Amarcord: Damir Stojak, il boia biondo del Napoli
Prendete un’annata storta, di quelle in cui non funziona nulla di nulla e in cui se qualcosa deve andare male va anche peggio. Aggiungete a quest’annata un acquisto atteso, invocato ed acclamato oltre il reale valore, poi miscelate tutto e come risultato avrete la storia di Damir Stojak e della sua poco fortunata avventura napoletana.
La stagione 1997-98 del Napoli verrà ricordata come la peggiore della gloriosa storia degli azzurri partenopei. Sono passati solamente dieci anni dai trionfi di Maradona, Giordano e Careca, dai due scudetti e dalla Coppa Uefa di Stoccarda, dalla Napoli regina d’Italia non soltanto per la pizza ma finalmente anche per il calcio, ma sembrano passati dieci secoli. La crisi finanziaria che ha investito Corrado Ferlaino e il club campano si è mangiata tutte le risorse economiche e tecniche della società, sembra un male incurabile e inarrestabile che inesorabilmente stronca tutte le funzioni vitali del corpo. Il Napoli già da qualche anno sta svendendo i suoi gioielli e nell’estate del 1997 si priva anche degli ultimi elementi di rilievo della squadra, vale a dire Boghossian, Colonnese, Cruz, Milanese e Pecchia, tutti ceduti al miglior offerente per racimolare qualche soldino da mettere nelle esangui casse societarie. Se n’è andato anche il tecnico Gigi Simoni sul finire dell’annata precedente, già promesso sposo dell’Inter, ed è arrivato Bortolo Mutti, reduce dalla brillante salvezza alla guida del Piacenza nonostante fosse un debuttante assoluto in panchina nella massima serie. L’obiettivo dichiarato del Napoli è salvarsi, ma sin dalle prime giornate di campionato si capisce che l’impresa sarà più che ardua.
Dopo 5 partite Mutti viene esonerato e al suo posto arriva Carlo Mazzone che dura però soltanto un mese, rimpiazzato da un altro grande vecchio della panchina, Giovanni Galeone. La crisi del Napoli è pesantissima, gli azzurri sono ultimi in classifica, hanno vinto solamente alla seconda giornata (2-1 contro l’Empoli) e viaggiano spediti verso la retrocessione. Nella squadra gira poco o nulla, la difesa fa acqua da tutte le parti, il centrocampo è giovane, fragile e senza qualità, in attacco si distingue il solo Claudio Bellucci che qualche gol lo fa ma che lotta, in pratica, da solo; Igor Protti viaggia a corrente alternata e dell’argentino Calderon (giunto a Napoli come presunto fuoriclasse) nessuno avrà mai notizie. Già verso il mese di dicembre del 1997 si capisce che al Napoli per salvarsi servirà un miracolo, in molti invocano il solito San Gennaro, ma l’impressione è che pure un intervento divino sarebbe insufficiente per gli azzurri, relegati in ultima posizione e con l’encefalogramma pressoché piatto. Ferlaino prova ad affidarsi al calciomercato, chiede al consulente Salvatore Bagni (ex gloria del grande Napoli degli anni ottanta) di rintracciare un attaccante che possa segnare almeno 10 gol nel girone di ritorno nel tentativo di provare ad evitare una retrocessione sempre più vicina.
Bagni si mette in cerca, lavora coi suoi contatti in tutto il mondo, è un grande competente di calcio ed ha una fitta al cuore ogni qual volta è costretto a vedere il suo Napoli perdere e farsi umiliare anche al San Paolo da qualsiasi avversario, come ad esempio il 18 gennaio 1998 quando i partenopei perdono 3-0 in casa contro il Brescia in uno scontro diretto che avrebbe potuto rilanciarli in chiave salvezza. L’ex centrocampista individua il rinforzo giusto per l’attacco napoletano: è australiano, si chiama Mark Viduka, ha 23 anni, gioca in Croazia nella Dinamo Zagabria ed è un centravanti di sicuro avvenire, alto, forte fisicamente e con estremo senso del gol. Bagni dialoga con l’agente del giocatore, lo convince a parlare col Napoli, ma quando telefona a Ferlaino si sente rispondere: “Aspetta, Salvatore, frena questa trattativa perché forse ho trovato il nome che fa per noi“. Bagni va a trovare il presidente, si fa dire chi è l’attaccante individuato, si chiama Damir Stojak, ha 22 anni, è serbo e gioca nel Vojvodina, ha stregato Ferlaino a cui è stato raccontato cosa ha fatto la punta nella partita contro il Partizan Belgrado, ovvero una tripletta nel clamoroso successo per 6-5 della sua squadra. Bagni è scettico: “Presidente, Stojak a mio avviso non vale un’unghia di Viduka, mi creda, ho occhio per i calciatori“. Ma Ferlaino è irremovibile: “Ho deciso, vammi a prendere Stojak, non mi interessano le relazioni su nessun altro attaccante“. Sarà questo il pomo della discordia fra Bagni e Ferlaino, il dirigente se ne andrà sbattendo la porta e contestando una scelta a suo dire assurda.
Il Napoli molla così Viduka e va a prendersi Stojak, presentato ai tifosi e alla città come il salvatore della patria. Nascono leggende e si generano aspettative, nei bar circola già il soprannome del nuovo attaccante, definito il Boia Biondo. Ad aumentare le speranze, poi, ecco anche l’ottimo giudizio di Giovanni Galeone: “Stojak mi ha impressionato in allenamento, ha tocchi di classe e fiuto del gol da attaccante navigato“. Peccato, però, che proprio il giorno dell’esordio di Stojak (maglia numero 31, capelli biondi tagliati corti e sguardo più che spaesato), il Napoli cada fragorosamente ad Empoli perdendo 5-0, risultato che determina l’esonero di Galeone e l’approdo in panchina del tecnico della Primavera, Vincenzo Montefusco, a cui viene chiesto null’altro che traghettare la squadra con dignità verso la serie B e valorizzare i pochi giovani di talento presenti in rosa. Fra questi c’è Stojak su cui il Napoli ha investito e che potrebbe diventare la risorsa dei campani nell’ultima parte di campionato, ma soprattutto in vista della stagione successivo quando ai partenopei verrà richiesta la pronta risalita in serie A. E’ l’8 febbraio 1998 quando il Napoli viene travolto dall’Empoli; passano appena tre giorni e nel turno infrasettimanale di campionato gli azzurri ospitano il Vicenza al San Paolo: Stojak gioca e lo fa anche bene, addirittura sigla il gol che permette al Napoli di blindare il 2-0 che vale la seconda (e poi ultima) vittoria casalinga dell’anno.
E’ un buon inizio e l’attaccante serbo è talmente su di giri che inizia a spararle pure grosse, quasi ignaro della drammatica condizione di classifica della squadra: “Sono appena al 50, forse 60% della condizione – dice il giorno dopo – ma la mia prestazione la giudico comunque ottima, mi dò un ottimo voto“. Ma c’è poco da stare allegri, perché la salvezza è comunque lontanissima ed il Napoli non fa seguire altri risultati alla vittoria sul Vicenza che si rivela, a conti fatti, del tutto inutile. Stojak continua a dire che il meglio i tifosi devono ancora vederlo, ma nonostante 13 presenze da febbraio a maggio, di lui rimarranno poche e per nulla convincenti istantanee. Il Napoli cola a picco, il pubblico è disperato, ha smesso pure di arrabbiarsi e di contestare, poco gli importa anche di quell’attaccante che parla troppo e conclude poco, il solo a far gol rimane Bellucci che infatti chiuderà la stagione con 10 reti. L’ultima notizia di Stojak è il gol al Bari nel 2-2 dell’ultima giornata, il 16 maggio 1998, quando ormai la retrocessione è già aritmetica da un mese e l’attenzione nei confronti dei partenopei è quasi nulla. La rete è comunque di pregevole fattura: aggancio col destro e tiro di sinistro potente e preciso che gli vale pure qualche timido applauso dei pochi, affranti e indifferenti tifosi presenti al San Paolo.
In estate Stojak viene mandato in prestito in Germania all’Eintracht Francoforte dove segnerà appena un gol in 9 presenze venendo rispedito a Napoli a luglio del 1999. Gli azzurri hanno nel frattempo fallito l’assalto alla serie A, hanno chiamato in panchina Walter Novellino che però di Stojak non sa che farsene, gli fa fare il ritiro senza prenderlo in considerazione neanche come riserva, poi la società gira il centravanti ancora in prestito, stavolta in Svizzera al Lugano dove però concluderà ancora poco o nulla. Nell’estate del 2000 gli elvetici lo rimandano in Italia e stavolta il Napoli, tornato in serie A e affidato a Zdenek Zeman, lo tiene in organico, anche perché all’orizzonte nessuno sembra volerlo acquistare. L’avvio del campionato 2000-01 è però tutt’altro che felice per gli azzurri, ultimi in classifica dopo poche giornate; il 5 novembre i partenopei ospitano il Vicenza al San Paolo e le cose si mettono male, tanto che al 50′ i veneti vincono 2-1. Zeman le prova tutte e a un quarto d’ora dalla fine manda in campo pure il redivivo Stojak che però non si vede e non si sente, il Napoli perde e una settimana dopo anche l’allenatore ceco verrà esonerato per far posto a Mondonico. Per Stojak non ci sarà più spazio e a gennaio verrà ceduto in Belgio, allAalst dove segnerà qualche gol prima di chiudere prematuramente la sua carriera nel 2003 a soli 28 anni.
Napoli lo aveva acclamato ed accolto come un salvatore, gli aveva perfino appiccicato addosso quel soprannome di Boia Biondo che, in realtà, gli ha fatto più male che bene e la mannaia di quel boia si è abbattuta più sul Napoli stesso che sugli avversari. Ha aperto la sua storia napoletana al San Paolo contro il Vicenza e contro il Vicenza al San Paolo l’ha conclusa, a chiusura di un cerchio disegnato senza compasso. Bagni voleva portare in Campania Viduka che ha avuto una carriera di tutto rispetto, portando nel 2001 il Leeds alle soglie della finale di Coppa Campioni. Il Napoli si è accontentato di Stojak. Chi è causa del suo mal, come sempre, pianga sé stesso.
di Marco Milan
[…] Vai all’articolo integrale […]