Formula 1: i voti della stagione 2018
Lewis Hamilton e la Mercedes ancora campioni, la Ferrari ad inseguire, la Red Bull bella ma incompleta, le altre a raccogliere briciole. Questo il brevissimo riassunto della stagione 2018 di Formula 1, analizzata più approfonditamente con voti e resoconti in attesa del prossimo campionato.
VOTO 10, LEWIS HAMILTON: Perfetto. Anche più della sua Mercedes. Forse basterebbero i numeri a fotografare la grandezza del pilota inglese, giunto al suo quinto mondiale della carriera, il quarto da quando guida la vettura tedesca. 11 pole position stagionali (per la quarta volta di fila il migliore dell’anno in qualifica), 11 vittorie, record di pole nella storia della Formula 1 (83), primato delle 91 vittorie di Michael Schumacher (91 a 73 per il tedesco) pericolosamente vicino. Come se non bastassero tali cifre da capogiro, Hamilton ci ha messo tanto del suo al volante, con una Mercedes in difficoltà nella prima parte della stagione e con una Ferrari in grande spolvero, l’inglese ha piazzato i colpi giusti al momento giusto: ha fatto valere la stoffa del campione senza sbagliare una mossa, ha vinto in Germania a casa di Vettel subito dopo essere stato battuto in Inghilterra dal tedesco, ma lo ha fatto partendo dalla 14.ma posizione. Ha vinto a Monza, ha dominato da fine estate al termine del campionato, dimostrando che forse anche nella Formula 1 moderna e tecnologica, qualche volta il pilota conta più della macchina.
VOTO 9, CHARLES LECLERC: Si merita applausi e complimenti, così come si è meritato la promozione in Ferrari per il 2019. Il giovane pilota monegasco ha mostrato qualità e personalità fuori dal comune alla sua prima stagione in Formula 1: al volante della Sauber Alfa Romeo, il piccolo esordiente ha collezionato 39 punti piazzandosi al 13.mo posto della classifica finale, mostrando talento e padronanza di guida, oltre ad una maturità poco pronosticabile per un debuttante. Sesto posto in Azerbaigian come miglior risultato stagionale, 4 settimi posti nelle ultime 6 gare, tenace, intelligente ed aggressivo, Leclerc ha spodestato Kimi Raikkonen dalla Ferrari a suon di prestazioni e risultati; il confronto col compagno di squadra Ericsson (39 punti a 9), poi, la dice lunga sul valore della vettura svizzera e su quello dei rispettivi piloti. Parleremo ancora di lui, tanto e a lungo.
VOTO 8, MAX VERSTAPPEN: La Red Bull è all’apparenza inaffidabile, a volte imprendibile, altre volte sottotono, spesso alle prese con guai elettronici e al motore, costantemente incostante. Ma l’olandese è lì, sempre e comunque fra i primi, a battagliare fra un’imprecazione via radio ed un sorpasso spericolato che solo le menti dei grandi campioni partoriscono. Spesso criticato per manovre azzardate, Verstappen dimostra anno dopo anno di crescere, smussando gli angoli più aggressivi del suo carattere ma mantenendosi propositivo, arrivando in alcune occasioni al limite, ma consentendo al pubblico di assistere sempre a spettacoli e rimonte sensazionali. Due vittorie agguantate (Austria e Messico), un’altra scippatagli dalla follia del doppiato Ocon in Brasile, 10 podi e l’impressione che non appena guiderà una macchina competitiva per 20 gran premi su 20 avrà tutte le credenziali per lottare fino alla fine per il titolo.
VOTO 7, SEBASTIAN VETTEL: Forse un voto basso per il vice campione del mondo? Forse, ma di certo il mondiale del tedesco ha vissuto di alti e bassi, soprattutto perchè in piena estate c’era la spiccata convinzione che il favorito per la vittoria del campionato fosse proprio lui. Vettel è partito a razzo, grazie anche ad una Ferrari che per buona parte della stagione è stata la miglior macchina del lotto: ha vinto all’esordio in Australia e si è ripetuto anche in Bahrain, poi ha gestito il vantaggio su Hamilton prima del disastro casalingo ad Hockenheim quando stava dominando, salvo poi finire contro le barriere per il primo di tanti errori che lo hanno portato a perdere il campionato. Ha vinto bene a Silverstone, vero, ma per troppa foga ha sbagliato a Monza dove è andato in testacoda nel tentativo di riprendere Hamilton al primo giro, finendo ultimo e fermando la sua rimonta fino al quarto posto. Ha sbagliato in Giappone, ha perso smalto dal Belgio (ultima vittoria) alla fine della stagione, agevolando il ritorno di Hamilton che dall’Italia in poi non ha più mollato. Anche la Ferrari ha le sue colpe, ma l’impressione è che Vettel abbia gettato la spugna sul più bello, inspiegabilmente, rimandando di almeno un anno ancora il suo primo trionfo in rosso dopo quelli alla Red Bull del fantastico quadriennio 2010-2013.
VOTO 6, DANIEL RICCIARDO\KIMI RAIKKONEN: L’australiano della Red Bull incappa in una stagione alquanto sfortunata, culminata con la decisione di lasciare la scuderia austriaca per approdare nel 2019 in Renault con tutti i rischi del caso. Bello e jellato, Ricciardo ha vinto con merito in Cina e a Montecarlo, ha ottenuto due pole position (Montecarlo medesima e Messico), ma proprio dal gran premio del Principato è sprofondato in una crisi clamorosa con 6 ritiri (in totale 8 stagionali) dovuti a guasti meccanici di una Red Bull che è sembrata volersi vendicare della sua scelta di cambiare squadra, deprimendo un pilota talentuoso e determinato, ma che ha finora raccolto assai meno di quanto seminato. Diverso il discorso per Raikkonen, all’ultima stagione in Ferrari prima del ritorno alla Sauber, per molte settimane abulico ed intento a salvare i piazzamenti senza particolari acuti, prima dell’exploit di Monza con la pole position soffiata a Vettel e, soprattutto, del ritorno alla vittoria negli Stati Uniti dopo 5 anni di attesa. Un finale in crescendo, il terzo posto nella classifica iridata e i 12 podi stagionali rendono il campionato del finlandese più che sufficiente, a far media con una prima parte sonnacchiosa e tutta al servizio del compagno di squadra.
VOTO 5, VALTTERI BOTTAS: Quando guidi la macchina campione del mondo e non vinci neanche una gara in campionato, forse qualcosa che non va c’è. Il finlandese della Mercedes non è certo il talento più puro della Formula 1 ed è costretto a servire umilmente sua maestà Hamilton, ma le prestazioni di Bottas nel 2018 sono state fortemente al di sotto delle attese. Zero vittorie, due pole position, la prima in Austria col gran premio poi finito in malora a causa di un ritiro, la seconda in Russia con vittoria sacrificata a vantaggio di Hamilton a cui occorrevano quei 7 punti in più per distanziare ancor di più Vettel in classifica; inconsistente, abulico nei testa a testa coi rivali, Bottas si è progressivamente spento durante l’anno, accontentandosi di volta in volta e finendo col perdere pure la terza posizione in graduatoria a fine stagione, lasciata al connazionale Raikkonen. Il 2019 sarà quasi certamente il suo ultimo anno in Mercedes, un’annata da affrontare in maniera meno grigia per un pilota che ad oggi può fregiarsi del poco ambito titolo di essere stato l’unico dell’epoca moderna a non vincere neanche un gran premio con il missile Mercedes.
VOTO 4, MCLAREN: La conclusione del disastroso rapporto con la Honda e l’inizio di quello con la Renault sembrava dover schiarire la nebulosa situazione della storica scuderia inglese, incappata invece nell’ennesima stagione incolore. E dire che l’inizio era stato pure incoraggiante, soprattutto con Fernando Alonso, quinto al debutto in Australia ed a punti per le prime 5 gare consecutive; anche Vandoorne aveva racimolato qualcosa e per la McLaren c’era qualche spiraglio di rinascita, spazzato via da un proseguimento di campionato terrificante: ritiri a raffica, Alonso a barcamenarsi come poteva, Vandoorne uscito di scena (e di pista) praticamente in maniera sistematica. Sesto posto finale nella classifica costruttori, 62 punti totali (50 di Alonso, 12 del belga), un lieve miglioramento rispetto al passato ma troppo poco ancora per tornare ai vecchi fasti e alle vittorie che furono. Appiedati i due piloti in vista del 2019 quando al volante della McLaren ci saranno Sainz e l’esordiente Norris che avranno il difficile compito di riportare in alto una squadra che, al netto del motore, fatica a ritrovarsi anche come telaio.
VOTO 3, ESTEBAN OCON: Non bastava una stagione nettamente inferiore rispetto alla precedente, una Force India in calo e in stato societario confusionale, e la certezza di non avere un sedile per il 2019, perchè il francese ha voluto fare anche di peggio: la sua manovra scellerata e sconsiderata in Messico quando da doppiato ha ostacolato e mandato fuori pista Max Verstappen togliendogli una vittoria ormai certa a pochi giri dalla fine, merita il cappello da asino ed un pellegrinaggio dietro la lavagna. Un’idea tanto imprudente quanto inutile per un pilota che non aveva più nulla da chiedere alla sua gara e al suo campionato, terminato al 12.mo posto e con 13 punti in meno del compagno di squadra Perez. I dobloni di papà Stroll che ha comprato la scuderia indiana portando in dote il figlio dalla Williams appiedano Ocon per il prossimo anno, quando il francese sarà la terza guida della Mercedes, in attesa che da Stoccarda silurino Bottas per il 2020 affidando il suo volante proprio ad Ocon. Forse.
VOTO 2, I REGOLAMENTI: La Formula 1 continua ad essere lo sport del “va bene così, forse, poi vediamo“. Le regole esistono ma sono criptiche, quasi mai chiare, come se si volessero applicare a seconda del momento o della situazione. Che dire dei famosi fori della Mercedes, prima tenuti aperti per evitare l’usura delle gomme, poi richiusi perchè forse irregolari ed infine considerati legali? Non sono stati certo loro l’arma vincente della scuderia tedesca, ma certo vivere nell’incertezza del loro lecito utilizzo o meno ha tenuto tutti col dubbio proprio nella fase cruciale del campionato. Stesso dicasi per le batterie della Ferrari, o per l’utilizzo della Virtual Safety Car, delle penalizzazioni in qualifica (Hamilton con Sirotkin in Brasile, tanto per fare un esempio) e in gara (vedi il già citato Ocon con Verstappen in Brasile). La Formula 1 vuole rinnovarsi, attirare nuovamente pubblico, ma per ora il nuovo ordinamento politico ha portato solo allo slittamento delle gare di 10 minuti, come se partire alle 14:10 anzichè alle 14 fosse la panacea di tutti i mali. Serve altro, molto altro ancora.
VOTO 1, WILLIAMS: Piange e sanguina il cuore di tutti gli appassionati nel vedere una scuderia storica ed un marchio blasonato ridotto in questo modo. La squadra britannica è ormai una comparsa in Formula 1, occupa pressochè costantemente l’ultima fila dello schieramento ed è il fanalino di coda del campionato, buon per loro che nell’automobilismo non esistano le retrocessioni. Stavolta non sono bastati neanche i potenti motori Mercedes, perchè il telaio della macchina era davvero poca cosa: appena 7 punti racimolati (6 da Stroll e uno da Sirotkin), gestione della squadra pessima, piloti inadeguati ed inesperti, involuzione durante la stagione e quell’impressione di smantellamento e disinteresse che aleggia sinistramente in tutto l’ambiente. Nel 2019, col ritorno di Robert Kubica, il debutto di Russell ed un maggior impegno della Mercedes, la Williams proverà a rialzarsi e a lasciare quell’ultimo posto in classifica che stride enormemente con la storia di un marchio prestigioso e troppo importante per la Formula 1.
VOTO 0, HELMUT MARKO: Senza nulla togliere alle capacità del dirigente austriaco, uno degli artefici dei successi della Red Bull negli anni passati, il gesto dell’ex pilota in Messico nei confronti di Daniel Ricciardo è stato da voltastomaco, come minimo. La Red Bull si appresta a vivere le qualifiche del gran premio di Città del Messico da grande favorita, la prima fila è molto più che alla portata della scuderia rappresentata da Marko stesso che, logicamente, è in fibrillazione. Red Bull che, si sa, punta i suoi gettoni su Max Verstappen, considerato il futuro rispetto a Ricciardo che ha peraltro già deciso da settimane che nel 2019 andrà a correre in Renault; Verstappen è un fulmine, acciuffa la pole, ma un attimo dopo ecco Ricciardo a soffiargliela per un non nulla. Prima fila interamente per la Red Bull (non accadeva da anni), ma forse col pilota sbagliato davanti, con quell’impertinente di Ricciardo che ha scippato la prima pole position di carriera al predestinato Verstappen che manca anche così l’occasione di essere il più giovane di sempre a riuscirci. Marko non si trattiene, scruta i tempi del giro di Ricciardo, vede l’australiano prima dell’olandese e si rammarica sbattendo nervosamente il pugno sul tavolo. Mai visto. Inconcepibile come un rappresentante di una squadra dia sfogo al suo sconcerto per un successo di un suo pilota. Normale avere preferenze, bruttissimo palesarle così in mondovisione, per una caduta di stile difficilmente recuperabile.
di Marco Milan