l’attaccante emiliano continua a segnare: lui e Flachi segnano a raffica, si alternano oppure vanno in rete assieme: a Marassi cadono sotto i loro colpi il Siena, l’Ancona, la Reggina (stesa da una doppietta di Bazzani il 23 gennaio 2003), ma anche in trasferta i blucerchiati si difendono con orgoglio: a Roma contro la Lazio, i doriani trovano il pareggio all’86’ grazie alla solita prodezza di un Bazzani che per molti è in quel momento il miglior centravanti italiano del campionato.
La Sampdoria chiude il campionato all’ottavo posto, a soli 4 punti dalla zona Uefa, un successone per una neopromossa, così come per Bazzani che a fine stagione conta 13 reti all’attivo ed un mercato impazzito attorno a lui. Viene pure convocato in Nazionale, per lui si sono spalancate le porte del grande calcio, per lui forse c’è il Milan, forse un futuro ancora più roseo. Ma la stella di Fabio Bazzani si esaurisce molto presto, proprio quando nessuno se lo aspetta e proprio nel momento migliore di un calciatore in rampa di lancio e reduce da una stagione da grande protagonista. Nell’estate del 2004 la Sampdoria non cede alle lusinghe per la sua coppia gol, anzi, rilancia e il presidente Garrone, di comune accordo con Novellino, decide di non privarsi nè di Flachi e nè soprattutto di Bazzani, richiestissimo da mezza Italia; l’ambizione è quella di centrare il piazzamento Uefa, ovvero migliorare la posizione dell’annata precedente. Ad inizio stagione si capisce subito che qualcosa però non funziona nel meccanismo sampdoriano: Bazzani sembra spento, segna poco e lotta meno che in passato, inoltre si scontra spesso e volentieri con Novellino che improvvisamente diventa un nemico; le liti fra i due sono accese a tal punto che a gennaio l’attaccante fa le valigie e passa in prestito alla Lazio dove, nonostante 3 reti decisive, non riesce ad imporsi come a Genova dove torna a fine campionato. Da qui inizia un calvario dal quale Bazzani non uscirà più: prima la rottura del legamento crociato che lo toglie di mezzo per metà stagione proprio dopo la riappacificazione con Walter Novellino, poi, dopo un lento recupero fisico, un nuovo ko ai legamenti nel 2006 che gli fa saltare un’annata intera.
La carriera di Fabio Bazzani termina in pratica qui: l’attaccante bolognese trova un contratto nel 2007 con il Livorno, ma lo rescinde dopo neanche un mese a causa di violente contestazioni da parte della curva livornese che, storicamente di sinistra, accusa il centravanti di avere simpatie di estrema destra, concetto peraltro seccamente smentito dallo stesso calciatore che dopo l’ennesima contestazione in allenamento decide di lasciare Livorno e trasferirsi al Brescia in serie B dove ritroverà il suo vecchio tecnico Cosmi e dove giocherà poco (appena 25 presenza) e segnerà pure meno con solo una rete all’attivo. Le ultime esperienze sono a Pescara (2 reti), alla Spal (3 reti) e nei dilettanti del Mezzolara, formazione con cui l’ex sampdoriano chiuderà la carriera segnando 50 reti in 122 presenze e diventando nel 2015 anche allenatore della squadra della provincia di Bologna dopo aver appeso gli scarpini al chiodo.
Oggi Fabio Bazzani fa l’allenatore ed è un apprezzato commentatore televisivo per l’emittente Milan TV, il canale ufficiale della società rossonera, quella per cui batte il cuore dell’ex centravanti. Nei ricordi della gente, dei tifosi sampdoriani e in generale degli appassionati di serie A, quella stagione 2003-2004 in cui Bazzani era forse il centravanti più ambito d’Italia, i suoi gol e le sue prodezze affascinavano il pubblico, senza sapere che quella sarebbe stata una stella cadente da aggiungere al firmamento delle meteore del calcio.
di Marco Milan