Amarcord: quando a Grosseto sognarono la serie A
Il nome di Grosseto non è mai stato noto al grande calcio che in Toscana ha conosciuto le gesta di Firenze, di Pisa, di Livorno, di Empoli, poi anche di Siena e in serie A per una stagione anche di Pistoia all’inizio degli anni ottanta. Arezzo ha vissuto tanta serie B, Massa e Carrara stabilmente la serie C, ma Grosseto? Serie C negli anni settanta, poi il buio a fine ottanta e la caduta fra i dilettanti fra i novanta ed il duemila, prima di quella riscossa che ha fatto sognare il popolo maremmano.
E’ il 2002 quando il Grosseto, giunto secondo nel girone F della serie D, viene ammesso in C2 a completamento degli organici. Inizia da qui una scalata che farà conoscere i toscani a livello nazionale, perché i biancorossi vincono la C2 nel 2004 e perdono la semifinale playoff per la serie B l’anno dopo. In molti pensano di aver sprecato l’occasione della vita, ma il Grosseto è società solida e squadra tosta, il presidente è il vulcanico Camilli, uno che sarebbe stato a suo agio anche negli anni ottanta fra Costantino Rozzi e Romeo Anconetani, uno che esonera allenatori e li richiama, alla pari di Zamparini e Preziosi. I toscani vincono la serie C1 al termine del campionato 2006-07 e sono per la prima volta nella loro storia promossi in serie B, fra lo stupore generale ma con pieno merito; ora sì che Grosseto può guardare alla pari le conterranee Arezzo, Empoli e Pistoia. Dopo un’annata travagliata, iniziata con diverse sconfitte e il timore di una retrocessione immediata e inevitabile, ma terminata con un ottimo 13° posto che vale la salvezza, il Grosseto fornisce l’impressione di un club che in serie B ci possa stare senza particolari timori reverenziali.
Nell’estate del 2008 viene ingaggiato come allenatore Elio Gustinetti che ha appena sfiorato la promozione in serie A alla guida del minuscolo AlbinoLeffe, traguardo mancato per un soffio e sfuggito dopo la finale playoff contro il fortissimo Lecce. Assieme al tecnico, arrivano a Grosseto diversi calciatori di esperienza come Mora, Porchia, Cordova, Sansovini, Sforzini e Vitiello che si aggiungono ad altri elementi importanti come Marco Carparelli che ha fatto la serie A con le maglie di Sampdoria ed Empoli, nonché tanta serie B col Genoa. I risultati arrivano subito e i biancorossi vincono 3 delle prime 4 partite contro Pisa, Piacenza e Parma, e perdendo solamente in casa del Sassuolo. Il grande protagonista dello sfavillante avvio di campionato dei maremmani è l’attaccante austriaco Thomas Pichlmann, autore di 3 reti. Il Grosseto di inizio stagione è una macchina da gol formidabile: 2-0 ad Ascoli, 6-2 alla Salernitana, 4-1 al Treviso, una classifica da stropicciarsi gli occhi, un gioco brillante e divertente per una squadra che punta dritta ad una tranquilla salvezza, ma che sembra orientata a strizzare l’occhio pure a qualcosa di più. Gustinetti prova a buttare acqua sul fuoco, dice che ci sono formazioni molto più attrezzate della sua per la promozione, ma che il Grosseto se la giocherà comunque alla pari con tutti.
Nonostante qualche notevole battuta d’arresto, come il 5-0 incassato a Vicenza a fine novembre, o al ko casalingo contro il Rimini, i toscani viaggiano a ritmi elevatissimi seppur la concorrenza sia altamente competitiva. Ma il piccolo stadio Carlo Zecchini sogna, del resto come potrebbe essere altrimenti dopo decenni di anonimato e di stazionamenti poco onorevoli nei campi della serie D e di Eccellenza? Il 4-1 inflitto al Pisa nel derby toscano della prima giornata di ritorno il 24 gennaio 2009 rinforza le ambizioni dei maremmani che successivamente vincono anche a Piacenza per 3-2 dopo essere stati sotto 2-1 fino all’81’. Sembra una di quelle vittorie che a fine campionato possa essere ricordata come epica, come una che abbia rappresentato la svolta della stagione, ma dopo due sconfitte contro Sassuolo e Parma, la panchina di Gustinetti inizia a traballare e il presidente Camilli si prepara ad un sorprendente cambio nonostante l’ottimo rendimento e la strabiliante classifica della squadra. All’indomani del ko di Parma (4-0), Gustinetti viene esonerato e al suo posto arriva Ezio Rossi, una decisione non condivisa né dai calciatori e nemmeno dai tifosi.
Eppure, l’esordio di Rossi è incoraggiante, il Grosseto vince 3-2 in casa con l’Avellino nonostante qualche sofferenza finale dopo il vantaggio per 3-0 alla fine del primo tempo e la rimonta degli irpini nell’ultimo quarto d’ora di partita. Una settimana dopo, i toscani perdono in casa il derby col Livorno che passa allo Zecchini per 3-2 dopo che il Grosseto era avanti 2-0. Nelle successive 5 gare, i biancorossi ne vincono una (1-0 sull’Ascoli), ne pareggiano un’altra (1-1 in casa col Bari) e ne perdono 3 (a Bergamo con l’AlbinoLeffe, a Salerno e a Treviso). La sconfitta in Veneto del 23 marzo fa infuriare Camilli che opta per un nuovo cambio in panchina: via Rossi, torna Gustinetti. E’ il 25 marzo 2009 e l’aria che si torna a respirare a Grosseto è nuovamente di fiducia, non soltanto per l’arrivo della primavera, ma anche perché appare evidente come l’alchimia creata fra Gustinetti e lo spogliatoio sia notevole e che solo con il tecnico bergamasco la squadra possa rendere al massimo. Col ritorno del vecchio allenatore, il Grosseto infila tre pareggi di fila, poi vince 3-2 a Trieste la prima di 5 partite nelle ultime 7 giornate che conducono la formazione fino al sesto posto finale, l’ultimo che garantisce l’accesso ai playoff e che il Grosseto si guadagna con 64 punti, 4 in più del Sassuolo settimo in classifica.
Il Grosseto è ammesso, dunque, agli spareggi per la serie A, un traguardo storico ed inimmaginabile appena un paio d’anni prima e che ora è realtà grazie ad una società solida, ad un allenatore capace e ad una squadra ben messa in campo, grintosa e mai doma. Ai playoff accedono 4 squadre che si scontrano in due semifinali e le vincenti nella finale; il Grosseto si ritrova di fronte il Livorno in un infuocato derby toscano che vale la finalissima per la serie A contro la vincente dell’altra sfida tra Brescia ed Empoli, con la B che parla toscano con 3 squadre su 4 in quello che sembra un mini torneo regionale. L’attesa a Grosseto è a dir poco elettrica, la città non è abituata a simili traguardi, forse neanche a simili aspettative, non è la tifoseria blasonata che da anni attende il ritorno a grandi livelli, è un mondo completamente nuovo, una trepidazione che scuote i nervi di un popolo catapultato d’improvviso in una realtà nazionale ignota. Già, perché nel frattempo sui giornali e nelle televisioni di tutta Italia si analizza il miracolo di Grosseto, la seconda impresa di Elio Gustinetti che vuole la rivincita dopo la beffa dell’anno precedente, anche se la sua squadra sembra sulla carta la più debole delle 4 in lotta per la promozione.
Ma la carta e i pronostici, si sa, sono fatti apposta per essere sovvertiti, una caratteristica che il calcio possiede molto più di altri sport. E così il 7 giugno 2009 quando allo stadio Carlo Zecchini scendono in campo Grosseto e Livorno per l’andata della semifinale playoff, in molti si aspettano gli amaranto dominanti ed il piccolo Grosseto pronto a ridimensionare le sue ambizioni. Rimarranno tutti delusi, perché i maremmani giocano una partita attenta ma decisa, umile ma non timida, aggressiva ma non spregiudicata; il Livorno non trova le contromisure, non riesce a far prevalere il suo miglior tasso tecnico e la sua maggior esperienza, finendo col capitolare: al 68′ il difensore centrale Freddi porta in vantaggio il Grosseto, all’84’ il terzino Abruzzese firma addirittura il 2-0 con cui si conclude la partita. Un risultato inaspettato da due uomini inaspettati, è il bello del calcio, è il solito Davide che batte Golia, aspetto che nel pallone capita più di qualche volta. Il Livorno è al tappeto e dovrà compiere un’impresa nella gara di ritorno prevista per il tardo pomeriggio dell’11 giugno allo stadio Ardenza. Il Grosseto è a un passo dalla finale, serve l’ultimo sforzo, l’ultimo gradino verso il Paradiso.
Non è un derby toscano come gli altri quello fra Livorno e Grosseto l’11 giugno 2009, non c’è in palio la rivalità o la supremazia regionale, allo stadio intitolato ad Armando Picchi c’è molto di più, c’è l’accesso alla finale per la serie A, traguardo annunciato per i livornesi, del tutto nuovo per i maremmani che vivono il momento più alto della loro storia e vogliono goderselo fino in fondo, nonché giocarselo ad armi pari dopo il 2-0 dell’andata che costringe gli amaranto ad una rimonta importante, anche se a parità di risultato sarebbero premiati proprio loro, meglio classificati al termine del campionato col terzo posto a scapito del sesto del Grosseto. Ma poco importa, la squadra di Gustinetti ha dimostrato già all’andata di poter colpire gli avversari ed intende giocar loro un altro scherzetto anche in quello stadio che ribolle di passione, che è uno dei più caldi d’Italia con quasi 15 mila spettatori che spingono il Livorno verso l’impresa, qualcuno sussurra addirittura verso il miracolo. E i sostenitori del Grosseto all’Ardenza saranno pure numericamente inferiori a quelli livornesi, ma fanno sentire ugualmente il proprio supporto ai biancorossi, perché l’occasione è unica, forse irripetibile in una città che di grande calcio non ne ha masticato praticamente mai. E lo scrivono anche sullo striscione che campeggia nel loro settore: “Scrivete il vostro nome sui libri di storia“.
Dopo 25 minuti di studio, il Livorno si procura un calcio di rigore con Tavano che viene sgambettato in area: lo stesso numero 10 livornese batte di destro e realizza l’1-0. Il Grosseto, però, non si perde d’animo e dopo neanche una decina di minuti pareggia con Sansovini, un gol che gela lo stadio nonostante il caldo quasi estivo. I maremmani resistono, al Livorno servono ora due gol per agguantare la finale e il nervosismo inizia a serpeggiare in campo e sugli spalti. La svolta arriva proprio ad un soffio dal termine del primo tempo quando il Livorno torna in vantaggio col centravanti lituano Danilevicius e quando il Grosseto resta in dieci uomini per l’espulsione di Abruzzese. Ad inizio ripresa i livornesi calano l’asso e siglano il 3-1 con Diamanti; ora è al Grosseto che saltano i nervi, anche perché la qualità del Livorno inizia a farsi sentire, considerando il doppio vantaggio e la superiorità numerica. Altri 10 minuti ed arriva pure il 4-1, firmato ancora da Danilevicius, risultato che consente ai padroni di casa di gestire la mezz’ora finale che, peraltro, il Grosseto rovina con altre tre espulsioni; sotto la doccia finiscono anzitempo pure Garofalo, Freddi e Consonni, cacciati dall’arbitro molisano Celi fra il 65′ e il 75′. In 7 contro 11 non si parla neanche più di miracolo, il Livorno amministra evitando risse e falli inutili, salvaguardano la finale, mentre il Grosseto torna a casa con 4 gol al passivo e la delusione di non aver conservato la lucidità nel momento decisivo della partita.
La tristezza è evidente sui volti dei calciatori maremmani e su quelli dei tifosi, le contestazioni all’arbitro per le 4 espulsioni leniscono solamente in parte la rabbia e il dolore per una sconfitta che non vale la sola eliminazione dai playoff, ma chiude forse definitivamente le porte del grande calcio ad una piazza che ci aveva creduto fortemente. Nelle stagioni successive, il Grosseto non saprà ripetersi chiudendo al settimo posto il campionato 2009-10, al 15° quello successivo, al 14° nel 2011-12 e infine all’ultimo nell’annata 2012-13, quella del commiato dalla serie B dopo 6 stagioni gloriose e ricche di soddisfazioni, con quella serie A annusata e quella semifinale playoff gettata alle ortiche per mancanza di esperienza, senza saper mantenere i nervi saldi quando era arrivato il momento di raccogliere. Il successivo fallimento della società e la ripartenza dalla serie D ha ridimensionato le ambizioni del Grosseto che oggi sgomita anche solo per mantenere la serie C in uno stadio Zecchini per la maggior parte vuoto e con poche prospettive di riavvicinare quel mondo a lungo vissuto.
I 6 campionati del Grosseto in serie B rappresentano il momento più alto nella storia maremmana, soprattutto per quell’avventura nei playoff che poteva far spiccare ai biancorossi un salto a cui forse non erano preparati, come accaduto alla Pistoiese nel 1980 o al Siena nel 2003, tanto per rimanere in terra toscana. “Scrivete il vostro nome sui libri di storia“, recitava lo striscione dei tifosi a Livorno quel pomeriggio. In fondo, però, quei nomi nel grande manoscritto del calcio ci sono rimasti lo stesso.
di Marco Milan