Amarcord: l’anno in cui il Verona rischiò la C2

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Se l’impresa del 1985, culminata con la clamorosa vittoria dello scudetto, resta il punto più alto nella storia dell’Hellas Verona, paradossalmente la salvezza ottenuta in C1 nella stagione 2007-08 può essere tranquillamente paragonata a quel miracolo, anzi, forse il traguardo raggiunto sembrava ancor più insperato del tricolore di 23 anni prima.

A giugno del 2007, dopo 64 anni consecutivi fra serie A e serie B, il Verona cade in C dopo il playout contro lo Spezia, con sconfitta per 2-1 in Liguria e pari a reti inviolate al Bentegodi. E’ un dramma per una piazza abituata a ben altri palcoscenici e, peraltro, scottata da una stagione tribolata, partita male ma che sembrava essersi rimessa in sesto con l’arrivo in panchina di Giampiero Ventura che aveva unito lo spogliatoio e creato un gruppo solido e coeso; le difficoltà delle ultime giornate e la sterilità offensiva nei due spareggi, però, relegano i gialloblu in serie C, anche se la società in estate parla di promozione, di riscatto immediato, i giornali sostengono che il Verona sia la Juventus della serie C, insomma l’impressione è di essere di fronte ad una casualità, come fu per la serie B del Torino nel 1990 o della Fiorentina nel 1994, formazioni incappate in un’annata da incubo, prontamente riscattata e dimenticata. Questo pensano anche a Verona, o quantomeno questo è quello che sperano, di certo nessuno può solamente immaginare cosa sta per accadere.

In panchina arriva Franco Colomba che ha allenato in serie A e in serie B, un altro lusso per la categoria, così come tanti calciatori dell’organico scaligero, da Gonnella a Bellavista, da Ferrarese a Leandro Greco, tutti sembrano fare a botte con la serie C ed il Verona si candida fortemente come ammazza campionato. I tifosi non vedono l’ora che incominci il torneo, più che altro per arrivare il prima possibile a giugno, un po’ come si fa a scuola quando si punta alle vacanze estive già dal primo giorno. Ma a Verona si capisce ben presto che l’aria di festa andrebbe riposta in fretta: i veneti perdono l’esordio in campionato al Bentegodi contro il Cittadella il 26 agosto 2007, poi anche alla seconda giornata a Cremona e conquistano il primo punto nel terzo turno pareggiando 1-1 in rimonta contro la Pro Sesto, per poi riperdere a Sassuolo, in casa col Venezia e a Legnano dove il ko arriva al 95′. La tifoseria è attonita, la squadra appare bloccata, senza stimoli e senza idee, l’ultimo posto in classifica è tanto beffardo quanto veritiero se si considera ciò che si è visto in campo. All’indomani della sconfitta di Legnano, il 7 ottobre, la società esonera un Colomba spaesato e chiama Davide Pellegrini, storica ala del Verona di fine anni ottanta inizio novanta.

Che inizi un nuovo campionato per gli scaligeri? Sembrerebbe di sì perché Pellegrini al debutto acciuffa la prima vittoria stagionale al Bentegodi contro la Ternana, grazie ad una rete del giovane figlio d’arte Vriz al 93′. Certo, di spettacolo non se ne vede, paure e timori attanagliano ancora le gambe e la testa dei giocatori, ma l’impressione è che quel successo agguantato nel finale possa fungere da scossa e che addirittura i giochi per la promozione non siano ancora stati chiusi. Del resto, c’è l’esempio della Fermana che nella stagione 98-99 era ultima in autunno e chiuse il campionato al primo posto ottenendo la promozione in serie B. Ma la gioia è di breve durata perché il Verona non dà seguito alla vittoria con la Ternana, perde a Foggia, pareggia con Pro Patria, Foligno, Monza e Paganese, cade rovinosamente a Padova. Il girone d’andata si chiude col successo striminzito in casa contro il Manfredonia, deciso da un gol di Greco che, anche se nessuno lo sa ancora, si rivelerà come il più importante della stagione. La sterilità offensiva sembra il punto più debole dei gialloblu, l’unico a buttarla dentro è il brasiliano William da Silva che comunque non è un bomber, mentre degli altri attaccanti si perdono le tracce sotto porta, compreso quel Morante che in serie C aveva fatto faville finora.

Il Verona inizia il girone di ritorno come aveva cominciato quello d’andata, ovvero perdendo 1-0 col Cittadella, per poi pareggiare il 23 dicembre contro la Cremonese. Nella città scaligera si vive un Natale convuslo, la società si raduna e, approfittando della lunga sosta, opta per un secondo cambio di guida tecnica: al posto di Pellegrini ecco Maurizio Sarri, considerato preparatissimo dal punto di vista tattico e capace di proporre quel gioco offensivo che possa finalmente far decollare l’indecifrabile squadra gialloblu. Il 12 gennaio 2008, alla ripresa del campionato, il nuovo Verona di Sarri pareggia 1-1 in casa della Pro Sesto acciuffando il pari con William da Silva a ridosso del 90′, quindi ne perde 5 di fila tornando inesorabilmente all’ultimo posto della classifica. E’ il punto forse più basso nella storia del Verona che cade al Benteogodi 2-0 col Sassuolo e 1-0 con la Cavese (rete dell’ex Federico Giampaolo), quindi 1-0 a Venezia. Il 18 febbraio è un lunedì, il Verona ospita il Legnano che pure non se la passa bene, dev’essere la gara della svolta per gli uomini di Sarri, la partita va in onda su RaiSport e potenzialmente può vederla tutta Italia. Meglio di no, pensano a Verona, ed hanno ragione: in due minuti, fra il 9′ e il 10′, i gialloblu sono sotto per 2-0 a causa di clamorose amnesie difensive, il Legnano fa ciò che vuole, dà la sensazione di poter vincere 9-0, si limita a segnarne tre mentre intanto il Bentegodi ruggisce di rabbia.

Non bastano 2 gol nel finale, il risultato di 2-3 non rispecchia quanto visto in campo, il Verona è a terra, gomme sgonfie e depressione latente: le porte verso la serie C2 sembrano spalancate, l’encefalogramma dei veneti è ormai piatto. Il 2-0 rimediato la settimana successiva a Terni appare la pietra tombale sulla salvezza, è comunque la mannaia su Sarri, esonerato per far posto nuovamente a Davide Pellegrini a cui è sostanzialmente assegnato il compito di chiudere dignitosamente il campionato; sembra quasi che il club sia rassegnato alla seconda retrocessione di fila, ma che voglia scendere di categoria senza umiliazioni, sperando magari nel ripescaggio estivo. Forse è questa la svolta: la pressione svanisce, l’intera piazza ha abdicato, ha accettato la caduta in C2, Pellegrini punta sull’orgoglio dei suoi calciatori, li pungola: “Ci prendono per deficienti – urla – ci danno per spacciati. Siete contenti della considerazione che hanno di noi?“. Qualcosa si muove nell’impeto della squadra che ne vince due fila contro Foggia e Pro Patria, a Busto Arsizio 2-1 in rimonta e con gol decisivo al 90′. Le sconfitte contro Foligno e Padova ricacciano indietro i gialloblu che però appaiono più reattivi e battono Monza (ancora al 90′) e Lecco istituendo un duello col Manfredonia per evitare la retrocessione diretta. Proprio all’ultima giornata, il Verona gioca lo scontro diretto in Puglia, lo perde 2-1 ma il risultato è sufficiente per spedire i veneti ai playout e sbattere il Manfredonia in C2 per via del confronto diretto sfavorevole.

Il Verona è ancora vivo, in bilico ma vivo. I playout sono un obiettivo che se fosse stato posto ad inizio stagione avrebbe raccolto pernacchie e che invece, guardando l’andamento del torneo, è un’occasione d’oro che i gialloblu non apparivano in grado di poter cogliere. Ci avrebbero messo tutti la firma la sera di Verona-Legnano, ora ci sono le due partite contro la Pro Patria che i veneti non possono sbagliare; la squadra di Pellegrini, penultima in classifica, è svantaggiata rispetto ai lombardi che possono permettersi anche di perderne una a patto di vincere la seconda con lo stesso numero di reti. Ma adesso a Verona ci credono, l’onta della C2 sarebbe indelebile, di questo playout di serie C1 si occupano le principali testate sportive nazionali, perché il Verona è un patrimonio sportivo del paese, parlano gli eroi dello scudetto dell’85, il tecnico di allora Osvaldo Bagnoli, tutti spingono i gialloblu verso quell’ultimo sforzo che possa essere il trampolino di lancio verso il ritorno in serie B l’anno successivo. Il clamore è così ampio che dalla Pro Patria qualcuno storce il naso, come se l’Italia intera spingesse per la salvezza del Verona e, di conseguenza, per la retrocessione dei tigrotti che, peraltro, sono anche avvantaggiati dalla classifica finale.

Domenica 18 maggio 2008 un Bentegodi delle grandi occasioni accoglie Verona e Pro Patria. Chi si aspetta una gara spettacolare resta naturalmente deluso: entrambe faticano atavicamente a far gol, entrambe hanno paura di perdere, il Verona perché dovrebbe poi vincere a Busto Arsizio con due reti di scarto, i lombardi perché anche col pari si ritroverebbero a giocare il ritorno con due risultati su tre a loro favore. E poi c’è il caldo che, assieme alla tensione, attanaglia le gambe dei 22 in campo; la partita, insomma, nonostante il Verona attacchi a spron battuto, scorre via sul filo della noia e di uno 0-0 che viene scalfito solo al minuto 94′ quando Morante, proprio quel centravanti che i tifosi veronesi hanno contestato e fischiato per tutta la stagione e che di gol ne ha segnato uno solo in Coppa Italia contro la Sambonifacese e nessuno in campionato, trova finalmente il guizzo giusto per buttarla dentro e fa esplodere lo stadio. Il Verona vince 1-0 e piazza un piccolo ma significativo mattoncino nella costruzione della salvezza. L’entusiasmo è enorme perché vincere quella partita significa andare a Busto Arsizio con rinnovate ambizioni, costringere l’avversario ad attaccare, sapere che ora i due risultati su tre a favore li hanno gli scaligeri, innervosire una Pro Patria già convinta di aver portato a casa mezza C1.

Domenica 25 giugno, Busto Arsizio: si gioca Pro Patria-Verona. Nella città varesina piove a dirotto, non sembra di essere in estate, anzi, il clima è più autunnale, ma del resto il pensiero delle due tifoserie non è certo alle spiagge affollate, bensì ad una sofferenza che entro 90′ fornirà un verdetto che sarà impietoso per una delle due. In piazza Bra a Verona, nel frattempo, migliaia di tifosi si riuniscono davanti ad un maxi schermo allestito per l’occasione, mentre il settore ospiti dello stadio di Busto è stracolmo di vessilli gialloblu. E il Verona parte meglio sfiorando il gol prima col difensore Sibilano e poi addirittura col portiere Rafael che direttamente con un rinvio dalla propria porta mette in difficoltà il collega Anania. Proprio nel miglior momento veronese, però, passa la Pro Patria con Negrini che mette a nudo tutte le carenze difensive dei veneti: 1-0 e lombardi salvi. Il Verona ci prova, ma le energie calano, nella ripresa la spinta degli scaligeri aumenta ma le occasioni latitano, fino al minuto 89 quando l’uzbeko Zeytulaev, un altro che il pubblico aveva sbeffeggiato per l’intera annata, si scopre quel goleador che non aveva mai mostrato, grazie ad una serpentina sulla destra e ad una conclusione da posizione decentrata che si insacca sotto l’incrocio dei pali: 1-1, veronesi impazziti, a piazza Bra c’è chi piange e chi si sdraia a terra sfinito. Ma il Verona è salvo, la C2 è evitata, su questa maledetta stagione può finalmente calare il sipario.

Nessuno forse ci credeva più: è questo il ritornello del campionato 2007-08 del Verona. Quando nessuno credeva più ai playout, la squadra li ha raggiunti, quando nessuno credeva più al pareggio in casa della Pro Patria, è arrivato il gol salvezza. Davide Pellegrini ha compiuto un’impresa che forse a Verona hanno voluto dimenticare, per la sofferenza e perché per una piazza simile, anche la sola parola serie C sembra un verso stonato. Eppure, è un’impresa che merita di esser menzionata, gli eroi dello scudetto sono altra cosa, lo sappiamo, ma salvarsi in quelle condizioni resta nella leggenda di un club che non meritava la C2 ma che ci stava piombando con tutte le scarpe.

di Marco Milan

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