Amarcord: la Danimarca 1998, la squadra più bella dei mondiali

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La nazionale danese campione d’Europa nel 1992 ha sorpreso il mondo intero e la sua storia è diventata di dominio pubblico e quasi leggendaria, eleggendo di diritto quella squadra come la più amata di Danimarca. Non meno bella, però, è stata la compagine scandinava ai mondiali di Francia del 1998 quando, pur non vincendo, ha stupito tutti per spettacolo e purezza del gioco.

Dopo il successo ad Euro ’92, la Danimarca manca la qualificazione ai mondiali americani del 1994 dopo un duello all’ultimo sangue (e all’ultimo gol) con Spagna ed Eire, che promuove gli iberici al primo posto e gli irlandesi al secondo, ma solo per differenza reti nei confronti dei danesi campioni d’Europa. La Danimarca ci riprova agli Europei nel 1996, ma in Inghilterra le cose non vanno bene e i biancorossi escono al primo turno, eliminati da Croazia e Portogallo, e capaci di vincere solamente una partita contro la Turchia. In vista dei mondiali di Francia del 1998, la Danimarca cambia commissario tecnico e si affida allo svedese Bo Johansson, riuscendo a vincere il proprio raggruppamento di qualificazione contro Croazia, Grecia, Bosnia e Slovenia; i danesi approdano dunque direttamente alla fase finale della coppa del mondo, relegando i croati agli spareggi. Per la Danimarca è la seconda partecipazione ai mondiali dopo quella del 1986 in cui furono considerati quasi unanimemente la nazionale più bella della manifestazione.

Durante i sorteggi del dicembre 1997, gli scandinavi sono inseriti nel girone B assieme ai padroni di casa della Francia, al Sudafrica e all’Arabia Saudita. Un raggruppamento tutto sommato abbordabile per una nazionale che punta come risultato minimo a raggiungere gli ottavi di finale, eguagliando così il traguardo dell’86. Johansson può contare su una rosa solida e concreta, caratterizzata dai fratelli Michael e Bryan Laudrup (le stelle della squadra), dal portiere Peter Schmeichel e dai forti difensori Hogh e Heintze, oltre al terzino Helveg che gioca in Italia con l’Udinese e che proprio al termine del campionato del mondo passerà al Milan. La Danimarca non è certo inserita tra le favorite del torneo, eppure la sua partecipazione desta curiosità ed interesse negli appassionati, convinti che nella formazione biancorossa ci siano qualità e sostanza tali da potersi togliere discrete soddisfazioni, anche perché avere in organico due calciatori del calibro dei fratelli Laudrup non è fortuna di tutti.

Il 12 giugno 1998 alle ore 17:30 la nazionale danese esordisce a Francia ’98 giocando a Lens contro l’Arabia Saudita. La partita è tutt’altro che memorabile, anzi, la squadra di Johansson fatica ad avere la meglio degli ostici asiatici, piegati solamente a venti minuti dalla fine da un gol del difensore Rieper. La critica è parzialmente delusa dalla prestazione della Danimarca che non ha giocato affatto bene ed ha conquistato i tre punti anche grazie ad un pizzico di fortuna; nell’altra gara del girone, nel frattempo, il Sudafrica cade 3-0 contro la Francia e la classifica sembra già vagamente delineata. Il 18 giugno, sempre alle 17:30, la Danimarca scende in campo a Marsiglia contro i sudafricani: il gioco migliora ma, paradossalmente, la squadra scandinava appare più vulnerabile, passa in vantaggio con Allan Nielsen al 12′, ma subisce il pareggio del Sudafrica col centravanti McCarthy ad inizio ripresa. In serata, la Francia travolge 4-0 l’Arabia Saudita ed è sola in tesa al girone con 6 punti, seguita dalla Danimarca a 4, dal Sudafrica a 1 e dall’Arabia Saudita ormai già eliminata a quota 0.

Francia-Danimarca del 24 giugno deciderà così qualificate e prima del raggruppamento, coi francesi che hanno a disposizione due risultati su tre per vincere il girone e i danesi che dovranno per forza vincere. A Lione si gioca alle 16, fa caldo, la Francia non può contare su Zinedine Zidane, squalificato dopo essere stato espulso con l’Arabia Saudita, ma i transalpini (che sono i grandi favoriti dei mondiali assieme al Brasile) restano comunque avvantaggiati. La Danimarca gioca bene, mette alle corde una Francia che si aspettava probabilmente una partita più semplice e che si ritrova di fronte invece un avversario tonico e propositivo. Due rigori determinano l’1-1 del primo tempo: Djorkaeff porta in vantaggio i francesi, Michael Laudrup pareggia per la Danimarca. Nella ripresa, i francesi segnano con Petit, nel frattempo Arabia Saudita e Sudafrica pareggiano 2-2 e la classifica finale si delinea con la vittoria della Francia con 9 punti e a punteggio pieno, la Danimarca seconda a 4, il Sudafrica a 2 e l’Arabia Saudita ultima a 1. I danesi sono dunque qualificati agli ottavi di finale ed hanno raggiunto l’obiettivo minimo che si erano prefissati, ora si possono divertire.

Ed è forse questo che scatta nella testa del gruppo di Johansson che dagli ottavi di finale inizia a tirar fuori il meglio del suo repertorio. La sera del 28 giugno 1998 la Danimarca gioca il suo ottavo a Parigi contro la Nigeria, una partita che alla vigilia è definita come equilibrata e con i nigeriani leggermente favoriti per qualità tecnica, imprevedibilità e forza fisica. Passano però appena tre minuti e i danesi passano in vantaggio con Moller, poi al 12′ raddoppiano con Bryan Laudrup; la Danimarca è avanti 2-0 dopo neanche un quarto d’ora, ma soprattutto sta esprimendo un gioco spettacolare che sino a quel momento si era visto solo a sprazzi. La formazione scandinava è padrona del campo, gli avversari non riescono ad arginare le folate e le avanzate degli uomini vestiti di biancorosso e in più di un’occasione rischiano uno 0-3 che è comunque solamente rimandato al secondo tempo. Al 58′, infatti, l’attaccante Ebbe Sand sigla la terza rete che, di fatto, chiude la partita, poi al 75′, dopo altre occasioni fallite, arriva anche il 4-0 firmato da Helveg e quasi nessuno si accorge che un minuto dopo arrivi il gol della Nigeria con Babangida. La Danimarca è in trionfo, vince 4-1 e vola ai quarti di finale dove affronterà il Brasile, rivale certamente proibitivo ma che adesso impaurisce di meno un gruppo solido e consapevole di possedere qualità e un’ottima intelaiatura di gioco.

Brasile-Danimarca si gioca a Nantes la sera del 3 luglio davanti a quasi 40 mila spettatori che non rimarranno affatto delusi dallo spettacolo dei 22 in campo. Dopo poco più di un minuto di gioco, la Danimarca passa in vantaggio con Martin Jorgensen, anche lui in forza all’Udinese, al termine di un’azione spettacolare che annichilisce i brasiliani. I danesi sono veramente uno spettacolo, la qualità del gioco è altissima e il Brasile è in difficoltà nonostante disponga di mezzi tecnici e singoli impressionanti. Al 10′ ecco il pareggio di Bebeto, poi al 25′ i sudamericani capovolgono la situazione col gol di Rivaldo; sembra finita per la Danimarca, perché tutti si aspettano un crollo psicologico da parte della nazionale europea che, al contrario, non si lascia impressionare o abbattere, va al riposo con un gol da recuperare ma senza particolari ansie. Passano appena 4 minuti dall’inizio del secondo tempo che Bryan Laudrup firma il 2-2, a dimostrazione che i danesi hanno tutto tranne che timore reverenziale nei confronti di un Brasile che probabilmente si aspettava un avversario ostico ma non così forte. Al 59′ i brasiliani trovano il 3-2 ancora con Rivaldo, ma la sfida è tutt’altro che chiusa perché la Danimarca attacca, spinge, mette all’angolo il Brasile che ora spera nel cronometro e nelle doti del portiere Taffarel che respinge gli assalti danesi. Alla fine vince e passa il Brasile, ma gran parte degli applausi se li prende la squadra scandinava, apparsa di gran lunga la squadra più bella della fase ad eliminazione diretta.

La Danimarca torna a casa col platonico ma consolatorio titolo di nazionale più divertente del torneo e, in fondo, può anche prendersela un po’ col destino che l’ha messa di fronte a Francia e Brasile, ovvero alla formazioni più forti del mondo che, non a caso, si giocano la finale di Parigi del 12 luglio 1998. Non ha vinto quella Danimarca, eppure è ancora oggi ricordata come una delle migliori di tutti i tempi ai campionati del mondo, probabilmente perfino più forte di quella che nel 1992 vinse gli Europei e che per questo è nell’immortale leggenda di un calcio che premia chi vince e tende a dimenticare chi è bello ma sfortunato.

di Marco Milan

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