Amarcord: Des Walker, l’inglese che non conquistò la Sampdoria
La storia del calcio è piena di calciatori o allenatori ritenuti delle eccellenze in patria, ma assolutamente inconcludenti altrove. Pensate ad esempio a Ian Rush, caterve di gol a Liverpool, rendimento mediocre alla Juventus, o a Carlos Bianchi, tecnico pluridecorato in Argentina ma disastroso alla Roma. A questa lista possiamo iscrivere tranquillamente anche il nome di Des Walker, difensore inglese che alla Sampdoria combinò poco o nulla.
Desmond Walker, per tutti Des, nasce a Homerton (Inghilterra) il 26 novembre 1965 ed è un difensore forte e roccioso, 1 metro e 80 di altezza per 75 kg di peso forma. In Inghilterra si accorgono presto di lui, perché è un classico stopper da Premier League, ma è anche moderno, sa giocare la palla, sa andare in anticipo ed è assai veloce, insomma non ha nulla da invidiare ai colleghi britannici e già da giovanissimo è sul taccuino di diversi club. Walker gioca nel Nottingham Forest che non ha nessuna voglia di cederlo, anzi, lo storico tecnico Brian Clough ne individua doti fisiche e tecniche, lo fa esordire in prima squadra a soli 18 anni nel 1984 e lo lancia come nuova promessa del calcio inglese. Il difensore ci mette poco e niente a farsi apprezzare e a conquistarsi il posto da titolare al Nottingham, apprezzatissimo pure dai tifosi, e riesce pure ad essere convocato in nazionale, prima nella Under 21 e poi, il 14 settembre 1988, anche nell’Inghilterra maggiore a Wembley durante un’amichevole contro la Danimarca, subentrando nel secondo tempo a Tony Adams.
Al Nottingham, Walker gioca fino al 1992 collezionando 264 presenze con l’unica pecca di segnare pochissimo, anzi, di non segnare mai perché in 8 stagioni mette a segno la miseria di un gol, anche se ciò gli viene imputato per eccesso di pignoleria, visto che il suo mestiere è quello di evitarle le segnature e non certo di farle. Buono anche il rendimento ai mondiali italiani del 1990 nei quali l’Inghilterra si piazza al quarto posto, eliminata in semifinale dalla Germania solamente dopo i calci di rigore; lo stopper gioca tutte e 7 le partite degli inglesi e si disimpegna ottimamente. Dopo due anni il Nottingham, che sta vivendo una fase calante da cui non si riprenderà più, capisce di non poterlo più trattenere e sul difensore si fionda mezza Europa. I più veloci di tutti sono quelli della Sampdoria, reduci dalla beffa subìta proprio in Inghilterra nella finale di Coppa dei Campioni persa ai supplementari contro il Barcellona. Il presidente Mantovani vuole regalare ai tifosi una campagna acquisti importante per dimenticare, almeno in parte, l’atroce dolore della finale ed uno dei primi rinforzi può essere proprio Des Walker.
I doriani hanno salutato Vujadin Boskov e Gianluca Vialli, finiti rispettivamente alla Roma e alla Juventus, accogliendo come nuovo tecnico lo svedese Sven Goran Eriksson che è favorevole all’arrivo di Walker, considerato uno dei migliori difensori europei. I pro sono tanti, insomma, i contro meno ma fra questi c’è la leggenda secondo cui i calciatori inglesi in Italia faticano, come hanno dimostrato nelle ultime stagioni Blisset, Hateley e Wilkins al Milan, e Rush alla Juventus. A Mantovani questo interessa poco, ha apprezzato Walker sia ad Italia ’90, sia in Premier League e, per ultimo, ad Euro ’92 dove l’Inghilterra è stata un disastro ma il difensore uno dei pochi a salvarsi. La Sampdoria se lo assicura per un prezzo pure relativamente basso (circa 2 milioni di sterline). L’esordio di Walker con la maglia blucerchiata avviene il 29 agosto 1992 a Marassi nella sfida del primo turno di Coppa Italia contro il Cesena, formazione di serie B; il debutto è tutt’altro che impeccabile, l’inglese si capisce poco con Pietro Vierchowod e la Samp, in vantaggio per 2-0, busca al 90′ il gol cesenate di Pazzaglia.
Una rete che teoricamente non dovrebbe spaventare la Sampdoria che però nella gara di ritorno a Cesena perde 1-0 (rete del centrocampista Leoni) e viene clamorosamente estromessa dalla Coppa Italia. Non certo l’inizio migliore possibile per i liguri e per Walker che delude pure nella prima partita di campionato che i doriani pareggiano per 3-3 in casa contro la Lazio, mostrando ancora diverse lacune in difesa. Il centrale inglese non parla ancora bene l’italiano, ma soprattutto appare spaesato in campo, sbaglia i tempi di uscita, spesso e volentieri interviene goffamente e se non ci fosse Vierchowod a recuperare grazie alla sua velocità, per Eriksson sarebbero grossi guai. La Sampdoria vince ad Ancona alla seconda giornata ma subisce altre due reti e riesce a tenere la porta imbattuta per la prima volta solamente alla sesta giornata nel 2-0 contro il Cagliari, poi una settimana più tardi ne becca 4 a Firenze, doppiette di Baiano e Batistuta che mettono a nudo tutte le difficoltà della retroguardia genovese.
L’impegno, va detto, non manca mai: Walker è serio in tutto, dall’allenamento all’alimentazione, dalla puntualità all’applicazione degli schemi in partita, ma finisce con l’affondare, intrappolato nel tatticismo del calcio italiano che, oltretutto, ad inizio anni novanta è il top assoluto in Europa. L’inglese sbaglia il fuorigioco, il più delle volte sembra in anticipo ma viene poi regolarmente beffato dagli attaccanti avversari, scaltri e rapidi nel pressarlo e mandarlo in difficoltà. Il 28 febbraio 1993 la Sampdoria subisce un altro 4-0, a San Siro contro il Milan capolista, uno dei gol rossoneri lo realizza Jean Pierre Papin che raccoglie di testa un cross rasoterra proveniente dalla destra, anticipando Walker che rischia quasi involontariamente di decapitare il centravanti francese che lo ha, in pratica, annichilito con una scelta rischiosa e complicata che però il britannico non ha capito, mostrando lentezza di gambe e di idee. Seguiranno polemiche all’episodio, perché in molti parlano di gioco pericoloso di Papin che avrebbe messo a repentaglio sé stesso gettandosi a corpo morto su una palla rasoterra, col pericolo di coinvolgere pure lo stralunato Walker, già in difficoltà di suo.
Sarà l’ultima volta che l’Italia si occuperà di Des Walker che già in primavera appare escluso dal progetto tecnico sampdoriano per la stagione successiva. La squadra di Eriksson chiude il campionato al settimo posto, mancando per un punto appena l’accesso in Coppa Uefa ed in estate partirà una mini epurazione che coinvolgerà anche il difensore inglese, messo sul mercato e ceduto allo Sheffiedl Wednesday per la cifra di 2,7 milioni di sterline, prezzo ritenuto altissimo dalla stessa Sampdoria che però, ovviamente, si guarda bene dal dirlo al club britannico che riporta a casa Walker, peraltro ormai insofferente verso l’Italia e desideroso di tornare al più presto in patria dove sarà di nuovo calciatore di spessore e di buon rendimento, anche se perderà la nazionale dopo il fallimento epocale della mancata qualificazione ai mondiali americani del 1994. Walker giocherà con lo Sheffield per 8 stagioni, disputando 307 gare senza segnare mai, poi subirà un grave infortunio e ripartirà da casa sua, da quel Nottingham nel frattempo sprofondato nelle serie minori e dove chiuderà la carriera nel 2004.
Walker ha lasciato buoni ricordi ovunque in Inghilterra, definito da tutti come un difensore affidabile e concreto, mentre tutt’altro giudizio ha riscosso in Italia dove ha giocato 32 partite (30 in campionato e 2 in Coppa Italia) senza acuti e con tanti voti bassi. Italia che è la patria dei difensori e che dunque valuta con diffidenza ogni calciatore di retroguardia giunto in serie A. Con l’inglese le valutazioni sono state pesanti, alla Sampdoria non lo possono soffrire neanche oggi e al solo ricordo rabbrividiscono: troppi gol incassati per distrazioni in un anno di transizione tra i fasti di Boskov e le ultime gioie dell’era Mantovani. Il classico uomo sbagliato nel posto sbagliato e al momento sbagliato. Capita.
di Marco Milan
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