Amarcord: il Messina che metteva paura alle grandi della serie A

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Una festa indescrivibile, resa ancor più esaltante dal non essere stata prevista ad inizio stagione e dall’attesa per una serie A aspettata per 40 anni. Il 5 giugno 2004 lo stadio Celeste di Messina è una bolgia ed un concentrato di eccitazione, perchè la squadra padrona di casa, allenata da Bortolo Mutti, ha appena battuto 3-0 il Como e centrato aritmeticamente la promozione dopo 39 anni di attesa ed appena 3 di serie B, categoria ritrovata dopo un decennio di retrocessioni e fallimenti. La serie A attende Messina, ma Messina non sa ancora che il bello sta per arrivare.

Il presidente del club giallorosso è Pietro Franza, giovane imprenditore che ha risollevato una città calcisticamente decaduta e finita ai margini del calcio professionistico a metà anni novanta. In panchina resta Bortolo Mutti, la squadra non viene rivoluzionata e si appoggia sempre sui soliti cardini, in porta il bravo e scattante Marco Storari, in difesa il terzino sinistro Alessandro Parisi che è pure uno dei bomber della squadra, dotato di un piede mancino potente e preciso, tiratore dalla distanza e specialista sui calci di punizione, oltre che primo rigorista della squadra. In attacco, invece, è tornato il centravanti Riccardo Zampagna dopo il prestito alla Ternana, ed è un attaccante con poca tecnica ma tanto cuore, fiuto del gol ed imprevedibilità, bravissimo in acrobazia. C’è anche qualche uomo d’esperienza in rosa, come il mediano Massimo Donati, ex Atalanta e Milan, l’ex juventino Raffaele Ametrano o l’attaccante Arturo Di Napoli, tanto estro e fantasia, un piede sinistro vellutato che avrebbe meritato una carriera più prestigiosa. Nessuno si aspetta qualcosa in più della salvezza, anzi, in molti ai nastri di partenza della serie A 2004-2005 pronosticano il Messina come sicura retrocessa al termine del campionato che dopo quasi mezzo secolo torna a 20 squadre partecipanti.

Ma in riva allo Stretto nessuno vuole risvegliarsi da un sogno meraviglioso: la squadra in pochi anni è passata dai campi polverosi della serie D alla serie A, ritrova il sentitissimo derby contro la Reggina e va a far visita a stadi come Milano, Roma o Torino. A proposito di impianti, il presidente Franza ha riservato una sorpresa splendida per i messinesi: il piccolo stadio Celeste, storico, caldo, amato dalla tifoseria ma ormai vetusto, viene sostituito dal moderno San Filippo, più grande, più adatto alla serie A e alle rinnovate ambizioni della società peloritana e che arriverà anche ad ospitare la nazionale italiana. L’esordio del Messina nella massima serie dopo 40 anni arriva domenica 12 settembre 2004 a Parma: emiliani in maglia bianca con croce nera, siciliani in completo rosso con banda orizzontale gialla, la tenuta che ricorda il vecchio Messina che giocava in serie A negli anni sessanta. La squadra di Bolchi non ha grandi timori reverenziali, il Parma non è più lo squadrone di qualche anno prima e la gara termina 0-0 regalando al Messina un ottimo punto, buono per il morale e, tutto sommato, pure per la classifica, anche perchè dopo la trasferta di Parma per i giallorossi si preparano due sfide a dir poco proibitive, ovvero il debutto casalingo contro la Roma e la trasferta di San Siro contro il Milan campione d’Italia in carica, curiosamente due gare contro le squadre dominatrici del campionato precedente.

Domenica 19 settembre: a Messina piove, ma nulla ferma la città nel giorno dell’esordio casalingo dei siciliani nel nuovo stadio. La Roma, inoltre, vive un momento di grande difficoltà ed il suo allenatore, l’ex centravanti tedesco Rudi Voller, non riesce ad inquadrare la squadra giallorossa che può però contare su calciatori di spessore internazionale, da Panucci a Chivu, per non parlare dell’attacco con Cassano, Montella e Totti. La partita è una delle più belle del campionato, uno spot per il calcio offensivo e per chi critica la serie A di troppo tatticismo: al 21′ il Messina si porta in vantaggio con Parisi che trasforma un calcio di rigore, permettendo ai siciliani di ritrovare la rete in serie A dopo un’attesa interminabile e facendo esplodere di gioia lo stadio San Filippo. La Roma, però, al netto di un’evidente disorganizzazione, ha anche carattere e soprattutto campioni: la fantastica giornata del Messina deve infatti fare i conti con quella altrettanto strabiliante di Vincenzo Montella che al 35′ sigla il pareggio. Ad inizio ripresa, però, il Messina torna in vantaggio con Sullo, prima che ancora Montella geli lo stadio messinese con altri due gol che permettono al centravanti campano di realizzare 4 reti in 2 partite e portare la Roma sul 3-2; tutto finito per il Messina, più o meno pensano tutti così, sia allo stadio che davanti alla televisione o ascoltando la radio. Ma è destino che quella giornata sia magica per Messina e per la squadra di Mutti: è il 68′, infatti, quando Montella sigla la terza rete giallorossa, sembra la fine ma è solo l’inizio, perchè la Roma si siede ed il Messina sale in cattedra con sfrontatezza ed orgoglio, non vuole perdere la prima partita casalinga in serie A dopo tanti anni, non vuole perdere al debutto nel nuovo stadio. Al 74′ il centrocampista Giampà raccoglie il 3-3, lo stadio è ormai una bolgia, un catino infuocato che spinge i giallorossi verso una vittoria insperata, impossibile e che invece arriva proprio a ridosso del 90′ quando la difesa romanista lascia colpevolmente Zampagna solo e libero di scattare verso l’area di rigore; il centravanti messinese corre verso il portiere che gli si fa incontro, poi lo beffa con un colpo sotto che scavalca l’estremo difensore giallorosso e fa insaccare la palla generando il totale delirio in uno stadio ormai impazzito. 4-3 per il Messina che con 4 punti in due giornate è autore di un avvio di campionato nettamente al di sopra di ogni più ottimistica previsione.

Ma, come diceva Corrado, non finisce qui. Passano appena tre giorni dalla sbornia dopo Messina-Roma che i giallorossi si ritrovano a San Siro la sera di mercoledì 22 settembre per il turno infrasettimanale in casa del Milan campione d’Italia. Lo stadio milanese è invaso da migliaia di sostenitori messinesi, provenienti dalla Sicilia ma anche di quelli residenti in Lombardia ed in tutto il nord Italia, perchè l’occasione è imperdibile per una tifoseria che ha vissuto ai margini del calcio per decenni ed ora può prendersi diverse rivincite. Pazienza che il Milan sia una delle formazioni migliori d’Europa e che le speranze per la squadra di Mutti siano vicine allo zero, l’importante è esserci. Nesta, Maldini, Stam, Gattuso, Seedorf, Shevchenko, Kakà: basterebbero i nomi per spaventare il Messina che è però un gruppo sbarazzino e sfrontato, una banda di ragazzotti terribili, uniti dentro e fuori dal campo, che affrontano la serie A senza paura e senza timori. Se dovranno tornare in serie B lo faranno combattendo e non da vittime sacrificali. Il Milan si accorge ben presto di avere di fronte una formazione di tutto rispetto: i rossoneri non sfondano, anzi, devono stare attenti alle veloci ripartenze degli avversari. Ad inizio ripresa, però, Pancaro porta in vantaggio il Milan sugli sviluppi di un calcio d’angolo: la partita prende la piega rossonera e per il Messina sembrano finite le speranze. Neanche il tempo di rimettere la palla in gioco che la difesa milanista si dimentica di Giampà che fugge verso la porta di Dida e lo batte in diagonale: 1-1 e tutto come prima. A questo punto il Milan si innervosisce ed il Messina, come una grande vera, approfitta del momento di sbandamento dei rossoneri per colpire ancora: è un’altra volta Zampagna a realizzare la rete che manda in visibilio il popolo messinese, un 2-1 che non sembra vero è e che è invece l’esatta realtà. L’assalto del Milan non porta a nulla, il fischio finale lascia una squadra incredula, inginocchiata in mezzo al campo come se non volesse più lasciare quel terreno magico ed una città che non crede ai suoi occhi, passata in pochi anni dal vedere la propria squadra arrancare contro Sancataldese e Milazzo a vederla sbancare San Siro.

Ora il Messina è su tutte le prime pagine dei giornali, dopo 3 giornate è imbattuto, gioca bene e vive con un entusiasmo che può permettergli di vivere ancora altre giornate di gloria. Qualcuno teme che la squadra di Mutti possa avere le vertigini, ma è proprio il tecnico a frenare gli entusiasmi: “Restiamo tutti calmi – dice alla vigilia di Messina-Chievo – perchè noi non dobbiamo vincere lo scudetto, ma soltanto salvarci”. La gara contro i veneti termina 0-0, ma la successiva sempre al San Filippo contro il Siena finisce 4-1, segna ancora Parisi, segna Di Napoli, la squadra giallorossa veleggia al secondo posto della classifica e si appresta a sfidare la capolista Juventus alla ripresa del campionato. Sabato 16 ottobre allo stadio Delle Alpi di Torino, infatti, Juventus-Messina è un’inattesa sfida al vertice, lo squadrone di Fabio Capello al cospetto dei ragazzi terribili di Bortolo Mutti, la signora del calcio italiano contro la piccola neopromossa. I messinesi sognano ancora, ma stavolta arriva la prima sconfitta stagionale: la Juve vince 2-1, però il Messina spaventa i bianconeri negli ultimi venti minuti dopo il gol di Zampagna ed esce a testa altissima dal Delle Alpi. Qualcosa inizia però a non andare, come se il primo ko avesse frenato gli entusiasmi: i giallorossi perdono in casa 4-1 contro il Lecce, poi vengono battuti anche all’Olimpico dalla Lazio e non arrivano certo al meglio all’attesissimo derby dello Stretto contro la Reggina, in programma il 31 ottobre 2004.

Lo stadio San Filippo è pieno e festante, ci sono anche tanti tifosi reggini, la rivalità è enorme, il pubblico è compatto nonostante le due sconfitte consecutive, perchè il derby contro la Reggina non può essere preso alla leggera, vale tanto per la classifica e per l’onore dei sostenitori peloritani che da anni subiscono gli sfottò dei calabresi. La partita non è bellissima, il Messina è bloccato, le brutte partite con Lecce e Lazio si fanno sentire, la Reggina è più esperta e si porta in vantaggio poco dopo la mezz’ora con Bonazzoli; una brutta botta per i giallorossi che rientrano a testa bassa negli spogliatoi uscendone però trasformati. Non si sa cosa dica Mutti all’intervallo, non si sa cosa scatti nella mente dei calciatori giallorossi, fatto sta che nella ripresa il Messina mette alle corde gli amaranto calabresi, pur non sfondando. Il pubblico incita la squadra, ma ha anche paura che lo sforzo non basti; fino ai 4 minuti che cambiano la storia della gara: al 65′ pareggia Zampagna, al 69′ arriva il 2-1 di Di Napoli che capovolge la partita e permette al popolo messinese di vivere un’altra giornata di gloria in quell’inizio di campionato a dir poco esaltante. Messina che dimostra di poter stare ben lontano dalla zona retrocessione, capace di battere le rivali per la salvezza (al San Filippo cadono Brescia ed Atalanta) e di fermare anche qualche avversaria maggiore come dimostra lo 0-0 nel derby siciliano contro il Palermo. Lo 0-5 patito a San Siro contro l’Inter non scalfisce le certezze della squadra di Mutti che continua ad avere la propria identità e che comincia il girone di ritorno battendo 1-0 il Parma grazie ad una rete di Arturo Di Napoli a dieci minuti dal termine, una vittoria che precede il periodo più complicato del Messina nella stagione del ritorno in serie A.

Dopo Messina-Parma, infatti, i giallorossi perdono a Roma contro i giallorossi dopo essere stati in vantaggio per 2-0, poi vengono travolti in casa dal Milan 4-1 ed escono sconfitti pure dalla trasferta col Chievo. Il pareggio di Siena dopo due vantaggi precede quello prestigioso contro la Juventus, bloccata sullo 0-0 al San Filippo, ma anche la sconfitta di Lecce, maturata praticamente in extremis e che fa leggermente vacillare la classifica dei siciliani. La sfida del 6 marzo contro la Lazio diventa dunque importantissima per non far precipitare sicurezze ed ambizioni dei giallorossi e non sciupare quanto di buono fatto finora; la Lazio è in difficoltà, dopo anni di vittorie è incappata in una stagione che la sta relegando in zona retrocessione e non può permettersi passi falsi, così come il Messina che vive un momento complicato dopo l’avvio a razzo. La partita è nervosa, i siciliani dimostrano però più sangue freddo e lucidità, vincono 1-0 grazie al gol del mediano Coppola e si gettano alle spalle il periodo nero. La salvezza è ormai ad un passo e la storica vittoria a Reggio Calabria, 2-0 firmata da Cristante e D’Agostino, permette al Messina di battere in entrambe le partite i cugini calabresi ed involarsi verso una clamorosa qualificazione in Coppa Uefa. Il successo per 2-1 contro l’Inter, ancora una volta in rimonta grazie alle reti di Di Napoli e del brasiliano Rafael è prestigiosissimo, ma le sconfitte contro Atalanta e Brescia, oltre ai pareggi con Bologna e Sampdoria, vanificano la rincorsa Uefa, anche se il settimo posto finale è un risultato comunque insperato ad inizio campionato. 48 punti in classifica, 3 in più della Roma, 4 in più della Lazio e dei rivali storici della Reggina, battuti peraltro sia all’andata che al ritorno. Il Messina manca l’accesso in Coppa Uefa e rinuncia ad iscriversi all’Intertoto, ma lascia il campionato 2004-2005 da trionfatore, la più bella sorpresa del torneo, la squadra che per un po’ ha fatto sognare forse tutta la nazione.

La favola del Messina in serie A termina praticamente qui perchè i giallorossi nell’annata successiva non ripeteranno le gesta del 2004-2005, anzi, andranno incontro ad una stagione disgraziata che li porterà ad un’amara retrocessione assieme a Lecce e Treviso. Bortolo Mutti verrà esonerato e sostituito nelle ultime giornate da Gian Piero Ventura, lo scandalo di Calciopoli dell’estate 2006 e la conseguente retrocessione in serie B della Juventus, però, riammetteranno i siciliani in A, ma ancora una volta, anche nel campionato 2006-2007, i giallorossi non saranno in grado di ripercorrere le orme della bellissima squadra ammirata al primo anno. Tre allenatori cambiati: Bruno Giordano (due volte), Alberto Cavasin e Bruno Bolchi, non bastano ad invertire la rotta di un campionato nato anche discretamente con due vittorie nelle prime tre giornate, compreso il 2-0 alla Reggina, ma finito malissimo con l’ultimo posto in classifica ed una retrocessione certificata a tre turni dalla fine con la sconfitta casalinga contro l’Inter. A nulla servono le 19 reti di Christian Riganò, bomber di una squadra troppo timorosa, pallido ricordo di quella ammirata solo due stagioni prima.

Roma-Messina 4-3 del 27 maggio 2007 è ad oggi l’ultima gara dei peloritani in serie A, una caduta rovinosa che li ha riportati fra i dilettanti dopo guai giudiziari del suo ex presidente Franza ed economici che hanno causato due fallimenti ed una dolorosa ripartenza dalla serie D. Lontano ma mai sbiadito il ricordo di quel campionato 2004-2005 in cui il Messina ha spaventato la serie A, ha sgomitato contro le grandi, ha vinto a Milano, ha fatto parlare di sè come se grande lo fosse per davvero; gli eroi di San Siro, così li hanno chiamati per un anno intero, gli eroi che per 9 mesi hanno fatto battere i cuori di un’intera città.

di Marco Milan

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