Amarcord: Zoran Ban e la grande illusione juventina
In molti lo paragonavano ad Alen Boksic, fuoriclasse croato dell’Olympique Marsiglia a cui faceva la corte mezza Europa. Dicevano fossero simili, ma lui, Zoran Ban, dell’asso conterraneo aveva solo la nazionalità e il taglio di capelli, come del resto alla Juventus hanno avuto modo di valutare in fretta.
Zoran Ban nasce in Croazia, a Rijeka (la vecchia Fiume), il 27 maggio 1973, è un attaccante, alto (1 metro e 86) e molto dotato tecnicamente. Debutta in prima squadra col Rijeka nel 1990 a neanche diciott’anni: troppo il talento del ragazzo per lasciarlo nelle giovanili, troppa la voglia del piccolo club slavo di metterlo in mostra e rivenderlo se manterrà quelle premesse che sanno tanto di predestinato. In tre stagioni al Rijeka, Ban colleziona 38 presenze ed 11 reti e ben presto l’Europa gli affibbia il soprannome di erede di Alen Boksic, campione croato come lui che ha tre anni in più e vale già un sacco di soldi. Nell’estate del 1993, proprio quando Boksic passa dal Marsiglia alla Lazio, il Rijeka riceve la telefonata della Juventus: “Vorremmo informazioni su Zoran Ban”. I croati si guardano, pensano di non aver capito bene: in fondo il loro talento si sta comportando benino, ma forse non è ancora al livello di un club come la Juve. Fatto sta che a 19 anni, Ban si trasferisce a Torino, vestirà il bianconero e sarà il quarto straniero della squadra, la scommessa che la famiglia Agnelli e Giovanni Trapattoni vogliono vincere.
In Italia, alla vigilia della stagione 1993-94, è il Milan a dettar legge: i rossoneri guidati da Fabio Capello hanno vinto gli ultimi due scudetti consecutivi, la Juventus, fresca vincitrice della Coppa Uefa, ha riportato a casa da un anno Giovanni Trapattoni e cerca di ridurre il distacco da un Milan che anche per l’annata che si appresta ad iniziare appare il grande favorito per la vittoria finale. I bianconeri vogliono provarci, hanno il pallone d’oro Roberto Baggio, hanno Gianluca Vialli, in porta Angelo Peruzzi e contano anche nella sorpresa di un giovane come Zoran Ban che, chissà, può essere la mina vagante di un’annata che a Torino si aspettano migliore delle ultime, con quello scudetto che la Juventus non vince dall’ormai lontano 1986. Ma Ban resta coi piedi per terra: “Nel mio paese c’è la guerra – dice al suo arrivo in Italia – sono già felice di essere a Torino dove potrò passeggiare e andare al cinema liberamente, e se poi riuscirò ad imparare dai campioni della Juve e a giocare sarò ancora più felice”.
Non si fa illusioni, insomma, questo ragazzo grande e grosso ma un po’ timido. Lui sa che dovrà lavorare ed avere pazienza, nel ritiro estivo prova a convincere un Trapattoni che ha molta fiducia in lui ma che a mandarlo in campo per il momento non ci pensa proprio. E’ in questo momento, peraltro, che il tecnico juventino si accorge che Ban di talento ne ha ma che forse non tutto è così perfetto come gli era stato descritto; l’attaccante croato fatica ad entrare in sintonia col gruppo e non sembra pronto ad affrontare un campionato duro e tatticamente complesso come quello italiano. Per il momento, pertanto, Ban se ne sta a guardare gli altri, deve imparare e mettersi alla pari con una squadra esperta ed affamata di vittorie come la Juventus. Non avere i riflettori accesi addosso, però, potrebbe essere anche un vantaggio per la punta slava che può dunque allenarsi con calma senza l’assillo di dover dimostrare tutto e subito.
Il campionato inizia e Ban, quarto straniero della Juventus, se lo guarda dalla tribuna; il regolamento dell’epoca dice che fra campo e panchina in serie A possono essere portati 3 stranieri per ogni squadra, per cui la Juve sacrifica inizialmente il giovane croato. Fra il 26 e il 28 settembre, però, la carriera di Ban sembra ad una svolta: domenica 26 si gioca Lecce-Juventus, sesta giornata di un campionato che sta vedendo già il Milan scappar via in testa alla classifica e una Juve costretta all’inseguimento. Il Lecce, dal canto suo, ha iniziato come peggio non avrebbe potuto con 5 sconfitte nelle prime 5 gare e l’obbligo di muovere la classifica pur con i bianconeri di fronte. Fa caldo ancora al Via del Mare, un caldo estivo che blocca i muscoli di una Juventus ancora in rodaggio e colpita dal leccese Baldieri al 22′; un colpo durissimo per gli uomini di Trapattoni, sotto contro l’ultima della classe che peraltro non accenna ad abbassare i suoi ritmi. L’allenatore juventino deve rinunciare in questa sfida al difensore brasiliano Julio Cesar che ha così liberato il posto per Ban che siede in panchina.
Le squadre vanno al riposo col Lecce avanti 1-0, Trapattoni è una furia negli spogliatoi, pretende una reazione con gli attributi da parte dei suoi per capovolgere il risultato. La Juve inizia la ripresa attaccando, Baggio impegna due volte il portiere Gatta, poi dalla panchina si alza Zoran Ban che prende il posto di Moller e fa così il suo debutto in serie A; pochi minuti e il croato diventa subito protagonista: riceve palla spalle alla porta e mentre prova a girarsi subisce la strattonata del difensore pugliese Gazzani che lo butta a terra causando il calcio di rigore che Roberto Baggio trasforma con maestria. Il risultato non cambierà più e Ban è l’unico juventino a salvarsi in un pomeriggio da dimenticare per una Juve che lascia sul campo dell’ultima in classifica un punto e tanti dubbi sulla sua reale competitività per la vittoria finale del campionato. Trapattoni non resta certo indifferente e il martedì seguente lancia il croato dal primo minuto a Mosca contro la Lokomotiv nella gara valevole per i trentaduesimi di finale di ritorno della Coppa Uefa. Poco da segnalare in una partita vinta dai bianconeri 1-0 dopo il 3-0 dell’andata, ma per Ban la sensazione che qualche spazio possa esserci anche per lui.
Ban ritroverà il campo domenica 28 ottobre entrando a partita in corso nel 4-0 della Juventus sul Genoa, quindi il successivo 2 novembre in Coppa Uefa quando gioca gli ultimi 15 minuti della sfida contro i norvegesi del Kongsvinger. Sembra il trampolino di lancio per la punta croata che però da questo momento finisce nelle retrovie, un po’ perchè Trapattoni in attacco ha Baggio, Vialli, Ravanelli, Moller e uno scalpitante Alessandro Del Piero e un po’ perchè Ban sembra non progredire, anzi, regredisce sia negli allenamenti che nei pochi spezzoni di partite che gli vengono concessi. Durante la settimana, poi, il giovane slavo passeggia per Torino oppure se ne va in giro in macchina con una vecchia Fiat Cinquecento che gli permette di conoscere anche le campagne piemontesi. Ma gli spazi per lui si riducono sempre più, la Juventus insegue il Milan in campionato e avanza in Coppa Uefa, la formazione è più o meno sempre la stessa e Trapattoni non ha più tempo di fare esperimenti.
L’ultima presenza di Zoran Ban con la maglia della Juventus è del 1 marzo 1994 quando al 34′ prende il posto dell’infortunato Fabrizio Ravanelli nella sconfitta rimediata dai bianconeri a Cagliari nell’andata dei quarti di finale di Coppa Uefa. La stagione termina con la Juve seconda in campionato ed eliminata proprio dal Cagliari in Europa, in estate Trapattoni lascia Torino dove arriva Marcello Lippi che ricostruisce la squadra che vincerà subito lo scudetto e l’anno dopo anche la Coppa dei Campioni. Per Ban non c’è più possibilità di mettersi in mostra e il croato lascia l’Italia dopo 2 sole presenze in serie A, 3 in Coppa Uefa, una in Coppa Italia e nessun gol. Poca sintonia con la squadra e quell’etichetta di nuovo Boksic che non è riuscito a confermare; fra il 1994 e il 1996, Ban giocherà discretamente in Portogallo prima al Belenenses e poi al Boavista (6 reti totali), quindi il ritorno in Italia ma in serie B quando ormai il treno del grande calcio è passato: al Pescara, nell’annata 1996-97, l’ex juventino colleziona 9 presenze ed un solo gol all’ultima giornata contro il Padova che non gli valgono la conferma.
Il periodo migliore della carriera, Ban lo vive in Belgio dove con le maglie di Mouscron e Genk riesce a realizzare ben 46 reti fra il 1997 e il 2003. Col Genk nel 2000 vince anche la coppa nazionale trovando la via del gol nella finale contro lo Standard Liegi, quindi, dopo un breve passaggio sempre in Belgio al Mons, torna per la terza volta in Italia nel 2004 al Foggia in C1: le premesse sono ottime, Ban ha ormai 31 anni, ha accumulato esperienza e in serie C può fare la differenza; nelle prime 5 giornate di campionato segna 2 reti, poi è costretto a rientrare in tutta fretta in Croazia a causa di seri problemi familiari che lo obbligano alla sospensione dell’attività agonistica e in estate al ritiro dopo non esser riuscito a trovar squadra neanche in patria.
Si chiude così una carriera abbastanza anonima per un talento mai in grado di mettere in mostra tutte le sue qualità. La chiamata della Juventus a soli 19 anni non ha aiutato Zoran Ban che però neanche dopo la breve e poco fortunata esperienza bianconera ha fatto vedere di che pasta fosse fatto. Un po’ di indolenza, l’occasione giusta arrivata nel momento sbagliato, forse anche un’attesa inversamente proporzionale ad un talento bravo ma non così eccellente come sembrava. E’ stato bravo ma non troppo, alla Juventus lo ricordano come una meteora, lui del resto probabilmente ci aveva visto lungo già allora quando disse: “Sono felice di essere alla Juve, se poi dovessi anche giocare sarebbe il massimo”. Ecco, appunto.
di Marco Milan
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