Premio Cuore Digitale, i vincitori della terza edizione
Cinque start-up in gara e la proposta di far nascere una Casa Digitale comune. Questo e molto altro è il Premio Cuore Digitale
“Scienza per la Vita, la tecnologia che a cuore la vita delle persone, raccontata dalle donne”. Questo il tema della terza edizione del Premio Cuore Digitale. Una frase da leggere almeno due volte per coglierne la densità. Perché ogni parola è carica del senso che l’Associazione Cuore Digitale ha dato all’evento che si è svolto il 2 ottobre in Senato. Cinque le start-up selezionate in tutta Italia, che hanno sviluppato soluzioni tecnologiche che mirano a migliorare la qualità della vita delle persone.
La start-up che si è aggiudicata il Premio è Neuron Guard; il team, composto da Mary Franzese ed Enrico Giuliani ha ideato un dispositivo tecnologico che aiuta a ridurre il rischio di danni cerebrali in caso di ictus. Si tratta di un “collare salvavita” che, combinato insieme a un innovativo sistema di somministrazione per un farmaco ad azione neuro-protettiva, mira a salvare la vita dei pazienti con danno cerebrale acuto minimizzando le conseguenze negative sia in termini di sopravvivenza, sia in termini di disabilità permanente. Con un significativa riduzione dei costi che gravano sul Sistema Sanitario Nazionale e sulle famiglie.
Non da meno gli altri team che hanno sviluppato soluzioni in diversi ambiti: dall’oncologia ((Endo-Sight) alle limitazioni sensoriali dell’udito (IntendiMe) e dal parkinson (PD-Watch) all’autismo (Robomate), esempi di come la tecnologia possa essere davvero inclusiva. Non solo con le parole ma con i fatti. E quando i fatti ci sono, la premiazione è una forma. Perché la vittoria è di chi ci crede, ogni giorno, con lo studio, la ricerca, la perseveranza.
“Hanno tutta la mia ammirazione gli uomini e le donne che mettono la loro creatività e il loro ingegno a servizio della collettività” ha affermato il Presidente del Senato, Pietro Grasso, al quale è stato consegnato il premio simbolico dell’Associazione Cuore Digitale. “Voglio sottolineare anche l’importanza che le soluzioni digitali applicate alla disabilità o alla malattia rivestono in termini di indipendenza. Ritengo, infatti, che abbia un valore incommensurabile il potersi riappropriare di uno spazio privato, il non dover dipendere sempre da qualcuno, il poter riassaporare il gusto della libertà”, ha proseguito Grasso.
Alla manifestazione ha preso parte Mons. Lorenzo Leuzzi, vescovo ausiliare della città di Roma e Cappellano della Camera, che ha sottolineato come oggi la tecnologia sia strumento di una “nuova carità” alla quale tutti siamo chiamati a contribuire: la carità intellettuale.
L’evento, moderato dal giornalista Stefano Raucci e durante il quale è stato garantito il servizio di interpretariato in Lingua Italiana dei Segni, a cura dell’Ente Nazionale Sordi, ha visto protagoniste le donne appartenenti ad ogni start-up, presentare le innovazioni tecnologiche realizzate.
“La cultura in Italia negli ultimi anni ha passato diverse fasi, sono nate nel tempo la Casa del Cinema, la Casa dell’Architettura, la Casa della Musica; è il momento di far nascere una Casa del Digitale” questa la proposta di Gianluca Ricci, presidente dell’Associazione Cuore Digitale, che ha aggiunto “serve un luogo comune che favorisca l’incontro tra i giovani talenti, le aziende, le istituzioni, la stampa e la cittadinanza, un luogo dove i problemi e i bisogni reali delle persone possano trovare nell’innovazione tecnologica una soluzione concreta, per far sì che la smart city, di cui tanto si parla, possa diventare una città realmente inclusiva, una città per tutti»
Durante l’evento ha avuto luogo la tavola rotonda, “Il valore dell’interazione uomo-macchina – le protesi tecnologiche”, moderata dalla giornalista Roberta Ammendola, durante la quale i ricercatori Lorenzo De Michieli dell’Istituto Italiano di Tecnologia e Daniele Mazzei del “Centro E. Piaggio” dell’Università di Pisa, hanno eseguito la dimostrazione del funzionamento di mani robotiche realizzate grazie alla collaborazione tra i due istituti di ricerca. Alla tavola rotonda ha partecipato anche l’atleta paralimpica Giusy Versace, madrina dell’evento, che ha testato personalmente una delle mani robotiche. Rivolgendosi alle start-up presenti ha affermato che l’innovazione tecnologica è importante ma da sola non basta, è necessaria un’educazione all’uso per consentire un buon approccio da parte delle persone che, grazie a queste tecnologie, potranno vedere migliorata la propria qualità di vita.
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