Amarcord: Marciano Vink, la gloria di un gol
Si può entrare nella storia per un solo gesto? Può essere menzione di un’intera carriera una singola prodezza? Sì, è possibilissimo, come testimoniano diversi atleti delle più svariate discipline e come conferma anche Marciano Vink, nostalgico e sbiadito ricordo dei tifosi genoani e degli incalliti appassionati del calcio di qualche anno fa.
Marciano Vink nasce in Suriname ma è di cittadinanza olandese, come Ruud Gullit e Frank Rijkaard. Classe 1970, Vink è un centrocampista duttile e discretamente tecnico, molti in patria lo vedono già come l’erede dello stesso Rijkaard e lo paragonano a Wim Jonk con cui giocherà assieme nell’Ajax. Già, perché sono proprio i lancieri a mettere alla prova le qualità di questo calciatore che ad appena 18 anni esordisce in prima squadra nel campionato olandese destando subito ottime impressioni e diventando uno dei nomi più citati sui taccuini degli agenti di mercato di mezza Europa. Con l’Ajax, Vink gioca dal 1988 al 1993 collezionando ben 108 presenze, condite pure da 13 gol, nonché vince un titolo nazionale, una Coppa d’Olanda e la Coppa Uefa nel 1992, conquistata ai danni del Torino e dopo aver eliminato in semifinale il Genoa, proprio la squadra per cui in Italia il calciatore sarà ricordato. Questo perché nell’estate del 1993, Vink è ormai pronto a lasciare l’Ajax per trasferirsi in Italia o in Spagna e, grazie anche all’intermediazione di un giovane Mino Raiola, si accasa al Genoa dove il tecnico Claudio Maselli vuole farne un perno del centrocampo rossoblu.
L’arrivo di Marciano Vink entusiasma la tifoseria genoana che vive un momento di ridimensionamento dopo l’exploit in Italia e in Europa fra il 1991 ed il 1992 e col confronto coi cugini della Sampdoria che, pur non avendo più lo squadrone dello scudetto, viaggiano comunque nell’alta classifica e si presentano alla stagione 93-94 con l’asso nella manica che risponde al nome di Ruud Gullit, strappato al Milan dopo i dissapori fra l’olandese e Fabio Capello. E così, l’Italia diventa una succursale dell’Olanda: all’Inter ci sono Jonk e Bergkamp, alla Sampdoria Gullit e al Genoa van’t Schip e appunto Vink. Ma l’ambientamento di quest’ultimo è più lento e complicato del previsto: il centrocampista si applica poco nell’imparare l’italiano, non familiarizza con i compagni, spesso non capisce l’allenatore con la conseguenza che anche le indicazioni tattiche le recepisce a spezzoni. Vink inizia a giocare ma ben presto esce dai titolari perché le sue prestazioni sono abuliche, l’olandese corre tanto ma conclude poco, a centrocampo fanno legna i soliti Ruotolo e Bortolazzi, la squadra non è che vada un granché bene e allora meglio per Maselli affidarsi alla vecchia guardia piuttosto che all’inconsistente Vink.
Il 20 dicembre 1993 Maselli viene esonerato e al suo posto torna a Genova Franco Scoglio. Che le cose anche per Vink possano finalmente cambiare? Sembra di no perché anche il nuovo allenatore si affida poco all’ex centrocampista dell’Ajax, sempre più estraneo al progetto tecnico dei liguri. Il 13 febbraio 1994, però, l’olandese si scuote e firma il gol che porta in vantaggio il Genoa nella sfida contro il Torino; è il suo primo centro in serie A e l’intera piazza genoana spera che da quel guizzo possa nascere il grande giocatore che tutti aspettavano. E’ un buon momento per i rossoblu che resteranno imbattuti dallo 0-4 casalingo contro il Parma del 30 gennaio a metà aprile, inanellando quei risultati che permetteranno loro di assicurarsi la salvezza con discreto anticipo. Forse anche per questo, Scoglio decide di schierare Vink titolare nel derby contro la Sampdoria del 10 aprile; la gara è la più importante dell’anno a Genova, ma l’allenatore siciliano sa il fatto suo, ha visto l’olandese in palla e vuole sfruttarne l’imprevedibilità per sorprendere l’organizzatissima Sampdoria di Eriksson che veleggia nelle prime posizioni della classifica. Lo carica in settimana, crede che quello possa essere il colpo vincente del derby.
E Scoglio ci azzecca in pieno perché i tifosi del Genoa non fanno in tempo a chiedersi perché giochi quel calciatore che è la grande delusione dell’anno, che Vink ha già colpito: minuto 14, l’olandese prende palla a centrocampo e si lascia andare ad una serpentina elegante, veloce ed efficace, mette a sedere 4 sampdoriani e poi batte Pagliuca; 1-0 per il Genoa, pubblico rossoblu impazzito, Vink finalmente può liberare la sua gioia ma anche la frustrazione per quei primi mesi deludenti in Italia. E’ destino, però, che sia la stagione delle illusioni per i genoani: non passa nemmeno un minuto, infatti, che la Sampdoria pareggia con Jugovic per l’1-1 che non cambierà più. Sembra l’emblema dell’annata di Vink: una velocissima illusione che si consuma in un attimo. Deludenti le prestazioni, fantastico quel gol che manda in visibilio la gradinata rossoblu il cui urlo viene però ricacciato indietro meno di 60 secondi dopo. Il campionato dell’olandese termina in pratica lì e si concluderà con il bottino non certo entusiasmante di 13 presenze e 2 reti, tutt’altro risultato rispetto alle attese iniziali. Ambientamento complicato, poca attitudine al sacrificio, nell’estate del 1994 Vink viene rispedito in Olanda, acquistato dal PSV Eindhoven dove vincerà un altro titolo e un’altra coppa nazionale.
La carriera di Marciano Vink proseguirà ancora nei Paesi Bassi, dopo il PSV Eindhoven (1994-1999), l’ex genoano giocherà con l’ADO den Haag fino al 2000, il tutto, però, contornato da tanti guai fisici, compreso un durissimo scontro con Luis Figo in una gara di coppa nel 1997. Vink chiuderà la carriera nel 2002 dopo un brevissimo passaggio nel campionato sudafricano, venendo per sempre ricordato come “quel giocatore che fece un gol da urlo nel derby di Genova“, ma di cui in molti neanche ricordano il nome. Si consoli, però, ad altri è andata assai peggio.
di Marco Milan