Amarcord: il giorno in cui Uwe Seeler andò a giocare in Irlanda per sbaglio
Che il calcio racconti storie che nel tempo divengono leggenda è risaputo, ma alcune volte il paradosso e la stranezza riescono a fondersi in maniera tale da creare episodi che diventano immediatamente miti. Al centravanti tedesco Uwe Seeler, oltre 400 reti in carriera, è capitato qualcosa di simile, una vicenda ai confini della realtà, pardon, ai confini del calcio.
Che cosa dire di Uwe Seeler dopo aver snocciolato i suoi numeri da bomber di razza? Certamente non bello da ammirare esteticamente: basso e tozzo, ma terribilmente efficace sotto porta. Classe 1936, bandiera dell’Amburgo (sua città natale) con cui ha giocato per tutta la carriera mettendo insieme 476 presenze e 404 reti dal 1953 al 1972, oltre alle 43 segnature con la maglia della Germania Ovest dal 1954 al 1970. Ha vinto poco nella sua vita calcistica, appena un campionato tedesco (nel 1960 con doppietta nella finale contro il Colonia) ed una Coppa di Germania (1963), ma ha conquistato una città intera diventandone simbolo e riferimento, trovando riconoscimenti positivi in tutto il paese grazie alle sue prodezze in nazionale che lo hanno reso negli anni uno degli attaccanti più amati nonostante un fisico da”lavoratore” ed una grazia tutt’altro che spiccata; le sue reti di testa (a fronte di un’altezza irrisoria), in acrobazia e la forza fisica nelle gambe, portano la Germania del pallone a definirlo Der Dicke, ovvero Il Grosso, curioso per un calciatore alto nemmeno 1 metro e 70.
Nel 1972 Seeler appende gli scarpini al chiodo a 36 anni e con la consapevolezza di aver dato al calcio tutto ciò che poteva. Amburgo gli riserva una festa da re, lui si congeda dal calcio giocato con un classico stile tedesco, senza emozioni che traspaiano dal suo volto ma con l’anima piena di gratitudine, in fondo la stessa che il popolo amburghese ha nei suoi confronti. L’ex centravanti tedesco si ritira a vita privata ed assiste da spettatore al successo della nazionale (sempre come Germania Ovest) agli Europei del 1972 in Belgio, a quello nei mondiali casalinghi del 1974 e alla sconfitta nella finale di Euro ’76 in Jugoslavia ai calci di rigore contro la Cecoslovacchia. Seeler ha messo su qualche chilo, non aiutato da un fisico tarchiato e da qualche wurstel e birra di troppo, ma tutto sommato a 40 anni si mantiene in una discreta forma fisica, senza però sapere che presto dovrà rispolverare la tenuta da gioco e che la partita che andrà a disputare sarà totalmente diversa da quella che gli era stata prospettata. Il panzer tedesco, che tanti difensori ha beffato in carriera, sta per essere simpaticamente ingannato da un piccolo club irlandese che gli riserverà una sorpresa speciale.
Nel 1978, il Cork Celtic Football Club, formazione del campionato della Repubblica d’Irlanda, un titolo vinto nel 1974, chiama Uwe Seeler come sorta di partecipazione straordinaria per disputare una partita con la maglia giallonera. Il Cork Celtic non è nuovo a simili iniziative: nel 1976, infatti, il club dell’Eire ha avuto fra le sue fila per circa un mese prima George Best e poi Geoff Hurst, ad oggi l’unico calciatore ad aver realizzato una tripletta in una finale della Coppa del Mondo. Dopo lo scudetto del 1974, infatti, il Cork ha perso risalto in Irlanda, non si è ripetuto e fatica a risalire la china; da lì l’idea di farsi notare da tutta Europa ingaggiando calciatori sulla via del tramonto per fargli giocare qualche partita a gettone. Chiamando Uwe Seeler, la compagine irlandese, si supera perchè il tedesco non è un calciatore sulla via del tramonto, è direttamente un ex calciatore, ormai quasi 42 enne e che da 6 anni si è ritirato dalle scene calcistiche. La dirigenza del Cork chiama Seeler al telefono, lo corteggia, sonda la sua disponibilità a disputare qualche partita amichevole, qualche gara per attirare pubblico e notorietà per la squadra e in cui, ovviamente, gli sarà riconosciuto un compenso economico. Seeler è inizialmente riluttante, ha già smesso da 6 anni, viaggia verso le 42 primavere, non è al meglio fisicamente, insomma chi glielo fa fare ad imbarcarsi per l’Irlanda col rischio di fare pure una figuraccia?
Alla fine, però, l’amore per il calcio ha la meglio: Uwe Seeler vola a Cork nell’aprile del 1978, spinto anche dal marchio Adidas, e sottoscrive il mini contratto che lo lega al Cork Celtic Football Club per disputare una gara amichevole come vecchia gloria. In realtà, ciò che pensa lui è che si tratti di una presenza amichevole, mentre la partita che dovrà giocare contro lo Shamrock Rovers, altra formazione irlandese, è in realtà una reale gara di campionato. Il calcio, in Irlanda, non vale certo la Bundesliga tedesca e quando Seeler mette piede allo stadio se ne accorge anche di più: nonostante i 41 anni suonati e la mancanza di allenamenti sulle gambe, l’ex centravanti dell’Amburgo è di gran lunga il miglior calciatore della partita, coi suoi movimenti riesce sempre a farsi trovare pronto e smarcato, i difensori dello Shamrock Rovers sudano le proverbiali sette camicie per stargli dietro. Seeler realizza due reti (una delle quali in rovesciata), poi soccombe assieme ai suoi compagni nella sconfitta per 6-2 rimediata al termine dei novanta minuti.
I giornali irlandesi del giorno successivo, il 25 aprile 1978, scriveranno: “Lo Shamrock Rovers ha giocato un calcio spettacolare pur senza tre titolari, annichilendo il Cork Celtic. Ma le due reti mozzafiato di Seeler rimarranno impresse nella memoria del calcio irlandese anche quando il ricordo di questa semplice partita sarà sbiadito”. Seeler torna in Germania un po’ contrariato per non esser stato avvisato che si trattasse di una gara di campionato ed un po’ orgoglioso per aver dimostrato di cavarsela anche adesso, nonostante l’età e senza allenamento. Una carriera che ufficialmente, però, termina con l’unica presenza e le due reti nel Cork Celtic Football Club dopo la lunghissima militanza nell’Amburgo; peraltro, proprio a Seeler è legato l’ultimo ricordo della società irlandese che si scioglie nel 1979 dopo aver concluso il campionato in ultima posizione. Nel suo libro autobiografico, Danke Fußall, Seeler parla della partita in Irlanda come di un semplice cameo, senza dedicare all’evento un particolare risalto. Eppure, nella pluridecorata carriera del centravanti tedesco, quel Cork Celtic-Shamrock Rovers 2-6 del 24 aprile 1978 si colloca probabilmente come la gara più strana ed inconsueta della sua vita calcistica, una partita giocata quasi per sbaglio, come se fosse una sgambata con gli amici e valevole invece per storia, almanacchi, statistiche e leggende di un calcio dai sapori ormai andati.
di Marco Milan