Social oscurati per Eddi Marcucci, “sorvegliata speciale” che lottò l’Isis
Il 12 novembre scorso, la Corte d’Appello di Torino riserva la decisione sulla conferma del regime di sorveglianza speciale imposto a Maria Edgarda Marcucci. Esito sospeso, ci sarà ancora da aspettare.
Limite alla libertà di movimento e riunione, obbligo di dimora tra le 21 e le 7, divieto assoluto di allontanamento dalla città di Torino, di incontrare più di cinque persone, di accedere senza limitazioni agli spazi pubblici, compresi supermercati e bar. Passaporto e patente requisiti, una carta d’identità non valida per l’espatrio, un piccolo quaderno rosso, la carta precettiva, dove annotare ogni spostamento. Edgarda Marcucci è stata ritenuta dalla Procura di Torino un soggetto socialmente pericoloso, avendo appreso l’uso delle armi in Kurdistan, viene ritenuta in grado di utilizzare queste competenze nel contesto italiano.
Andando con ordine, Eddie nel 2017 parte per la Siria e si unisce alle milizie curde del Rojava, combatte al fianco dell’Unità di Protezione delle Donne (YPJ). Non è l’unica, in Siria ci sono anche Paolo Andolina, militante dell’Unità di Protezione Popolare (YPG), Jacopo Bindi, volontario civile nel TEV-DEM, il giornalista Davide Grasso e Fabrizio Maniero, anche loro combattenti dello YPG.
Al loro rientro in Italia, dopo aver contrastato l’avanzata dell’Isis a fianco del popolo curdo, nessun plauso o elogio, arriva però nel gennaio del 2019 la notifica della proposta di sorveglianza speciale per tutti e cinque, che verrà convalidata solo per Eddie. Il 17 marzo del 2020, mentre tutta l’Italia è già in lockdown, a Eddie ne viene imposto uno personalizzato, che non è ancora terminato. Il ricorso del 12 novembre non ha dato nessun esito.
Su cinque persone ritenute socialmente pericolose dalla Digos, a subire l’onta di veder ristrette le proprie libertà personali è stata solo Edgarda Marcucci, unica donna dei proposti al regime. Se gli appelli resteranno inascoltati e la Procura di Torino non revocherà la sua decisione, Eddie dovrà vivere secondo queste limitazioni per altri diciassette mesi. Nel frattempo tutti i suoi profili social sono stati oscurati.
Il regime di sorveglianza speciale è una misura di prevenzione che appartiene ad una concezione autoritaria dello Stato, era infatti prevista dal Codice Rocco del 1931, è stata tuttavia più volte confermata e addirittura estesa, rispetto a pene e violazioni, l’ultima volta nel settembre del 2011. Altrettanto spesso ne è stata messa in discussione la sua legittimità costituzionale e la sua conformità alla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, in quanto può essere posta in essere anche solo sulla base di indizi, senza nessuna prova.
Tanto è bastato alla Procura di Torino, che continua a portare avanti la sua decisione. Ora, l’unica cassa di risonanza di Edgarda Marcucci, privata anche della libertà d’espressione sul web, restano le tante persone che ne sostengono la causa e gli ideali: «per me è ancora più importante garantire che lo Stato italiano non sancisca un precedente così grave come la mancanza di rispetto alle Forze siriane democratiche e alla rivoluzione confederale. Mi interessa anche, ed è uno dei motivi per cui sono tornata in Italia, che sia garantita la possibilità di continuare a parlare di questa meravigliosa impresa umana che si sta cercando di realizzare in Kurdistan».
(di Azzurra Petrungaro)