“Far Web”, dal lato oscuro dei social alla possibilità di creare ponti
Riceviamo e pubblichiamo
Ci sono luoghi in cui potersi togliere le maschere ed essere se stessi. Ci sono luoghi in cui proprio perché riusciamo ad essere noi stessi, diamo il peggio. Liberi di dire quello che pensiamo contro chi vogliamo, protetti da uno schermo. Così da poter aggiungere all’“uno, nessuno e centomila” – di pirandelliana memoria – un’altra identità. Quella che spesso con imprudenza definiamo identità digitale. Illusi che “virtuale” sia distante anni luce da “reale”, “social moralizzatori” convinti per professione, ci plasmiamo a seconda di un flusso che la rete ha deciso per noi, lasciandoci liberi di sguazzare in vero e proprio “far web”. Sempre più popolato da “webeti”, per usare un termine in voga.
Matteo Grandi, giornalista e autore televisivo indaga da vicino il fenomeno dell’inquinamento della rete consegnandoci uno dei lavori più eloquenti del nostro tempo. Definito come un saggio pop brillante, “Far web” (edito da Rizzoli) – con i suoi dieci capitoli più un glossario finale – sottende qualcosa che pulsa e che arriva fino in superficie, dando origine a discriminazioni, omofobia, fake news dal retrogusto razzista e anti scientifico, cyberbullismo, revenge porn. Non semplice rabbia o frustrazione ma una vera e propria macchina dell’odio dai risvolti inquietanti grazie ai quali grandi players comprano e vendono attenzione a suon di click.
Ma è davvero tutta colpa del web? Quanto siamo diventati incapaci di gestire la nostra libertà d’espressione? Quanto incide su certe derive la mancanza di educazione digitale? E ancora: qual è il ruolo delle diverse piattaforme in un contesto come quello italiano?
Di questo e della possibilità di abbattere i muri mediatici creando ponti, si parlerà venerdì 22 dicembre alle ore 19.30 nel salone parrocchiale di Piazza Magrini a Bari (Palese). Per capire fino in fondo di cosa parliamo quando parliamo di odio e social media.
Saranno presenti anche i giovani dell’ENS (Ente Nazionale Sordi) della sezione provinciale di Bari accompagnati da un’interprete LIS.
(di Anna Piscopo)