Un “pass verde” per il ritorno alla normalità
Green pass e il problema legato alla tutela della privacy
Se nella prima fase della pandemia il principale argomento di discussione era rappresentato dalla temibile app di tracciamento Immuni (a proposito, anche voi vi state chiedendo dove sia finita?), in questa nuova e non migliore parentesi il tema ricorrente sembra esser rappresentato dai passaporti vaccinali, meglio conosciuti come “Green pass”.
Non mettetevi comodi, anche questa volta il tragitto risulta all’apparenza assai tortuoso, a cominciare dalle regole sulla libera circolazione, sulla privacy, sui diritti dei lavoratori a livello sia europeo che nazionale di cui bisogna ovviamente tener conto.
Ma niente panico…procediamo con ordine.
Che cos’è il Green Pass?
Il 17 marzo 2021 la Commissione europea presentava una proposta finalizzata alla creazione di un certificato verde digitale con lo scopo di facilitare la libera circolazione dei cittadini nell’Unione Europea durante la pandemia.
Cosa certificano precisamente questi pass? Nello specifico, ci attestano se una persona è stata vaccinata contro il virus, se ha ottenuto un risultato negativo ad un test diagnostico oppure se è guarita dalla Covid-19.
Secondo la proposta presentata, il Green Pass sarà disponibile sia digitalmente che in cartaceo, in forma totalmente gratuita, nella lingua ufficiale dello Stato membro in cui viene rilasciata (oltre che in inglese) e con un QR code che ci garantirà l’autenticità del nostro certificato.
Il “digital green pass”, in quanto facente parte del regolamento di Consiglio e Parlamento europeo, dovrebbe tecnicamente esser approvato seguendo la procedura ordinaria di co-decisione prevista, ma questo non deve smorzare gli entusiasmi. Già si vocifera, infatti, che probabilmente l’iter sarà accelerato al fine di consentire in tempi più rapidi – addirittura entro giugno – una circolazione più fluida e sicura all’interno del territorio europeo, ed è per questo che i più audaci lo hanno già ribattezzato come il “passaporto salva estate”.
Il modello israeliano
Un esempio di attuazione di questo nuovo strumento, per quanto a noi possa sembrare ancora lontano, lo troviamo già concretizzato in Israele.
Mentre in Italia ci prepariamo alla nostra seconda Pasqua in lockdown, infatti, da oltreconfine ci arrivano le immagini di un vita che sembra esser ritornata alla normalità, in cui hanno ripreso a funzionare gran parte delle attività economiche, inclusi ristoranti, caffè, scuole, eventi culturali, attrazioni turistiche.
Se tutto ciò sembra un bellissimo sogno, in realtà non è altro che il risultato di una campagna vaccinale condotta a tempo di record, grazie ad una immediata disponibilità di grandi dosi di fiale, ad una diffusione capillare dei centri vaccinali e alla digitalizzazione del sistema sanitario israeliano.
In questo quadro idilliaco il vero punto di svolta sarà a breve rappresentato dal green pass che permetterà ai fortunati cittadini israeliani di accedere in totale sicurezza a cinema, teatri, ristoranti e stadi di calcio.
Come funzionerà nel concreto questo green pass? Il capo della task-force anti Covid del Maccabi Health-Services Arnon Shahar ci informa che il passaporto verde in chiave israeliana sarà formato da due componenti: la prima, riservata a chi è stato vaccinato, verrà rilasciata una settimana dopo la seconda dose, con una durata di sei mesi, mentre la seconda, destinata a chi è guarito, avrà validità fino al 30 giugno.
Queste prime attuazioni israeliane ci permettono quindi di assaporare un primo spiraglio di libertà di cui sicuramente i green pass non possono che rappresentare lo strumento principale attraverso cui si da inizio ad un lento e graduale ritorno alla normalità.
Privacy: verso una legge nazionale
Alla luce degli innumerevoli risvolti positivi derivanti dalla proposta di un passaporto digitale europeo, non possono sottacersi le ombre che si annidano dietro alla sua attuazione pratica.
Nello specifico, come posto in evidenza dal Garante della privacy italiano, il problema maggiore che si pone è relativo alla tutela della privacy dei cittadini, in quanto, ad esser coinvolti sono dati particolarmente delicati e, pertanto, un loro trattamento non corretto implicherebbe conseguenze gravose per i diritti fondamentali degli individui.
“Discriminazioni, violazioni e compressioni illegittime di libertà costituzionali”, sono queste le maggiori preoccupazioni dell’Autorità la quale, in un comunicato stampa di pochi giorni fa, stabiliva perentoriamente che senza una copertura normativa adeguata, la distinzione tra vaccinati e non, da rendere esplicita attraverso una card o una app, sarebbe illegittima.
Sebbene a detta di molti esperti basterebbe far riferimento al Regolamento europeo sulla privacy (GDPR), alla base delle affermazioni del Garante italiano si pone l’assunto – già affermato per le app di tracciamento – secondo il quale l’emergenza sanitaria non sia da sola in grado di incidere in tal modo sui diritti costituzionali.
Si pone dunque come obiettivo futuro una norma di legge in grado di governare il rilascio di questi passaporti vaccinali, che ne disciplini termini e modalità di progettazione e che sia in grado di garantire un uso corretto dello straordinario patrimonio informativo che gli stessi implicano al fine di scongiurare il rischio della circolazione di più dati di quelli effettivamente necessari al perseguimento degli obiettivi.
Si può quindi ben dedurre che la proposta di introduzione di un passaporto vaccinale è destinata sicuramente a cambiare le nostre vite (si spera già nel prossimo futuro).
L’impianto ad oggi costruito dalla Commissione europea sembra aver ben compreso l’importanza e la portata innovativa di questo delicato e cruciale assessment, così come pare chiara la volontà di adottare misure finalizzate ad evitare trattamenti di dati personali non conformi ai principi dettati in materia dalla normativa europea.
Nonostante ciò, la proposta di regolamento in commento si trova ancora in fase embrionale e, pertanto, solo il trascorrere del tempo ci aiuterà ad evidenziarne in maniera dettagliata tutti i pregi, ma anche gli eventuali, quanto inevitabili, difetti.
(Davide Rapallino)