Pillole di grafologia | Reati ed emozioni
Primo appuntamento con la rubrica che racconta la scienza che attraverso lo studio della scrittura aiuta a comprendere il comportamento di un individuo. A cura di Erika Rossi, dottoressa in Giurisprudenza, specializzata in grafologia
La grafologia è una scienza pratica e utile che ha come finalità la descrizione delle caratteristiche del comportamento di un individuo, attraverso le caratteristiche grafiche che si possono rilevare dalla sua scrittura. In ambito giudiziario è un utile strumento per approfondire la personalità dei presunti indagati. Come? Lo spiega, puntata dopo puntata, la dottoressa Erika Rossi, laureata in Giurisprudenza presso l’Università di Roma 3 e specializzata in grafologia presso l’Istituto Seraphicum di Roma.
In questa primo appuntamento con la rubrica “Pillole di grafologia” ospitiamo un approfondimento su reati ed emozioni.
REATI ED EMOZIONI
La mente criminale appartiene a una persona e questo soggetto va conosciuto. Certamente non è una sola la causa che fa scattare il delitto, ma molteplici cause tra loro interdipendenti e concatenate. Il crimine va ricercato nella natura e nella cultura anche se spesso a scatenarlo è sempre un fatto sociale.
Logicamente l’ambiente ha un influsso fondamentale e i condizionamenti della vita determinano una personalità “maschera” che potrebbe apparire un qualcosa che non è la vera costituzione primitiva e l’essenza del temperamento originario, ma il suo contrario oppure un aggiustamento artefatto, un compromesso.
Di conseguenza, tale logica è strettamente legata alle emozioni, che producono dei comportamenti più o meno motivati; ad esempio, l’ira come frustrazione di una attività che tende a uno scopo può scatenare una reazione contro il “quid” ritenuto responsabile o la gelosia che può promuovere comportamenti di controllo, rabbia e atteggiamenti ostili.
Molti studiosi di grafologia hanno voluto trovare un rapporto tra una combinazione di alcuni segni grafici e alcune tipologie di crimini e di criminali: Marchesan li ha individuati dell’avidità, dell’odio e del furto.
La scrittura dell’avidità è espressione di una personalità che impone duramente la propria volontà agli altri.
La scrittura dell’odio si ha quando sono presenti i seguenti segni: statica, filetti sottili, piccola, calma, aste grosse e aste assottigliate.
La delicatezza dei sentimenti, unita all’osservazione del particolare, all’ipersensibilità nella persona determinano una dolorabilità accentuata, che deve sfogare con l’ira, che tuttavia rimane bloccata.
A livello cognitivo si ha una visione pessimistica con idee di vendetta e sindrome paranoide; a livello emotivo, si ha una grossa povertà affettiva e difficoltà nel recepire il senso di colpa; a livello volitivo si hanno la malignità e l’astio fino alla degenerazione comportamentale.
È difficile trovare la scrittura del furto con un’intensità dei segni al 100%, altrimenti anche il ladro avrebbe dei problemi mentali di ossessività maniacale. La sua vita sarebbe una continua preoccupazione in progetti di azioni criminose.
La scrittura con numerosi ricci, che si può presentare in qualsiasi contesto grafico, implica la presenza di gesti fuggitivi, espressione di una passionalità intensa spesse volte non controllata dalla ragione. Alcuni ricci, inseriti in un contesto grafico appropriato, possono dar luogo a situazioni di aggressività anche sconvolgenti.
Il Moretti affronta il tema della devianza sia nel trattato che nella “Grafologia dei vizi”, e in “Scompensi, anomalie della psiche e grafologia”, indicando il superbo come un soggetto che si autodeifica e nell’affettività vuole tutti i diritti e nessun dovere. L’avaro tende all’insincerità ed è negato per la compassione. L’accidioso, invece, ha tendenze amorali con sfruttamento degli altri. La menzogna è mescolata a tutti i vizi.
Nel libro “Scompensi, anomalie della psiche e grafologia”, pubblicato nel 1962, Moretti si sofferma sulla patologia mentale, dicendo che:
Le anomalie rivelate dalla scrittura rivelano, quindi, uno stato psichico permanente o in potenza, latente o in atto. Perchè la potenza latente alle anomalie, rivelata dai segni grafologici, venga tradotto in atto, ha bisogno di cause determinanti. Le anomalie patologiche direttamente colpiscono le facoltà affettive che ne sopportano tutto il peso. L’intelligenza viene colpita come partecipante e quindi ne subisce le conseguenze tanto da apparire alle volte come facoltà menomata.
Le cause determinanti le suddette anomalie possono essere nate con il soggetto stesso oppure subentrate nello sviluppo esistenziale dell’individuo. Moretti definisce le anomalie come disintegrazioni dell’essere.
La presenza dei segni di inattività, insensibilità, orgoglio e passione, falsità ed egoismo sono espressioni di un indice psicologico di inferiorità morale e possono predisporre ad azioni illecite, a tendenze criminose, a comportamenti devianti.
Si riportano di seguito alcuni campioni di scrittura di persone detenute in carcere per rapina e truffa.
Il furto è il delitto che sì caratterizza per frequenza e per diffusione nell’ambito dei reati contro il patrimonio. Inoltre, nell’età evolutiva, il mondo esteriore costituisce il quadro in cui il bambino è chiamato ad avere contatti sempre più intensi, dove gli oggetti che gli stanno attorno suscitano un interesse ed un desiderio di sperimentarli, tanto da essere legati al suo personale sviluppo. Infatti, in senso lato, il furto può essere collegato ad un momento dell’evoluzione normale di ognuno di noi, così che fa parte dell’esperienza di ciascuno.
Il furto trova il suo sfondo d’origine nella necessità delle persone di soddisfare particolari bisogni. D’altra parte, i bisogni si possono ritenere pure alla base dei furti dell’adulto, per il quale però la dinamica comportamentale si espande in tutto lo spazio di vita che coinvolge l’individuo e l’ambiente, in cui può entrare a far parte anche la vittima. L’evoluzione di questo tipo di criminalità può essere in rapporto a diverse modalità di controllo sociale, all’evolversi della tecnologia e alla prevenzione.
Invece la rapina si realizza quando, per procurarsi un ingiusto profitto mediante violenza della persona o minaccia, ci si impossessa della cosa mobile altrui, sottraendola a chi la detiene. Spesso viene realizzata da soggetti emarginati dal punto di vista sociale, che non riescono a trovare un equilibrio nell’ambiente in cui vivono.
In una certa misura si può trovare nell’adolescente un comportamento sintomatico dell’uomo marginale. Anche l’adolescente è ipersensibile, oscilla fra comportamenti diametralmente opposti ed è particolarmente sensibile alle carenze di attenzioni da parte degli altri membri del suo gruppo.
La violenza e la minaccia sono elementi costitutivi della rapina e si estrinsecano attraverso energia fisica o in atteggiamenti che turbano, minano e alterano la libertà personale.
Erika Rossi