Roma, Donne protagoniste della mostra alla Galleria d’Arte Moderna
Il racconto delle donne nell’arte e nella società, da fine Ottocento ad oggi, in un centinaio di opere tra dipinti, sculture, grafica e fotografia in mostra alla GAM di Roma
La rappresentazione della donna e l’evoluzione del suo ruolo nell’arte, nella cultura e nella società, tra Ottocento e Novecento, sono al centro della mostra “Donne. Corpo e immagine tra simbolo e rivoluzione” inaugurata il 24 gennaio e visitabile fino al 13 ottobre 2019 alla Galleria d’Arte Moderna di Roma.
Promossa dall’Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, in collaborazione con Cineteca di Bologna, Istituto Luce – Cinecittà, la mostra a cura di Arianna Angelelli, Federica Pirani, Gloria Raimondi, Daniela Vasta propone una selezione di opere, provenienti dalle collezioni d’arte contemporanea capitoline e alcune mai esposte prima, che ripercorrono l’evoluzione dell’identità femminile fino ai giorni nostri.
Il percorso espositivo si apre con la sezione “Amor sacro e Amor profano”, nella quale il corpo della donna è rappresentato in modo ambivalente: dall’ideale di donna angelicata in Le Vergini savie e le Vergini stolte (1890-1891) di Giulio Aristide Sartorio, espressione della stagione simbolista a Roma, all’apparenza decadente delle ninfe nel Frigidarium di Alessandro Pigna (1882) fino a La Sultana di Camillo Innocenti (1914), in cui il nudo femminile si lascia contemplare, seducente e provocante.
La donna è in posa nella sua nuda identità, nella dimensione più intima che fa emergere le molteplici sfaccettature dell’anima. Dall’essere confinata all’ambito domestico e familiare, la donna inizia a essere percepita come peccaminosa e tentatrice, è la femme fatale che nella declinazione cinematografica trova una connotazione positiva nelle icone del divismo. Agli inizi del Novecento e fino agli anni Venti, diventano popolarissime le “Dive”, che incarnano donne concrete, determinate e passionali, lontane dal ruolo subalterno tradizionalmente loro riservato, come Lyda Borelli (1884-1959), prima grande diva del cinema muto italiano ed altre attrici in quelli anni protagoniste assolute della cultura dell’immagine, come racconta il video realizzato dalla Fondazione Cineteca di Bologna e proposto in una piccola sala del museo dove sono esposti piccoli bronzetti che impersonano i sentimenti delle donne.
L’esposizione si concentra anche sugli sguardi e sulle emozioni che emergono dai ritratti. La fotografia e l’indagine psicologica nel Novecento trasformano il ritratto non solo in un genere, ma in una rappresentazione della percezione che gli artisti hanno di sé e della società. Colpisce il volto enigmatico di Elisa Marcucci, moglie di Giacomo Balla, nell’opera Il dubbio (1907-1908), uno dei capolavori dell’artista che riesce a rendere eterno un semplice attimo, proprio come eterno è il fascino femminile.
La rassegna sugli sguardi è suggestiva e profonda, talvolta è la rappresentazione di un’identità inquieta, come in Violette di Enrico Lionne (Della Leonessa) (1913), Susanna di Felice Casorati (1929), una donna nuda che si lascia osservare, impassibile, da un uomo alle sue spalle, o ancora Le Sorelle (1929-1930) di Cesare Breviglieri, dove lo specchio da espressione della vanità femminile diviene simbolo di una ricerca identitaria.
Oltre ai ritratti, nel secondo piano della mostra c’è spazio per un focus sull’opera dell’artista romano Fausto Pirandello “Il remo e la pala” (1933), in prestito dal Museo del Novecento di Milano, insieme alle altre due opere, “Figura meravigliata” (1934) e Palestra (Bagnanti) (1934-1935), appartenenti alla collezione della Galleria di Arte Moderna di Roma. Dai dipinti emerge una realtà deformata delle anatomie, ferme e fisse in un equilibrio instabile, memore di influssi cubisti e caratterizzate dall’immediatezza espressiva.
La Grande Guerra segna un momento storico di rottura, l’inizio dell’emancipazione sociale delle donne, dai primi movimenti delle suffragette in Europa all’ingresso delle donne nel mercato del lavoro nel periodo bellico. Alle donne “Mogli e Madri” è dedicata una sezione della mostra nel ventennio tra le due guerre mondiali. Se da un lato, infatti, emerge una maggiore consapevolezza del ruolo della donna, compressa dal desiderio di partecipazione alla vita sociale del Paese e dal “ritorno all’ordine” propugnato dal Fascismo, che riservava alla donna l’esclusivo ruolo di madre, dall’altra parte si fa strada anche l’idea di una “donna nuova”, ugualmente cara alla propaganda di regime che promuoveva attività sociali e collettive finalizzate al consenso e a formare cittadine pronte a rispondere alle necessità delle patria.
Grazie anche alla partecipazione femminile alla Guerra di Liberazione, emergono spinte di emancipazione e un nuovo desiderio di partecipazione alla vita pubblica. Tra i momenti più significativi c’è la conquista diritto di voto da parte delle donne nel 1946 per arrivare all’azione dei collettivi femminili, fondamentale nell’alimentare la riflessione sulle differenze di genere. L’altra ego, l’opera nata dalla collaborazione tra Giosetta Fioroni e Marco Delogu (2012), è l’esempio dell’espressione di una nuova identità femminile.
Immagini documentarie provenienti da ARCHIVIA – Archivi Biblioteche Centri Documentazione delle Donne testimoniano come il corpo femminile sia diventato nel tempo protagonista del dibattito pubblico e politico. Il Manifesto del 1° Congresso Nazionale dell’U.D.I. (Unione Donne Italiane) e la locandina sulla Conferenza Nazionale sull’Aborto, per citare alcuni dei documenti esposti che raccontano alcune delle lotte femministe più recenti e significative del secolo scorso.
“Donne non si nasce, si diventa”, scriveva la saggista e filosofa Simone de Beauvoir, come sottolinea un cartello esposto nell’ultima sala della mostra. Uno slogan del movimento femminista, attuale ancora oggi.
Nel primo ventennio degli anni Duemila, c’è ancora spazio per una riflessione sul ruolo delle donne.
Le occasioni non mancano a partire dai fatti di cronaca e suggerite anche dalle molteplici letture – artistica, sociale, storica e politica – proposte dal percorso espositivo: un’occasione per ricordare le conquiste del passato e per pensare a quelle ancora da raggiungere in futuro.
La mostra è gratuita per i possessori di Carta MIC e per tutta la sua durata sarà arricchita da nuove opere presentate al pubblico nel ciclo “L’opera del mese”. Da aprile ad ottobre, sono previste iniziative culturali (incontri, letture, performance, presentazioni, proiezioni, serate musicali e a tema) che ne approfondiranno le tematiche. In primavera, la Galleria d’Arte Moderna lancerà il contest #donneGAM, che invita i visitatori a postare fotografie di donne protagoniste della propria storia familiare, di ieri e di oggi. Tutte le fotografie condivise sui social saranno trasmesse in mostra, tramite un monitor, in un’area appositamente allestita.
Foto di Elena Angiargiu