Bisceglie, è vera emergenza sociale. Ma c’è una politica che pesca voti da certe famiglie
Ci gireremo dall’altra parte pure questa volta. Come se nulla fosse accaduto. Perché a noi biscegliesi l’omertà fa comodo: è la strada più facile da percorrere quella del “non sono cazzi miei”. Eppure, a me dentro ribolle il sangue. Non riesco a far finta di niente.
C’è un’emergenza sociale colossale in questa città se i ragazzini sparano senza scrupoli, a cielo aperto, per difendere le dosi di droga da spacciare.
C’è un’emergenza sociale colossale se intere famiglie, paranze di disperati, nel nostro centro storico si prestano allo smercio di stupefacenti, traffico governato da grossi gruppi criminali.
Ed è l’emergenza sociale che bisogna affrontare: questa dovrebbe essere, per le istituzioni locali e nazionali, la priorità delle priorità.
Le vuote parole di incoraggiamento alle forze dell’ordine, da qualunque parte arrivino, mi fanno imbestialire. Mi fanno tanto più incazzare quando arrivano da quella politica che pesca a piene mani, durante le elezioni di qualsiasi tipo, dai pacchetti di voti di quei gruppi.
La lotta alla malavita è una questione eminentemente sociale e culturale. Non solo militare. Le forze dell’ordine non bastano.
È arrivato il tempo di sollevare il capo? È arrivato il tempo di affrontarla dal basso questa questione sociale? È arrivato il momento di dar vita ad una rete spontanea di persone per bene?
Sicuramente è arrivato il momento di parlarne a pieno petto, di tirar fuori la testa, cari struzzi biscegliesi, dalla sabbia del silenzio. Io che su questi temi non ho mai taciuto, vi lancio un appello a non tacere più. Facciamo partire dal basso, davvero, con tutte le iniziative possibili, una nuova stagione di impegno attivo contro la criminalità.
Non la vogliamo chiamare mafia? Chiamiamola come volete. Semplicemente e rabbiosamente, dico: non ci sto più a vedere questa città far finta di niente. E voi?