Pixar, 30 anni di animazione: in mostra i capolavori dell’animazione digitale
Al Palazzo delle Esposizioni di Roma dal 9 ottobre al 20 gennaio 2019, 400 opere per ripercorrere la storia della casa di produzione cinematografica
Tornare bambini è il sogno di molti e a volte realizzarlo è molto semplice: basta un gioco o una mostra sui cartoni animati. Per sapere cosa c’è dietro la realizzazione di capolavori come Toy Story e Ratatouille, è stata inaugurata lo scorso 9 ottobre al Palazzo delle Esposizioni di Roma, la mostra dal titolo “Pixar, 30 anni di animazione”, dedicata ai 30 anni della casa di produzione cinematografica specializzata in CGI (animazione digitale).
Tanta l’affluenza di grandi e bambini nelle prime due settimane. L’entusiasmo è intergenerazionale, come la fantasia. Il percorso della mostra è ricco e lineare perché segue anno dopo anno i successi della Pixar. Sono esposte 400 opere tra disegni, sculture, bozzetti, storyboard e video che mostrano la grande abilità di artisti e disegnatori Pixar nel carpire e trasformare in immagini e personaggi, i sentimenti, i sogni, le paure, le ambizioni di ciascuno.
Toy story, Cars, A bug’s life, Ratatouille, Inside out, Coco sono alcuni dei capolavori d’animazione della Pixar. La mostra ripercorre le tappe del processo creativo che porta alla realizzazione di film di animazione come questi: il copione (cosa succede, quando e chi), lo story board (dalla storia scritta alla sequenza visiva grazie a schizzi raggruppati in scene e poi assemblati in un formato video, chiamato “reel” o “animatic”), il colorscript (strumento che traduce il contenuto emotivo di una storia attraverso l’uso del colore e della luce), i disegni dei personaggi, il set design, il model packet, la maquette (creazione dei modelli tridimensionali in argilla dei personaggi), la registrazione dei dialoghi, il rendering, la musica, gli effetti sonori.
Quello che emerge è la capacità della fabbrica dei sogni di Emeryville (California) di combinare sapientemente l’arte tradizionale (disegni, colori a tempera, pastelli e scultura) con la tecnologia e i digital media. Un film Pixar ad esempio, è composto da 24 fotogrammi al secondo, per un film di 90 minuti significano quasi 130 mila fotogrammi o singole immagini possibile grazie al rendering (processo computazionale di compressione dell’immagine).
Aperta fino 20 gennaio 2019, la mostra è un omaggio a questa realtà dell’animazione digitale fondata nel 1986 e acquistata nel 2006 dalla Walt Disney Company. La storia della Pixar parte nel 1979 quando il regista George Lucas (American Graffiti, Guerre stellari) incontra Ed Catmull (esperto di grafica computerizzata) e gli propone di creare un algoritmo in grado di sviluppare effetti grafici computerizzati da utilizzare nel campo dell’intrattenimento. Nasce la Computer Division della LucasFilm. Nel 1984 arriva John Lassater (disegnatore della Disney). Nel 1986 Steve Jobs acquista la divisione di computer grafica della LucasFilm. Nasce la Pixar.
Nel 1995 esce Toy Story (distribuito dalla Disney), primo film di animazione interamente realizzato al computer. È campione d’incassi e dopo una settimana dall’uscita del film, la Pixar si quota in borsa. John Lasseter nel 1996 vince per Toy Story l’Oscar per il primo lungometraggio interamente animato al computer mentre il film ottiene una nomination per la migliore sceneggiatura originale. Il gioco di Gery (1997) vince l’Oscar come miglior corto di animazione. Il 1997 è l’anno di A bug’s life: secondo lungometraggio della Pixar e record di incassi. E così a seguire Monsters&Co (2001), Alla ricerca di Nemo (2003), Gli Incredibili (2004), Cars (2006), Ratatouille (2007), Wall-E (2008), Up (2009), Ribelle (2012), Inside Out (2015), Il viaggio di Arlo (2015), Coco (2017), Gli incredibili 2 (2018).
Grazie alla Pixar giocattoli, insetti, pesci, macchinine e topi prendono vita, raccontano storie ed emozioni, stimolano la fantasia di tutti. Osservazione e ricerca sono alla base del modus operandi di Pixar per garantire credibilità (la scoperta della “memoria corta” dei pesci fu frutto delle ripetute immersioni degli artisti Pixar con alcuni biologi durante la fase di realizzazione di Nemo). Anni di lavoro, talento creativo, sforzo collettivo, gioco di squadra e approccio multidiscisciplinare caratterizzano l’ambiente Pixar. E questo emerge dalla mostra: creare film d’animazione è un processo complesso e in continua trasformazione. Si passa dalle idee alle parole, ai disegni e quindi ai modelli informatici. Si seguono i personaggi destrutturati, meri schizzi, che poi pian diventano disegni e poi immagini in movimento.
Progettata da Fabio Fornasari, architetto e museologo di grande fama, la mostra propone una lettura basata sui concetti di Personaggio, Storia e Mondo che sono gli elementi cardine nella realizzazione di un film Pixar. Si aggiungono al percorso due installazioni, l’Artscape e lo Zoetrope, che grazie agli strumenti digital, ricreano le emozioni uniche dell’animazione digitale.
(di Alessandra Esposito)