Amarcord: serie A 95-96, quando tutte le neopromosse si salvarono

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Il calcio degli anni ottanta aveva abituato la serie A alle squadre cosiddette “ascensore“, ovvero quelle che salivano dalla serie B alla serie A e riscendevano quasi subito. Era stato il caso del Pisa, della Cremonese, a fine anni ottanta-inizio novanta anche dell’Ascoli e del Verona.

E così, un tabù che la serie A non riusciva proprio ad infrangere era quello di veder salve tutte e 4 le neopromosse dalla B. Ci era andato vicino il campionato 90-91 quando il Cagliari si era salvato dopo una grande rimonta e quando Parma e Torino si erano addirittura tolti lo sfizio di qualificarsi in Coppa Uefa; in quel caso era stato il Pisa a mantenere la regola poiché, nonostante un inizio al fulmicotone che aveva portato addirittura i toscani in testa alla classifica, la squadra nerazzurra era tornata immediatamente fra i cadetti. Nel 91-92 si era salvato il Foggia ed erano retrocesse Ascoli, Cremonese e Verona, nel 92-93 salva solo l’Udinese, retrocesse Ancona, Brescia e Pescara, nel 93-94 salve Cremonese e Reggiana, retrocesse Lecce e Piacenza, nel 94-95, come nel già citato 90-91, l’en plein mancò per un soffio con la salvezza di Bari, Fiorentina e Padova e la retrocessione del solo Brescia. Sin qui le statistiche, perché l’estate del 1995 condurrà al campionato che riuscirà a sovvertire una regola che appariva ormai scritta.

E’ l’estate dei cambiamenti: la serie A introduce la numerazione fissa sulle maglie che sostituisce il leggendario 1-11, nonché le 3 sostituzioni a partita contro le 2 sino ad allora previste. Già da un anno, poi, il campionato assegna 3 punti a vittoria, forse il cambiamento migliore che il calcio italiano ricordi. Le partecipanti sono sempre 18, le retrocessioni 4. Le neopromosse dalla serie B sono il Piacenza che ha stravinto il campionato tornando in A dopo una sola stagione, così come l’Udinese, giunta seconda ad un solo punto dagli emiliani; terzo posto per il Vicenza, tornato nella massima serie dopo 15 anni, quarto per l’Atalanta che ha avuto la meglio allo sprint finale con la Salernitana ritornando in A, come Piacenza e Udinese, dopo un solo anno in B. Già dall’estate si capisce che Atalanta e Udinese dispongono di un organico che possa permettere loro di salvarsi con relativa tranquillità, mentre Piacenza e Vicenza dovranno vedersela con le rivali per non retrocedere, ovvero Bari, Cagliari, Cremonese, Padova e perfino Napoli che in molti reputano squadra incompleta e a rischio pericolo.

Il campionato dell’Atalanta, effettivamente, è assai migliore di quello che si possa attendere da una neopromossa: i bergamaschi pareggiano all’esordio con il Parma, poi alla seconda giornata vincono addirittura in casa della Roma, trovando un inatteso bomber in un giovanotto quasi all’esordio in serie A e che si chiama Christian Vieri. A metà ottobre, la squadra allenata da Emiliano Mondonico blocca sul pari anche l’Inter, poi fra l’inizio di novembre e l’inizio di dicembre l’Atalanta vince 4 partite consecutive contro Bari, Sampdoria, Torino e Vicenza, già alla fine del girone d’andata è chiaro che i nerazzurri potranno salvarsi senza particolari patemi, inoltre è ottimo anche il cammino in Coppa Italia. Il girone di ritorno è leggermente in calo, ma il talento di Morfeo, i gol di Vieri ed un’organizzazione di squadra eccellente consentono all’Atalanta di chiudere il campionato al 13° posto con 39 punti, 7 in più della quart’ultima, oltre ad arrivare sino alla finale di Coppa Italia, persa nel doppio confronto con la Fiorentina.

Meglio dei bergamaschi fa l’Udinese di Alberto Zaccheroni, tecnico esordiente in serie A: i friulani esordiscono battendo al Friuli il Cagliari, segna Oliver Bierhoff che proviene dall’Ascoli in serie B e che a fine campionato realizzerà ben 17 reti. Il 24 settembre, alla quarta giornata, l’Udinese rimonta da 0-2 a 2-2 in casa della Lazio, dimostrando qualità tecniche e carattere da vendere, Zaccheroni fa giocare bene la squadra, anche se i bianconeri non riescono a battere nessuna delle grandi. Ciò che si capisce maggiormente, però, è che la dirigenza non ha sbagliato un colpo in sede di calciomercato, a riprova che gli osservatori del club sono fra i migliori d’Italia e d’Europa. In attacco segna Bierhoff, come detto, in squadra vengono lanciati talenti come Giannichedda, affiancati ad elementi più esperti come Shalimov e Desideri. L’Udinese chiude il campionato al decimo posto con 41 punti, gli stessi di Cagliari e Napoli, salvandosi senza alcun patema e dando inizio ad una serie di campionati consecutivi in serie A che dura ancora oggi e che ha portato i friulani anche in Europa.

Il Vicenza è, invece, la grande rivelazione della serie A 95-96: i veneti, allenati da Francesco Guidolin, si presentano con l’ossatura della squadra che ha conquistato la promozione, ma anche con altri innesti, come gli uruguaiani Mendez e Otero, il secondo dei quali sarà il capocannoniere dei biancorossi con 12 gol. In attacco, oltre al sudamericano, c’è l’ex genoano Roberto Murgita, a centrocampo le geometrie di Fabio Viviani e la concretezza di Domenico Di Carlo. Dopo la sconfitta a San Siro contro l’Inter alla prima giornata, il Vicenza batte la Fiorentina al Menti grazie ad una rete dell’ala Maurizio Rossi, ma il vero capolavoro è il pareggio imposto al Milan di Capello (che stravincerà il campionato) il 22 ottobre. Il cammino dei biancorossi è da prime posizioni, addirittura al termine del girone d’andata in molti parlano di Coppa Uefa e il discorso salvezza appare ormai chiuso. Ma nella seconda parte di stagione, il Vicenza fa ancora meglio, il 4 febbraio 1996 batte in casa per 2-1 la Juventus, il 14 aprile, col medesimo risultato, supera pure la Roma, la volata Uefa è serrata, ma la sconfitta in casa col Parma alla terz’ultima giornata ed il pari di Cremona alla penultima, impediscono ai vicentini di raggiungere l’Europa, anche se il campionato resta ottimo con il nono posto finale e i 49 punti conquistati dai ragazzi terribili di Guidolin.

A soffrire per guadagnarsi la permanenza in serie A è, al contrario, il Piacenza tutto italiano di Luigi Cagni, alla sua ultima stagione in Emilia. L’esperienza di Lucci in difesa, l’estro di Moretti a centrocampo e i gol di Nicola Caccia (14) in attacco consentono al Piacenza di rimanere aggrappato al treno salvezza, anche se la concorrenza è tanta ed agguerrita. Eppure, l’avvio è da incubo perché i biancorossi partono con un calendario complicatissimo: Lazio alla prima giornata (ko per 4-1), Juventus alla seconda (4-0 per i bianconeri allo stadio Galleana), Inter a San Siro alla terza quando i piacentini riescono a racimolare un insperato pareggio per 0-0. La prima vittoria arriva la settimana successiva battendo per 3-2 il Bari, il 19 novembre il Piacenza supera in casa anche la Roma e alla fine del girone d’andata è in piena lotta per non retrocedere. Nella seconda parte di campionato, gli emiliani operano un paio di colpacci battendo sia la Lazio che il Parma, ma soprattutto l’Inter a cui infligge con l’ex milanista Angelo Carbone una sconfitta epocale al 96′. E poi ecco le vittorie negli scontri diretti contro il Torino a metà aprile e, soprattutto, contro il Padova il 28 aprile, un 4-0 che salva virtualmente il Piacenza, con la matematica che arriva la settimana successiva grazie al pari di Udine.

A maggio del 1996, dunque, la serie A festeggia la salvezza di tutte e 4 le neopromosse dalla serie B, un’impresa che qualche articolo di giornale riporta anche se in tono minore. A retrocedere sono, invece, il Bari che non riesce a ripetere il bel campionato dell’anno precedente nonostante abbia in squadra il capocannoniere del torneo, Protti (24 reti come Signori), un Torino in difficoltà economiche e costretto a puntare su una rosa di giovani volenterosi ma inesperti, e le già da tempo condannate Cremonese e Padova che avevano evidentemente chiuso un ciclo, durato rispettivamente 3 e 2 anni, e che a strettissimo giro di posta finiranno addirittura in serie C, i lombardi già l’anno successivo, i veneti due stagioni più tardi. Atalanta, Piacenza, Udinese e Vicenza, viceversa, non pagano lo scotto del cambio di categoria, sono società ben organizzate e squadre ben guidate, conquistano la salvezza in barba a chi ad agosto le inseriva in ultima fila nelle ipotetiche griglie di partenza e a chi ne voleva, come da tradizione, almeno una subito pronta a tornarsene in seconda serie.

Il calcio era già cambiato nel 1995, o meglio, stava cambiando, andava nella direzione dello spettacolo, delle partite giocate in giorni ed orari diversi, delle televisioni pronte a fagocitare la serie A, eppure era ancora un calcio abbastanza semplice e in cui per documentarsi si andava a chiedere aiuto alla Panini, o con l’album delle figurine o con l’almanacco. E nell’almanacco del campionato 95-96 andrebbe aggiunta una riga, una postilla che non fa statistica ma fa storia: le 4 neopromosse riuscirono a salvarsi tutte.

di Marco Milan

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