L’EMA vola ad Amsterdam e Milano resta a bocca asciutta
L’Agenzia Europea del Farmaco si trasferisce ad Amsterdam e Milano vede sfumare il sogno di diventare capitale del settore farmaceutico. Dopo una battaglia finita in pareggio, il sorteggio è stato favorevole alla città olandese
Dopo mesi di “campagna promozionale”, lunedì 20 novembre è arrivato il giorno della verità riguardo all’assegnazione della nuova sede dell’Agenzia Europea del Farmaco, costretta ad abbandonare Londra a causa della Brexit. In lizza per ospitare l’agenzia c’erano diverse città dell’Unione, tutte intenzionate a darsi battaglia per ottenere il prestigioso status di città ospitante. Fra le candidate, oltre a Bratislava, Amsterdam e Copenaghen, vi era anche Milano, che si è presentata a Bruxelles come l’avversaria da battere, mettendo sul piatto della bilancia la prestigiosa location del Pirellone.
Il capoluogo lombardo era senza dubbio la sede più adatta dal punto di vista economico, sia per il suo status di motore d’Europa, sia per il suo essere una piazza finanziaria di importanza internazionale. Eppure ciò che tutti temevano era che su queste considerazioni squisitamente economiche, potessero prevalere altre logiche di tipo politico. In effetti per giorni si è temuto che Bratislava potesse rappresentare il vero ostacolo per la candidatura meneghina a causa del suo essere città dell’est nonché capitale di uno dei Paesi di più recente adesione.
E invece, come spesso accade, tutte le logiche e i ragionamenti sono stati beatamente ignorati da quella che è la vera discriminante in qualsiasi processo: la fortuna! Durante le prime due votazioni, Milano è stata in testa, riuscendo a eliminare sia Copenaghen sia la pericolosissima Bratislava. Tuttavia, al ballottaggio finale la città della Madonnina e Amsterdam hanno ottenuto lo stesso numero di voti. Su quest’ultima votazione ha pesato l’astensione Slovacchia, fortemente delusa proprio dalla sconfitta di Bratislava, ma anche la decisione di Madrid e Berlino di puntare sulla città olandese. Finiti i “tempi regolamentari”, sono arrivati i “rigori, quelli a cui proprio noi italiani non siamo abituati, lo spauracchio che a ogni mondiale, europeo e torneo di calcetto ci fa sudare tutte e sette le camicie in un colpo solo.
Come da tradizione l’urna non ci ha premiato. La nuova sede dell’EMA è stata assegnata Amsterdam, mentre a Milano non restano altro che i sogni di gloria e i commenti più o meno polemici generati dalla sconfitta. Certo possiamo recriminare sull’ingiustizia di questo metodo decisionale che premia il caso e non il merito, sarebbe facile, ma forse anche un po’ banale e probabilmente fuori luogo. Alcuni esponenti politici, soprattutto quelli più critici nei confronti dell’Europa non si sono lasciati scappare l’occasione di bacchettare l’Unione relativamente al procedimento di assegnazione. Eppure se Milano fosse stata una candidata perfetta, molto più adatta delle altre città in lizza, avrebbe dovuto vincere con facilità, non certo trascinando la decisione fino al sorteggio finale, tanto rischioso quanto pragmatico.
Questa non è certo una critica nei confronti del capoluogo lombardo, che si è dimostrata un città all’altezza di competere con le blasonatissime città del nord. Piuttosto è un rimprovero a tutti coloro che puntano il dito un po’ troppo facilmente, nel caso specifico nei confronti di un’Europa che va sì riformata e snellita, ma anche sostenuta e apprezzata nei suoi sforzi. E un biasimo forse va anche al governo italiano che a Bruxelles non è presentato nella sua veste migliore, schierando il sottosegretario Gozi mentre le delegazioni delle altre città candidate erano guidate dai vari ministri.
Comunque, la vera sconfitta di tutta questa storia è Londra, che forse inizia a realizzare quello che significa uscire dall’Europa. Probabilmente il trasferimento di un’agenzia, con la perdita di qualche migliaio di posti di lavori e di un giro d’affari stimato in due miliardi di euro, non farà tornare il governo britannico sui suoi passi. Tuttavia, non è detto che questo e i prossimi step della Brexit non inducano il premier May a ripensare all’ipotesi di un nuovo referendum sull’argomento.
Per quanto riguarda Milano, il capoluogo meneghino saprà sicuramente riprendersi da questa piccola batosta. Negli ultimi anni la città ha saputo mostrare all’Europa e al mondo un volto e una vocazione marcatamente interazionali. Certo, questa è stata un’occasione persa, ma può essere anche un ottimo punto di partenza per eventuali sviluppi futuri. E poi forse, Milano adesso ha ben altro a cui pensare, visto che lo stesso giorno della mancata assegnazione dell’EMA si è vista stappare da una pasticceria di Pompei il titolo di ambasciatrice del panettone italiano 2017. E questa, alla luce del campanilismo enogastronomico che vige nel nostro Paese, è veramente un’onta di proporzioni clamorose.
(di Christopher Rovetti)