Formula 1, le pagelle del 2020
Se ne va anche il campionato 2020 di Formula 1, il più breve degli ultimi anni, che ha incoronato ancora Lewis Hamilton, campione del mondo per la settima volta, proprio come Michael Schumacher. Il riassunto dell’annata nelle pagelle assegnate ai protagonisti.
VOTO 10, HAMILTON\MERCEDES: Un binomio ormai perfetto quello tra il fuoriclasse inglese e la scuderia tedesca, giunta al settimo mondiale consecutivo vinto, sia per i piloti che nei costruttori. La macchina è perfetta, ha conquistato 15 pole position su 17, ha vinto 13 gare (11 con Hamilton e 2 con Bottas) stracciando ancora una volta la concorrenza. E che dire di Hamilton? Il pilota campione del mondo ha intaccato ogni record, dalle 98 pole position alle 95 vittorie, dai 7 titoli mondiali alle 49 gare di fila concluse al traguardo. Merito della macchina? Certo, quella aiuta, ma anche Bottas (voto 5) ha lo stesso sedile sotto il sedere eppure i risultati sono diversi, molto diversi. Hamilton vince perché ad una vettura straordinaria unisce talento, personalità, esperienza e voglia di migliorarsi sempre e non accontentarsi mai; il rinnovo per il 2021 è alle porte, ma l’impressione è sempre stata che a marzo sarebbe partito il conto alla rovescia per l’ottava corona iridata del campione di Stevenage.
VOTO 9, FIA\LIBERTY MEDIA: Per una volta, un voto alto va anche alla politica. Bravi gli organizzatori ad allestire in piena emergenza un campionato più corto (e più europeo) ma ugualmente avvincente e in cui si sono riscoperte piste dimenticate come Imola e la Turchia, oltre alla prima volta del Mugello in Formula 1 e di Portimao, per uno splendido gran premio del Portogallo che mancava dal 1996 e che gli appassionati vorrebbero di nuovo fisso nel calendario. E poi un enorme applauso e ringraziamento alla Federazione che, con Jean Todt in testa, si è battuta negli ultimi 25-30 anni per garantire all’automobilismo quella sicurezza sempre mancata nelle decadi precedenti. La FIA ha dismesso i panni del fatalismo più intransigente, ha smesso di considerare i piloti come un esercito mandato in guerra e che inevitabilmente perderà qualche soldato strada facendo, iniziando a tessere la tela per uno sport più sicuro che mettesse al primo posto la salute e l’incolumità dei protagonisti. L’introduzione dell’Halo sulle vetture, la rapidità dei soccorsi e la preparazione fisica scrupolosa dei piloti, addestrati anche ad evitare il peggio, hanno salvato la vita a Romain Grosjean, miracolosamente illeso dal rogo della sua Haas in Bahrain.
VOTO 8, PEREZ\VERSTAPPEN: Solido, concreto e talentuoso il pilota messicano della Racing Point che a 30 anni e dopo 190 gran premi ha colto la sua prima vittoria in Formula 1, sfruttando una monoposto ben costruita e col battito del motore Mercedes a garantire velocità e prestazioni. Quarto nella classifica piloti e col rischio di restare senza squadra per il 2021, in attesa che la Red Bull sciogliesse le riserve sul futuro di Alexander Albon: Perez accanto a Verstappen, dunque, e francamente lasciarlo senza volante sarebbe stato davvero un peccato. Buona anche la stagione di Verstappen con due vittorie (Silverstone ed Emirati Arabi) ed una pole position (sempre negli Emirati Arabi), oltre a 11 podi ed il terzo posto in classifica generale. Con una macchina più competitiva ed una miglior gestione dei momenti cruciali, il pilota olandese potrà dire la sua anche in chiave mondiale, magari a partire dal prossimo anno quando la Red Bull potrebbe avvicinarsi ancora di più allo strapotere della Mercedes.
VOTO 7, RICCIARDO\MCLAREN: La Renault è nettamente migliorata rispetto agli anni passati e l’australiano ha sfruttato l’ottima annata della scuderia francese conquistando 119 punti, il quinto posto nel mondiale e due podi (Germania e Imola), rimanendo costante nell’arco dell’intera stagione, dimostrandosi migliore del compagno di squadra Ocon a cui ha rifilato ben 57 punti di distacco. Un ottimo biglietto da visita per Ricciardo, pronto a sedersi su una McLaren che è stata una delle grandi sorprese del campionato col terzo posto finale nella classifica costruttori (miglior risultato dal 2012), due podi ed ambizioni rinnovate in vista del 2021 quando Ricciardo e Norris saranno pronti a dare battaglia a Red Bull e Mercedes, magari non ancora per tornare in prima fila come negli anni d’oro, ma quantomeno per riportare in alto un nome ed un marchio storico della Formula 1.
VOTO 6, RACING POINT: Partita con grandi ambizioni, il motore Mercedes e tanti soldi spesi per essere al livello dei migliori, la scuderia inglese ha leggermente deluso le attese, nonostante la pole position di Stroll in Turchia ed il successo di Perez in Bahrain. Dopo un avvio sprint, infatti, la Racing Point ha veleggiato più o meno a metà schieramento, eccezion fatta per qualche acuto, con la conseguenza che la McLaren (più regolare) è riuscita a conquistare il terzo posto finale nella coppa costruttori, pur senza vincere neanche una gara e con 2 podi contro i 3 della Racing Point che dal prossimo anno si trasformerà in Aston Martin con Sebastian Vettel accanto a Lance Stroll e il traguardo di quella terza posizione nel mondiale, sfuggito nel 2020 ma nuovamente a disposizione nel 2021.
VOTO 5, LECLERC: Dopo la sfavillante annata d’esordio in Ferrari, il monegasco è incappato in una stagione negativa, assorbito dal disastro totale della scuderia di Maranello, mai così male da inizio anni novanta. Ottavo nella classifica piloti con appena 98 punti, due soli podi, 4 ritiri, 3 gare fuori dalla zona punti e diversi errori che hanno compromesso e rovinato un campionato deludente per il ferrarista. Il talento è enorme, così come la maturità di riconoscere le proprie responsabilità e non accusare i vertici per aver costruito una vettura lenta, difficile da guidare e poco competitiva, ma anche da Leclerc ci si attendeva qualcosa in più, tanto in qualifica quanto in gara dove (vedi Monza, ad esempio) alle volte si è innervosito pasticciando più del dovuto e lasciando per strada punti preziosi. L’aver salvato il salvabile in una stagione da dimenticare lo salva parzialmente, ma non gli evita l’insufficienza.
VOTO 4, HAAS\ALFA ROMEO: Difficile tracciare il confine tra inadeguatezza della vettura ed errori dei piloti, certo è che tanto la scuderia americana quanto quella italo svizzera hanno di che rammaricarsi per un campionato più che deludente. L’Alfa ha chiuso al terz’ultimo posto con appena 8 punti, peraltro equamente divisi fra i piloti (4 a testa per Giovinazzi e Raikkonen), ancora peggio è andata alla Haas che di punti ne ha racimolati solamente 3 (2 con Grosjean ed uno con Magnussen) e che spesso, soprattutto in qualifica, è stata dietro anche alla Williams fanalino di coda. Entrambe sono risultate macchine inaffidabili, lente e quasi mai in lotta per la zona punti, nonostante le premesse iniziali che le avrebbero volute accanto alle prestazioni dell’Alpha Tauri (che ha invece addirittura vinto un gran premio con Gasly a Monza) e finite invece costantemente nelle retrovie.
VOTO 3, ALBON: Competere con un fenomeno come Verstappen non sarebbe facile per nessuno, ma il confronto tra l’olandese ed il giovane thailandese è a dir poco impietoso: 2 vittorie ed una pole position per Verstappen che, oltretutto, si è piazzato davanti al compagno di squadra in qualifica 17 volte su 17. Albon, inoltre, non è riuscito a raccogliere neanche le briciole, conquistando due soli podi (terzo posto al Mugello e nella prima gara in Bahrain) contro gli 11 dell’olandese, oltre a non dar mai la sensazione di avere la situazione sotto controllo nonostante una vettura molto competitiva. I vertici della Red Bull si sono interrogati sul futuro dell’anglo asiatico: da una parte la volontà di dargli un’altra possibilità confermando la linea aziendale di utilizzare solo piloti provenienti dall’accademia casalinga, dall’altra il tentativo di affidare la seconda guida ad elementi più esperti e solidi come Perez o Hulkenberg, in grado di portare a casa ancora più punti per la squadra in ottica mondiale. Alla fine ha prevalso la sicurezza e la destrezza di un Perez, pronto a confrontarsi con una vettura da podio costante, mentre per Albon si aprono inevitabilmente le porte della disoccupazione, con l’obiettivo di ritrovare un sedile nel 2022 dopo essersi interrogato sui perché del suo parziale fallimento.
VOTO 2, FERRARI: Un disastro in piena regola. A parlare dalle parti di Maranello sono perlopiù i numeri: zero vittorie, zero pole position, appena tre podi (giunti peraltro più per disgrazie altrui che per meriti propri), neanche un giro percorso in testa nei 17 gran premi disputati. Mai così male dal 1993, peggio soltanto nel 1980, la Ferrari ha progettato e poi sviluppato una macchina lenta sul dritto e ingestibile in curva, mai competitiva in qualifica su qualsiasi pista, specialmente quelle veloci come Spa o Monza dove infatti sono arrivati i risultati peggiori, fino ad arrivare all’onta di essere doppiati con regolarità da Mercedes e Red Bull, giungendo a distacchi abissali dalle prime posizioni. Il 2021 non dovrebbe portare la Ferrari a competere per il titolo, ma la speranza dei tifosi è che quantomeno le prestazioni migliorino e che le rosse possano lottare con McLaren, Renault ed Aston Martin per il podio e per piazzamenti vagamente in linea col blasone e la storia del cavallino rampante.
VOTO 1, MERCEDES IN BAHRAIN: Manca Hamilton, positivo al Covid, al suo posto ecco lo scalpitante Russell che, dopo un anno a sgomitare nelle retrovie con la povera Williams, ha l’occasione della vita e vuole sfruttarla al meglio. Ci riesce, il piccolo inglese, che in qualifica per poco non soffia la pole position a Bottas, poi brucia il finlandese in gara al via e sfreccia verso la sua prima vittoria in Formula 1. In molti pensano che sotto il casco ci sia in realtà Hamilton perché la guida di Russell è perfetta, autoritaria, fino al patatrac del box che lo chiama per la sosta in regime di Safety Car quando forse non ce n’era bisogno, sbaglia le gomme e deve richiamarlo per tamponare il pasticcio. Il ragazzo non si scompone e in un batter d’occhio è nuovamente addosso ai primi con tanto di sorpasso a tutta velocità all’attonito Bottas. Infine, altra sosta per una sospetta foratura, nono posto finale e una delusione così forte da sfogare che è Toto Wolff in persona ad aprirsi in radio per scusarsi. Il ritorno alla Williams appare così una beffa ancora più atroce per un talento che meriterebbe altre occasioni su una vettura migliore e senza l’incredibile dose di malasorte che lo ha privato di un successo meritatissimo.
VOTO 0, WILLIAMS: Il blasone e la storia di 43 anni di Formula 1 spazzati via da annate così disastrose da non far quasi più notizia. Per la prima volta dal 1978 la Williams chiude il campionato senza punti, costantemente in ultima fila con Latifi e ringalluzzita solo dal talento di Russell che però da solo ha potuto far ben poco, annegando come gli altri nel mare di mediocrità di una scuderia che una volta dominava il mondiale e che ora sorprende quando non è ultima. Poche risorse, poca competenza, neanche il motore Mercedes ha salvato gli inglesi dalla vergogna dello zero in classifica; l’addio della famiglia Williams e l’arrivo di una nuova proprietà (che manterrà però lo storico nome) potrebbe riportare la vettura britannica a rivedere un po’ di luce, magari senza grandi risultati, magari un passo alla volta, sperando che qualcosa lentamente si muova. Far peggio di quest’anno, del resto, appare francamente impossibile.
di Marco Milan