Amarcord: Togo, una burrasca ai mondiali

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Da sempre, i mondiali di calcio rappresentano forse l’eccellenza del pallone. Sarà per l’attesa, sarà perché si tratta, almeno in teoria, del confronto fra le nazionali più forti del pianeta, ma anche perché si possono scoprire mondi diversi, culture particolari, anche solo dai variopinti tifosi sugli spalti. Le nazionali esordienti, del resto, sono quasi sempre le più attese, come lo era il Togo nel 2006 in un’avventura che, però, finì sulle cronache non solamente sportive.

Mai la nazionale del Togo era riuscita a qualificarsi per la fase finale della Coppa del Mondo, anche perché prima i posti riservati al continente africano erano pochi, poi riuscivano ad accaparrarseli solamente i più forti, primi fra tutti Camerun e Nigeria. Il Togo, insomma, partecipava alle qualificazioni mondiali con la speranza di inserirsi, ma senza riuscire mai a cogliere l’attimo fuggente. Neanche in Coppa d’Africa, del resto, la squadra togolese aveva mai brillato, anzi, nell’edizione del 2004 era perfino rimasta fuori, eliminata dal Kenya nel girone di qualificazione. Logico, allora, che le aspettative in vista dei mondiali del 2006 fossero tutt’altro che rosee, nonostante la stella di Emmanuel Adebayor, centravanti del Togo, considerato uno degli attaccanti più forti del mondo. Proprio a lui si affidano i togolesi che eliminano la Guinea Equatoriale nel primo turno eliminatorio, poi si giocano l’accesso a Germaina 2006 in un raggruppamento complicato che comprende anche Senegal, Congo, Mali, Liberia e Zambia.

I gol di Adebayor permettono al Togo di rimanere in corsa e la nazionale africana costruisce soprattutto in casa i suoi successi con 5 vittorie su 5 ottenute fra le mura amiche. Il selezionatore è il nigeriano Stephen Keshi che porta in Togo esperienza e mentalità, ripetendo ad ogni partita che l’approdo ai mondiali non è poi così impossibile per loro. Gli 11 gol in 12 partite di Adebayor e l’unica sconfitta (in Zambia) nelle gare di qualificazione, consentono al Togo di conquistare la prima storica partecipazione alla fase finale dei mondiali, peraltro accompagnato da altre debuttanti del continente nero come Angola, Costa d’Avorio e Ghana. Ma le cose si complicano fin da subito, perché nel frattempo partono le qualificazioni per la Coppa d’Africa e il Togo perde tutte e tre le partite contro Camerun, Congo e Angola, restando fuori dal torneo. La Federazione è talmente delusa ed arrabbiata che addirittura esonera Keshi ed affida la panchina della nazionale al tedesco Otto Pfister (che ha già guidato ben 7 nazionali africane in carriera), nonostante manchino una manciata di mesi all’inizio dei mondiali.

Il Togo viene intanto inserito nel gruppo G assieme a Francia, Svizzera e Corea del Sud, ma la burrasca nel paese africano è appena incominciata e quasi nessuno sembra più badare agli affari di campo. Lo spogliatoio viene descritto come un’autentica polveriera, Adebayor era ormai ai ferri corti con Keshi, mentre il resto della squadra si sta da tempo lagnando con gli organi federali a causa di alcuni premi promessi dalla Federazione e non ancora elargiti ai calciatori, circa 15 mila € a testa. Non è questa, insomma, la maniera migliore per preparare l’esordio ai campionati del mondo, ma il meglio (o il peggio, fate voi) deve ancora venire, poiché a meno di una settimana dal debutto del Togo in Germania contro la Corea del Sud, il commissario tecnico Pfister si dimette, ufficialmente per la questione legata ai premi non riscossi, anche se in molti giurano che sotto ci sia dell’altro. Fatto sta che l’unica soluzione possibile in quel momento è affidare la squadra all’allenatore in seconda Mawuena, ma appena ventiquattr’ore dopo, il figlio di Pfister annuncia che suo padre è tornato sulle sue decisioni e sarà regolarmente in panchina contro la Corea.

Nella conferenza stampa pre partita chiedono a Pfister qualche spiegazione, lui si lascia scappare a mezza bocca una frase che la dice lunga sul clima dello spogliatoio: “Beh, veder litigare giocatori e dirigenti per soldi non è il massimo per preparare una partita dei mondiali“, poi però passa oltre e parla della sfida ai coreani, forse la più abbordabile per la sua nazionale che punta a non far brutte figure e ad affrontare tutte le partite a testa alta. Finalmente si può parlare solo di calcio ed il 13 giugno 2006 a Francoforte il Togo debutta ai mondiali andando addirittura in vantaggio contro la Corea del Sud con la rete dell’attaccante Kader nel primo tempo. Nella ripresa, gli asiatici prima pareggiano e poi si portano sul 2-1 vincendo la partita. Peccato, ma gli africani hanno comunque rilasciato ottime sensazioni e la certezza di non essere la classica squadra materasso, arrivata alla fase finale quasi per caso. Ma il pasticcio legato ai premi non incassati viene scoperchiato un’altra volta quando la nazionale togolese rifiuta di imbarcarsi sull’aero che dovrebbe portarli a Dortmund per giocare la partita contro la Svizzera.

Il caso è ormai internazionale, tra gli appassionati c’è chi ride e chi si indigna, chi dà ragione ai calciatori e chi alla Federazione. Il più agguerrito di tutti è proprio Adebayor, nonostante sia quello che guadagna di più, tanto che agli occhi dell’opinione pubblica viene considerato un mercenario. Lui, però, non si trincera dietro il silenzio e spiega: “Io mi batto per i miei compagni più poveri, a me non frega nulla di quei soldi, ma è una questione di principio: ce li hanno promessi e devono darceli, non tanto a me quanto a chi non gioca in Europa e ha uno stipendio che a malapena gli permette di mantenere la famiglia“. Sembra il discorso di un operaio di una ditta in liquidazione, sono invece le parole del capitano di una nazionale che partecipa ai mondiali di calcio. Il Togo è sulla bocca di tutti, peraltro il rischio che la gara con la Svizzera non si giochi si fa sempre più concreto, in quanto i calciatori africani sono decisi a scioperare, facendo saltare una partita dei mondiali, un’onta che la FIFA non si può permettere di subire, al punto che inizia a far da mediatore, arrivando alla fine a promettere ai togolesi che pagherà almeno una parte dei premi di tasca sua, purché scendano in campo.

E così, il 18 giugno, Togo e Svizzera giocano regolarmente la loro gara, vinta per 2-0 dagli elvetici, risulato che estromette aritmeticamente gli africani dal torneo. I più maligni dicono che gli organi più alti della FIFA abbiano brindato all’eliminazione del Togo, mentre più semplicemente essa mantiene la promessa e paga la metà dei premi pattuiti tra i giocatori e la Federazione togolese. Il 23 giugno a Colonia, il Togo gioca e perde anche l’ultima partita (2-0 contro la Francia) e se ne torna a casa con 3 sconfitte su 3, un gol all’attivo e 6 subìti, lasciando il campionato del mondo senza infamia e senza lode. La FIFA, intanto, forse non avrà davvero festeggiato a champagne, ma il suo presidente Blatter non dimentica il pastrocchio dei premi e la figuraccia sfiorata di non disputare una partita dei mondiali causa sciopero di una nazionale e, a rassegna finita, infligge alla Federazione del Togo una multa di 100 mila franchi svizzeri, con la speranza (non detta, ma probabilmente pensata) che la nazionale africana non si ripresenti ai mondiali pure nel 2010, evento che effettivamente non si verificherà.

La storia del Togo ai mondiali si sarebbe potuta aprire e chiudere come quella di tante altre nazionali al debutto iridato che hanno lasciato la manifestazione al termine del primo turno e senza destare particolare attenzione. Perfino l’unica stella della squadra, Adebayor, non ha brillato affatto, chiudendo il torneo senza reti. Una storia come tante, dunque, ma l’avventura mondiale del Togo ha fatto parlare tanto, ha prodotto articoli ed approfondimenti, è finita sulle pagine dei giornali sportivi ma anche di quelli generalisti, purtroppo senza cronache calcistiche.

di Marco Milan

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