Amarcord: Gustavo Bartelt, il nuovo Caniggia che non sedusse Roma
I bidoni anni ottanta e novanta? Il calcio italiano ne ha visti tanti calcare i campi della serie A, in molti hanno lasciato l’Italia senza lasciare tracce e finendo in un anonimato da cui non sono più usciti. Qualcuno, però, anche al netto di prestazioni calcistiche mediocri, ha continuato a far parlare di sè, generando addirittura malinconia in quegli stessi tifosi che li avevano vivamente invitati a togliersi dai piedi. Per conferme chiedere a Gustavo Bartelt.
Gustavo Javier Bartelt è un attaccante argentino, nato a Buenos Aires il 2 settembre 1974, punta rapida, veloce e con ottimo senso del gol. Dopo qualche problema da giovanissimo in cui resta inattivo un anno, qualcuno sostiene poichè non fosse ancora sicuro che il calcio fosse il suo sport, qualcuno sostiene per problemi personali, Bartelt si afferma nel grande calcio con 27 reti in 92 partite nell’All Boys, quindi il passaggio al Lanus nella stagione 1997-98, quella della consacrazione, quella dei 13 gol in 18 partite che gli valgono l’interesse di diverse squadre europee. Al Lanus fioccano offerte dall’Inghilterra e dalla Spagna, ma alla fine la proposta migliore è della Roma del presidente Franco Sensi che sborsa 13 miliardi di lire ed un quadriennale al calciatore che in Italia percepirà 1 miliardo e mezzo l’anno; nessun dubbio: Bartelt passa alla Roma e si prepara alla sua prima grande avventura in Europa. Sbarcato a Roma, l’argentino viene accolto come una star, all’aeoroporto di Fiumicino ci sono tantissimi tifosi romanisti che sfidano caldo e vacanze per acclamare il nuovo acquisto; la Roma è allenata da Zdenek Zeman e punta ad inserirsi nelle primissime posizioni del campionato dopo una stagione tutto sommato positiva, chiusa al quarto posto e con la qualificazione alla Coppa Uefa. I giallorossi devono sostituire un altro centravanti argentino, Abel Balbo, che dopo 5 stagioni nella capitale ha scelto di trasferirsi al Parma anche a causa di continui dissapori con l’allenatore.
Bartelt sceglie proprio la maglia lasciata libera da Balbo, la numero 9, pur non essendo un centravanti puro, ma più una punta esterna rapidissima, tanto che è lo stesso presidente Sensi a dire: “Questo ragazzo vi stupirà, è velocissimo e piace molto a Zeman”. Il tecnico ceco, però, non sembra essere dello stesso avviso, tanto che dichiara: “Il presidente ha ufficializzato l’arrivo di Bartelt, ma io sinceramente non so chi sia”. Ai tifosi il nuovo acquisto ricorda tantissimo un altro argentino, Claudio Paul Caniggia, che a Roma ha giocato ad inizio anni novanta, soprattutto per la bionda e lunga capigliatura bionda che spopola soprattutto fra le ragazzine che nel ritiro estivo della Roma chiedono foto ed autografi proprio al bell’attaccante argentino che in patria chiamano El Facha, il bello. E di bello, Bartelt fa vedere subito qualcosa: nella gara di presentazione della nuova Roma allo stadio Olimpico contro i brasiliani del Santos, infatti, l’argentino entra ad inizio secondo tempo col Santos in vantaggio 3-0 e segna entrambe le reti romaniste nel 2-3 finale in favore desi sudamericani; poco male per il risultato, perchè quel nuovo arrivato sembra veramente una piacevole scoperta, elegante, veloce e pure prolifico in zona gol. Zeman non si esprime nè in bene e nè in male sul rendimento di Bartelt, ma lo lancia da titolare il 9 settembre 1998 a Verona contro il Chievo nella prima sfida ufficiale della nuova stagione. Anche stavolta le cose si mettono male per la Roma, sotto 2-0 contro una compagine di serie B, e anche stavolta è Bartelt a togliere le castagne dal fuoco avviando con un gol la rimonta della sua squadra che pareggerà 2-2; l’argentino continua a stupire e a ben comportarsi nel 4-3-3 zemaniano che ne esalta le caratteristiche di velocista. Logico a questo punto che Bartelt parta titolare anche nella prima giornata di campionato, sabato 12 settembre allo stadio Olimpico contro la neopromossa Salernitana; la gara è più complicata del previsto per la Roma che subisce l’1-0 per il gol del camerunense Song. Ad inizio ripresa ecco il pareggio di Paulo Sergio, quindi al 55′ Zeman toglie un deludente Bartelt per far posto al giovane Frau che propizierà poco dopo la rete del 2-1 con un colpo di tacco che libererà il destro vincente di Totti. La Roma vincerà 3-1 e Bartelt, apparso spaesato nella dura e tattica serie A, finirà in panchina appannaggio del tridente Totti-Delvecchio-Paulo Sergio che diventerà il trio ufficiale della squadra di Zeman.
Sabato 17 ottobre 1998 si gioca Roma-Fiorentina: i viola guidati da Giovanni Trapattoni sono in testa alla classifica a punteggio pieno, mentre i giallorossi sono reduci dalla sconfitta di Genova contro la Sampdoria. E’ la quinta giornata di un campionato che sta lanciando sorprendentemente una Fiorentina quasi perfetta che anche all’Olimpico sblocca la situazione dopo pochi minuti grazie a Gabriel Omar Batistuta, un altro centravanti argentino, più famoso e ben più prolifico del suo collega che intanto scalda la panchina giallorossa. La Roma fatica, i toscani amministrano bene il vantaggio e tutto sembra portare al quinto successo consecutivo della capolista; poi al 78′ Zeman toglie Delvecchio e butta dentro Bartelt, rispolverato e gettato in campo come classica mossa della disperazione. Sarà invece la mossa vincente, perchè l’argentino entra come una furia e crea il panico sul settore destro dell’attacco giallorosso: a ridosso del 90′, Bartelt si esibisce sulla destra in una serie di dribbling che ubriacano la difesa viola, all’improvviso sterza e crossa al centro, palla bassa, tesa e sulla quale si avventa il russo Alenitchev che sigla l’1-1. L’Olimpico esplode, ma Bartelt non ha finito di stupire: passano infatti pochissimi minuti e il numero 9 romanista ripete l’azione precedente, stavolta tira anche in porta, Toldo respinge ma sulla palla si avventa Totti che di sinistro insacca per il definitivo ed incredibile 2-1 finale che permette alla Roma di infliggere la prima sconfitta stagionale alla Fiorentina, conquistando un successo epocale che elettrizza il pubblico giallorosso. Bartelt è l’idolo della tifoseria, in un colpo solo ha fugato ogni dubbio sulla sua effettiva consistenza nel campionato italiano, ha dimostrato tecnica, velocità e personalità, proprio nell’impegno più complicato dell’anno contro la capo classifica del torneo.
L’immagine festante di Bartelt, portato in trionfo da Totti sulle sue spalle dopo Roma-Fiorentina, sarà invece l’ultima in maglia giallorossa, anche se in quel momento è quasi impossibile da pensare perchè l’argentino ha entusiasmo e gode dell’affetto di una piazza complicata come Roma che non perdona niente a nessuno. Zeman non cambia idea sui titolari del suo attacco: Totti è il miglior calciatore della squadra e il capitano, Paulo Sergio garantisce gol ed equilibrio tattico e Delvecchio, nonostante un’incomprensbile e costante contestazione del pubblico, reggerà l’attacco con forza e carattere, chiudendo il campionato a quota 18 reti, record personale della sua carriera in massima serie. Bartelt finirà presto nel dimenticatoio, anche perchè la stagione della Roma andrà via via deludendo con la qualificazione Uefa conquistata solamente all’ultima giornata e dopo una serie di sconfitte incomprensibili e rocambolesche. L’argentino chiuderà il campionato con appena 12 spezzoni di partite ed una sola partenza dal primo minuto, la già citata Roma-Salernitana d’esordio; poca fiducia nei suoi confronti, probabilmente una qualità inferiore alle attese, mostrata solo in quel lampo di Roma-Fiorentina. Tuttavia, la Roma lo tiene in rosa anche per la stagione successiva, un po’ perchè in fondo in lui ci crede, un po’ perchè dopo un’annata deludente il suo valore sul mercato è inevitabilmente sceso e la società romana non incasserebbe mai i 13 milioni di lire elargiti al Lanus per acquistare l’attaccante sudamericano. Nel frattempo a Roma arriva Fabio Capello che sostituisce Zeman ed arriva Vincenzo Montella, centravanti che assumerà il comando dell’attacco giallorosso e che numericamente prende il posto di Paulo Sergio, ceduto al Bayern Monaco.
Capello fa subito intuire a Bartelt che per lui ci sarà poco spazio nella nuova Roma, tant’è che l’argentino a gennaio del 2000 dopo appena 3 apparizioni per pochi minuti, lascia l’Italia in prestito e finisce in Inghilterra, a Birmingham dove giocherà nell’Aston Villa. L’avventura inglese terminerà dopo 6 mesi di nulla, nessuna presenza ed un ostracismo totale da parte del tecnico britannico; il ritorno a Roma nell’estate del 2000 dura poco, anche perchè nel frattempo sta scoppiando lo scandalo relativo ai passaporti falsi e Bartelt, che ha ottenuto la cittadinanza italiana pur non avendo discendenti europei, è coinvolto nella vicenda. La dirigenza romanista comincia ad ignorare l’attaccante, il presidente Sensi lo convoca nel suo ufficio e lo invita a cercarsi una nuova squadra poichè Capello ha comunicato la sua intenzione di metterlo fuori rosa; in realtà, è lo stesso Sensi a voler Bartelt via dalla Roma e dall’Italia, sperando che il club romano non sia indagato. Un giorno, durante il ritiro, Bartelt è accovacciato a bordo campo mentre i suoi compagni disputano la partitella di allenamento; Capello lo nota, ferma il gioco e gli chiede: “E tu che ci fai lì?”. Bartelt, sorpreso, risponde: “Mister, lei non mi vuole, che faccio?”. Capello lo spedisce in campo insieme agli altri, la Roma intanto gli trova una sistemazione in Spagna, al Rayo Vallecano dove Bartelt gioca il campionato 2000-2001 nel quale realizzerà una rete contro il Malaga, il suo unico centro in Europa, proprio nell’anno in cui la Roma di Capello domina la serie A e vince il terzo scudetto della propria storia, festeggiato il 17 giugno 2001, circa una settimana prima della sentenza pronunciata dalla Commissione Disciplinare che condanna la società romanista ad un’ammenda di 1 miliardo e mezzo (curiosamente la stessa cifra percepita da Bartelt come stipendio) e all’attaccante argentino una squalifica di due anni.
La punta sudamericana è costretta alla sosta forzata, torna in Argentina e scenderà nuovamente in campo nel 2003 nelle fila del Gimnasia La Plata con cui giocherà senza gloria per due stagioni, iniziando un peregrinare in patria che sarà condito dalla maledizione di un gol mai più trovato dall’ex romanista, prima del suo ritorno all’All Boys, la prima squadra della sua carriera, dove ritroverà qualche soddisfazione sottoporta prima di appendere gli scarpini al chiodo a circa 35 anni ed un rendimento ormai notevolmente basso. Successivamente, la sua condanna per lo scandalo passaporti verrà annullata e la sua posizione stralciata, anzi, l’argentino citerà la Roma in tribunale e la società si vedrà costretta a risarcirlo per circa 9 milioni euro. A Roma, ancora oggi Bartelt è il biondo di Roma-Fiorentina, quello che in un pomeriggio cambiò le sorti di una partita segnata, nell’unico raggio di luce di una carriera senza acuti. Eppure tanto basta per accendere i tifosi romanisti al solo ricordo del suo nome, di quei capelli lunghi e di quella doppia sgroppata sulla fascia che tuttora è leggenda.
di Marco Milan