Amarcord: Giovanni Pisano, il bomber con la maledizione della serie A
E’ possibile segnare caterve di gol in serie B e non riuscire ad affermarsi in A? Eccome se è possibile, basterebbe chiederlo a Stefan Schwoch che è il re dei bomber del campionato cadetto, ma che in massima serie ha giocato appena pochi mesi e realizzato solo 2 gol. Li chiamano specialisti di categoria, ma a volte è difficile capire perché determinati calciatori non abbiano possibilità di confrontarsi anche fra i grandi. La storia di Giovanni Pisano ricalca a grandi linee questi concetti, ma aggiunge un tabù forse unico nel suo genere.
Giovanni Pisano nasce a Siracusa il 5 ottobre 1968, un metro e 80 di altezza per un peso forma di 75 kg. Di professione fa il centravanti, è un perfetto attaccante di peso che vede la porta con regolarità, ma anche un lavoratore dell’area di rigore, bravo a fare movimento, a creare spazi per i compagni, ad esibirsi in sponde che esaltino anche gli inserimenti degli altri. Gli esordi di Pisano sono tutti in Sicilia e nei campionati minori (Interregionale e C2), dove gioca con le maglie di Modica, Niscemi, Enna e Leonzio fra il 1985 e il 1992. Ad Enna segna 24 reti in due anni e contribuisce attivamente alla promozione dall’Interregionale alla C2 nella stagione 1989-90, categoria nella quale si mette ancora più in mostra a Lentini quando con i bianconeri del Leonzio realizza 12 reti nella stagione 1991-92 che gli valgono l’apprezzamento degli addetti ai lavori e l’occhio più attento degli osservatori di club di serie A e B. Proprio a giugno del 1992 il Foggia, che ha conseguito una brillante salvezza in massima serie da neopromossa, perde l’intero tridente d’attacco: Baiano finisce alla Fiorentina, Rambaudi all’Atalanta, Signori alla Lazio. Zdenek Zeman, tecnico dei rossoneri, chiede così alla società gli adeguati rinforzi, senza nomi altisonanti, magari anche senza esperienza nel grande calcio, purché siano bravi tecnicamente, umili ed affamati.
A questo identikit corrisponde alla perfezione il profilo di Giovanni Pisano: 24 anni, gavetta nelle categorie minori, voglia di affermarsi. L’attaccante siciliano sbarca in Puglia assieme a Bresciani e Mandelli, nomi nuovi che, uniti al russo Kolyvanov che è già lì da un anno, sulla carta non sembrano poter ricalcare le orme dei predecessori, col risultato che il Foggia viene schiaffato in ultima fila nelle griglie di partenza del campionato 1992-93: “Zeman non riuscirà a ripetere il miracolo“, scrive la stampa, ed i rossoneri sembrano destinati ad un mesto ritorno in serie B. L’allenatore ceco, però, come suo solito non si scompone, anzi, preferisce un profilo basso per la sua squadra in cui militano diversi esordienti che avranno così meno pressione addosso. Tutti ci danno per spacciati? Meglio, possiamo perdere anche qualche punto senza che nessuno ci dica qualcosa. Zeman torchia come sempre i suoi nel ritiro estivo: allenamenti estenuanti, carichi di lavoro pesantissimi, muscoli portati allo stremo e dieta rigidissima, fatta quasi esclusivamente di verdure bollite e pesce lesso. Pisano si sacrifica, corre, suda, si sbatte più degli altri, sa che esordire in serie A sarà il premio a quella mole di lavoro atletico che scherzosamente nello spogliatoio foggiano paragonano ai lavori forzati che si vedono nei film americani.
Il campionato inizia e il Foggia perde le prime tre partite contro Milan, Napoli e Roma: tutto come avevano previsto gli esperti, dunque, ma alla quarta giornata i pugliesi battono per 1-0 l’Udinese allo Zaccheria e si rimettono in carreggiata. Nel primo mese di stagione, però, Pisano non ha ancora visto il campo, godendosi le 4 partite dalla panchina, smanioso di entrare ma paziente, il momento giusto arriverà. Alla quinta giornata, il 4 ottobre 1992, il Foggia è di scena a Brescia in uno scontro diretto che vale punti importanti in chiave salvezza; al Rigamonti è autunno pieno, piove a dirotto e il campo è un autentico acquitrino. I bresciani, però, sembrano danzare su quelle pozze di fango e mettono alle corde un Foggia inerme di fronte ad un avversario in totale controllo della partita: al 72′ la gara è già in archivio, il Brescia è in vantaggio per 4-1 e per i pugliesi si sta profilando la quarta sconfitta in cinque giornate. Al 77′ Zeman opta per la prima sostituzione e manda in campo Pisano al posto di Kolyvanov: per giornalisti e tifosi è una mera nota di cronaca, per il centravanti aretuseo è il coronamento di un sogno, la ricompensa di tanti sacrifici, è l’esordio in serie A e pazienza se il contorno è un grigio e piovoso pomeriggio bresciano di inizio ottobre in una partita che sta consumando ormai i suoi ultimi respiri tra sbadigli e passaggi sbagliati nelle pozzanghere del Rigamonti. Brescia-Foggia termina 4-1, Pisano ha collezionato il suo primo gettone nella massima serie ed è comunque soddisfatto. Non sa ancora, però, che quella rimarrà la sua unica apparizione in serie A.
Nel calciomercato di novembre il Foggia ha bisogno di rinforzi, preleva l’olandese Bryan Roy e manda Pisano in prestito in serie C1 alla Salernitana dove potrà giocare con continuità e mostrare il suo valore. E’ la nascita di un amore che sboccia subito fra l’attaccante siciliano e la città di Salerno: il debutto è da incorniciare, perché l’8 novembre 1992 Pisano esordisce nella gara contro il Palermo e timbra subito il cartellino col gol, i granata collezionano ben 22 risultati utili di fila che li portano a battagliare proprio coi siciliani, con il Perugia e con l’Acireale per la promozione in B che però sfuma a causa di qualche capitombolo di troppo proprio nei confronti diretti. Ma il salto di categoria è rimandato di un solo anno e al termine della stagione 1993-94 la Salernitana è promossa in serie B dopo i playoff e grazie ai 21 centri di Pisano, confermatissimo anche per l’anno successivo. E’ la Salernitana di Delio Rossi, una delle squadre più divertenti ed esaltanti degli anni novanta, il 4-3-3 dell’allenatore riminese fa il giro d’Italia e già al debutto in B i campani sgomitano per la promozione in A, persa solamente all’ultima giornata dopo la sconfitta nello scontro diretto di Bergamo contro l’Atalanta. Pisano è il protagonista, il simbolo della Salernitana, nonché il capocannoniere del torneo con 21 reti. Quella promozione mancata sarà solo la prima di tante per l’attaccante siciliano, che sembra segnare senza un premio, chiudendo sempre l’anno con rammarico.
Stagione 1995-96: la Salernitana è ancora una squadra attrezzata per lottare con le altre e giocarsi la serie A, ma un grave infortunio al ginocchio priva i granata di Pisano per gran parte del campionato, anche se il centravanti (ora anche capitano della squadra) riesce comunque a siglare 8 gol in 14 presenze, utili al suo bottino personale, ma con i campani ancora quinti a fine stagione e con la promozione in A ancora una volta soltanto sfiorata e persa per una manciata di punti appena. Pisano vuole la A, la Salernitana edizione 96-97 ha però perso Delio Rossi e non è competitiva per la promozione, così a gennaio l’attaccante passa al Genoa, segna 15 gol ma i rossoblu chiudono il torneo al quinto posto e ad un sol punto dal Bari promosso. Per il centravanti siciliano sembra una maledizione: ovunque vada non riesce a condurre la sua squadra in serie A, annusa il salto di categoria, lo sfiora, lo sente vicino, ma manca sempre quel piccolo particolare che fa sfuggire tutto. Nella stagione 1997-98 Pisano arranca fra Genoa e Pescara, proprio mentre (ironia della sorte) a Salerno è tornato Delio Rossi che conduce trionfalmente la Salernitana finalmente in serie A, quasi una beffa per l’ex bomber granata che ancora oggi detiene il primato di gol (63) con i campani, senza essere però riuscito a portarli in serie A.
All’inizio dell’annata 1998-99 Pisano è ancora al Pescara in serie B, il campionato per gli abruzzesi inizia malissimo, poi De Canio sostituisce in panchina Giorgini e la squadra comincia a volare, inanellando una serie di risultati che portano i biancoazzurri a ridosso della zona promozione. Che sia la volta buona anche per Pisano e per quella promozione che insegue ormai ossessivamente ogni anno? Il Pescara macina vittorie e punti, la rimonta in classifica è perentoria, la serie A sembra vicinissima, ma gli uomini di De Canio rovinano tutto nello scontro diretto della penultima giornata quando in uno stadio Adriatico stracolmo perdono 2-0 contro la Reggina consegnando di fatto la promozione nelle mani dei calabresi. Altro quinto posto nella collezione personale di Pisano ed altra serie A soltanto accarezzata nonostante gli 8 gol messi a segno. La maledizione continua, insomma, Pisano ad ottobre del 1999 passa al Cosenza, sempre in B, e dopo un campionato interlocutorio, si ritrova coi calabresi a vivere un altro sogno, un’altra speranza, quando all’inizio della stagione 2000-2001 i rossoblu di Bortolo Mutti guidano per diverse settimane il torneo, sperando in quella serie A mai assaporata fino a quel momento. Ma la magia dura poco, quel Cosenza non è attrezzato per il salto di categoria e chiude l’anno solamente all’ottavo posto e con un notevole ridimensionamento dopo l’inizio a razzo.
Quelli in Calabria sono gli ultimi dei 72 gol in serie B di Giovanni Pisano che a 32 anni scende di categoria e gioca per due stagioni nello Spezia (32 reti), poi finisce sempre in serie C al Vittoria dove realizza 14 reti che valgono la promozione dalla C2 alla C1 (almeno quella!), quindi termina la carriera giocando quasi sempre in Sicilia, prima a Siracusa nella sua città natale, poi fra i dilettanti col Biancavilla, il Belvedere, il Palazzolo Acreide ed il Real Avola con cui chiude la carriera nel 2010 in Promozione a 42 anni segnando le ultime 4 marcature di una vita sportiva condita da gol a grappoli, sacrifici, un titolo di capocannoniere conquistato in serie B, ma quella serie A assaggiata solo per un quarto d’ora, unica presenza in quasi trent’anni sui campi di calcio. 165 reti fra serie B, C, Interregionale, Eccellenza e Promozione, una promozione dalla C1 alla B, una dalla C2 alla C1 e una dall’Interregionale alla C2, numeri che parlano da soli ma che forse non dicono tutto sulle doti di un attaccante di razza a cui è mancato il classico soldo per fare una lira.
Ma perché Giovanni Pisano ha giocato appena un quarto d’ora di carriera in serie A? Carattere? Qualità tecniche non eccelse? Mancanza di fiducia? Opportunità mancate? Fortuna? Chissà, magari di tutto un po’, ma certo è che nei numeri della sua carriera mancano quelle 5 promozioni dalla serie B alla serie A sfiorate e non raggiunte per un soffio, per quella sottile linea che avrebbe potuto stravolgere il cammino di Pisano, un bomber da B con la maledizione della A.
di Marco Milan
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