Amarcord: Giulianova e quella serie B a un passo
E’ rimasto un urlo strozzato in gola, un sogno che per due si è interrotto, un traguardo che sembrava alla portata e che è invece svanito. Alcune occasioni non si ripetono facilmente e chi le manca prova un rammarico ancora più grande del normale. Questa è la storia del Giulianova che sognava la serie B.
A Giulianova il calcio è stato sempre seguito con passione e la locale squadra giallorossa ha avuto il suo seguito, i suoi fedelissimi ed un sostegno immarcescibile nonostante non abbia mai calcato i palcoscenici più importanti del calcio italiano. L’occasione di disputare gli spareggi per la serie B nella notte dei tempi, poi anni fra i dilettanti, tanta C2 e finalmente il ritorno in C1 al termine del campionato 1995-96 che la squadra abruzzese conclude al terzo posto vincendo poi i playoff dopo aver battuto a Foggia in finale l’Albanova ai calci di rigore. Per la stagione 96-97, dunque, il Giulianova guidato dal tecnico Francesco Giorgini (un’istituzione in città) è una matricola e non sembra poter puntare ad altro se non ad una tranquilla salvezza, anche perché il girone B della C1 presenta squadroni del calibro di Ascoli, Ancona, Avellino, Fidelis Andria e Savoia. In rosa non c’è più il bomber Danilo Di Vincenzo, passato al Castel di Sangro in serie B, e che avrà di lì a pochi mesi un destino tragico che lo porterà alla morte dopo un terribile incidente stradale assieme al giovane compagno di squadra Filippo Biondi. In attacco ci sono esperti della categoria come Micciola, Di Corcia e Vadacca, oltre all’argentino Ricatti, in difesa l’esperto Trinchera che ha giocato anche in serie A con il Lecce.
Il campionato del Giulianova non parte benissimo: sconfitta alla prima giornata in casa della Juve Stabia, pareggi contro Lodigiani, Gualdo ed Avellino, prima vittoria al quinto turno il 29 settembre 1996 nella sentita sfida di Ascoli e su uno dei campi più difficili del girone. Il 2-0 ottenuto al Del Duca galvanizza i giallorossi che vincono altre due gare consecutive, la prima in casa contro l’Ischia e la seconda ad Acireale. Alla fine del girone d’andata, gli abruzzesi hanno alternato prestazioni negative come lo 0-4 in casa del Savoia, ad altre gagliarde come il 2-2 in casa dell’Ancona o il 2-1 nel derby contro l’Avezzano. Nella seconda parte di stagione non mancano gli exploit: il 16 febbraio 1997 i giallorossi battono per 3-2 l’Ascoli, il 2 marzo travolgono 3-0 l’Acireale, poi espugnano Trapani la settimana successiva. A fine campionato, il Giulianova è quinto con 49 punti, gli stessi dell’Atletico Catania che è però quarto per via della classifica avulsa, e ha diritto dunque a disputare i playoff contro l’Ancona che è arrivato secondo dietro la Fidelis Andria e che era alla vigilia la grande favorita per il ritorno in serie B dopo l’inattesa retrocessione dell’anno prima. Giulianova attende con trepidazione quella che potrebbe essere la partita della storia, nonostante i favori del pronostico li abbiano gli avversari.
Il 1 giugno 1997 allo stadio Rubens Fadini di Giulianova si gioca l’andata della semifinale playoff tra i giallorossi e gli anconetani. Fa caldo e la temperatura sale grazie alla passione del pubblico con gli spalti attaccati al campo ed un ruggito che accompagna gli uomini di Giorgini ad ogni giocata. Non passano, però, neanche 5 minuti che l’Ancona va in vantaggio con un colpo di testa di Diego Pellegrini che gela l’impianto abruzzese. Il Giulianova reagisce, attacca, ci prova, ma il risultato non cambia, almeno fino al minuto 80 quando una punizione del centrocampista Manari trafigge il portiere dei dorici: 1-1 con cui termina l’incontro, rimandando tutto alla gara di ritorno. 8 giugno 1997, stadio Del Conero di Ancona, quasi 10 mila spettatori sugli spalti, di cui almeno 3000 giunti da Giulianova; i giallorossi ci credono, ma l’Ancona ha esperienza e vince abbastanza agevolmente per 2-1 ricacciando in gola l’urlo degli abruzzesi, convinti di potercela fare e costretti, invece, a riporre nel cassetto le speranze di una serie B che dalle loro parti non avevano mai visto. Nessuno si azzarda a criticare la squadra di Giorgini, ci mancherebbe, ma la delusione è tanta e palpabile sulla via del ritorno da Ancona nel tardo pomeriggio di una domenica comunque emozionante.
La stagione 97-98 è molto più travagliata della precedente, in panchina non c’è più Giorgini e si alternano Alessandrini, Tortorici e Cuoghi, alla fine il Giulianova chiude con un anonimo decimo posto e la sensazione di aver sprecato l’unica grande occasione della sua storia. Nell’estate del 1998, però, arriva l’allenatore Fulvio D’Adderio che dà una scossa all’ambiente e riorganizza la squadra, capace di giocare bene e dar fastidio sin da subito alle grandi favorite del torneo, ovvero Ascoli, Avellino e Palermo. Il riferimeno dei giallorossi è il centravanti Luigi Molino, ma è la difesa il vero punto di forza del Giulianova a cui gli avversari fanno una gran fatica a segnare. L’avvio è, tuttavia, abbastanza incolore con tre pareggi per 0-0 nelle prime tre giornate contro Juve Stabia, Castel di Sangro e Nocerina, poi il successo di Crotone ed il ko casalingo contro la Fermana. Alla fine del girone d’andata si capisce come il campionato non abbia un padrone vero e proprio: Palermo, Fermana e Juve Stabia si giocano il primato, ma la lotta è apertissima anche per i posti che conducono ai playoff ed il Giulianova capisce di poterci provare due anni dopo la grande delusione di Ancona.
Nel girone di ritorno la squadra di D’Adderio ci crede, anche se è un po’ altalenante nei risultati come, del resto, anche le rivali, motivo per cui gli abruzzesi restano agganciati al treno per la serie B fino alle battute finali. Nell’ultimo mese i giallorossi mettono il turbo: il Giulianova vince le ultime 4 partite, in casa contro Battipagliese e Palermo, in trasferta contro Lodigiani e, soprattutto, Ascoli. Il successo per 3-2 sul Palermo costa carissimo ai siciliani che perdono il primo posto a favore della Fermana che conquista la sua prima storica promozione in serie B, mentre il 2-0 di Ascoli consegna agli abruzzesi la matematica certezza di partecipare ai playoff da quarti in classifica con 51 punti. Le semifinali saranno Juve Stabia-Giulianova e Palermo-Savoia; probabilmente, le due grandi favorite sono dall’altra parte, mentre stabiesi e giuliesi appaiono come le autentiche rivelazioni del torneo, probabilmente con qualcosa in meno delle rivali, ma con la possibilità, per una delle due, di andarsi comunque a giocare la finale per la serie B in campo neutro e in partita secca dove, si sa, può accadere di tutto e non sempre il più forte vince.
Il 30 maggio 1999 lo stadio Fadini ospita l’andata della sfida tra Giulianova e Juve Stabia. E’ una partita rocambolesca, a tratti spettacolare, i padroni di casa vanno in vantaggio col bomber Molino dopo 3 minuti e sembrano chiudere la gara con altre due reti. La Juve Stabia è sull’orlo del baratro, ma nella ripresa due gol dell’attaccante Fresta (bellissimo il secondo) che non segnava da un mese ed era finito nel mirino dei tifosi stabiesi, rimette in bilico risultato e qualificazione. Finisce 3-2 per il Giulianova, risultato che sorride poco ai giallorossi che a Castellammare nella gara di ritorno non dovranno assolutamente perdere, poiché una sconfitta con qualsiasi punteggio premierebbe gli avversari, secondi a fine campionato. Il 6 giugno lo stadio Menti di Castellammare di Stabia ribolle di passione, sembra che la paura dopo i gol del Giulianova all’andata abbia restituito vigore e fiducia ai gialloblu, mentre gli abruzzessi appaiono timidi sin dalle prime battute. Due minuti e Fresta colpisce ancora per l’1-0 dei campani; il Giulianova prova a reagire, Evangelisti sfiora il pareggio ma nella ripresa ecco un altro gol di Fresta, altra doppietta, 2-0 per la Juve Stabia e addio sogni per i giuliesi, sconfitti e costretti a riporre ancora nel cassetto il sogno inespresso della serie B.
Il Giulianova fallisce nuovamente l’assalto ad una promozione sfuggita già due anni prima ma contro un avversario fuori portata come l’Ancona. Stavolta, invece, la Juve Stabia sembrava battibile, la finale col Savoia (che nel frattempo eliminava il Palermo) tutta da giocare. E invece il brusco risveglio, la dura realtà di un ridimensionamento che non avvicinerà più gli abruzzesi alla serie B e li condurrà, invece, nel tunnel dei dilettanti da cui faticano ancora a riemergere. E quelle immagini che iniziano ormai a farsi vecchie, fanno probabilmente oggi ancora più male per ciò che poteva essere e non è stato.
di Marco Milan