Amarcord. Grande ma non in Italia: l’anno orribile di Hristo Stoichkov al Parma
“Anche oggi Dio ha confermato di essere bulgaro”. Non era di certo un calciatore modesto Hristo Stoichkov, il più grande talento bulgaro di tutti i tempi, pallone d’oro nel 1994 e trascinatore, sempre nel medesimo anno, della sua nazionale al miglior risultato di sempre, il quarto posto ai mondiali americani. Si metteva al di sopra di tutto, considerando il suo talento un dono tale da porlo davanti a chiunque; un ego ed una classe enormi, una cultura del lavoro approssimativa che ne ha minato e ridimensionato una carriera che poteva essere eccellente.
Hristo Stoichkov, nato a Plovdiv l’8 febbraio del 1966, è come detto il miglior calciatore mai nato in Bulgaria in ogni tempo: forte fisicamente, dotato di tecnica sopraffina e con un sinistro micidiale, potente e preciso, specialmente sui calci piazzati. Stoichkov si afferma ben presto in patria andando a giocare con il Cska Sofia, una delle società bulgare più blasonate, fino all’ingaggio del Barcellona che ne scova e comprende talento e genio e, ben presto, anche quel carattere che ne contraddistinguerà la carriera. Perennemente con qualche chilo di troppo, perennemente nervoso e polemico, Stoichkov a Barcellona dapprima conquista Cruijff e il compagno d’attacco Romario, poi rompe il legame con entrambi, a tal punto che, nonostante un pallone d’oro ancora fresco in bacheca, il bulgaro viene messo sul mercato nell’estate del 1995 perchè i blaugrana non ne possono più delle sue bizze. Il Parma, società italiana nel pieno del suo vigore economico e sponsorizzata dal marchio Parmalat, fa un’offerta di 12 miliardi di lire che il Barcellona accetta nonostante un azzardato e poco onorevole tentativo di inserimento dell’Inter che prova a convincere Stoichkov quando ormai l’accordo fra Parma e Barcellona è raggiunto. Ma il bulgaro è convinto della sua scelta e il Parma vuole farne un ambasciatore del marchio Parmalat all’estero. Il calciatore sbarca a Parma accolto come un divo (quale in effetti è) e per il Parma è il miglior acquisto della sua storia, considerando che gli emiliani sono in serie A solamente dal 1990 e un campione come Stoichkov, pallone d’oro l’anno precedente, nemmeno se lo sognavano fino a pochi anni prima.
Il Parma allenato da Nevio Scala, poi, è ormai pronto per vincere il campionato e stazionare in vetta assieme al Milan di Capello (che ha vinto tre scudetti di fila) e alla Juventus di Lippi che ha conquistato l’ultimo titolo proprio a spese dei parmensi. Durante il ritiro pre campionato, Stoichkov si fa male ad una gamba ma l’infortunio non ne pregiudica l’esordio in campionato che giunge il 27 agosto 1995 a Bergamo in casa dell’Atalanta, prima giornata di un torneo che vede sulla carta Juventus, Milan e Parma più o meno sullo stesso piano nella lotta scudetto. Scala mette in campo la sua squadra con il modulo 4-3-3 e sceglie Stoichkov come perno centrale dell’attacco, nonostante il bulgaro sia più un rifinitore che un centravanti. Il Parma parte piano, ma Stoichkov ingrana subito la marcia giusta segnando la rete del vantaggio gialloblu con una punizione eccezionale dal limite dell’area che ricorda molto quella con cui ai mondiali dell’anno prima aveva steso la Germania campione del mondo ai quarti di finale; poco importa che l’Atalanta pareggi al 90′ con Christian Vieri, il Parma è convinto di avere in rosa il calciatore più forte del campionato. Dopo aver battuto in rimonta l’Inter (2-1) ed aver perso malamente in casa della Sampdoria (3-0), il Parma, che è nel frattempo impegnato anche in Coppa delle Coppe dove uscirà ai quarti di finale per mano del Paris Saint Germain futuro vincitore della competizione, affronta al Tardini la Fiorentina di Ranieri: la gara si presenta difficile, Stoichkov vuole dimostrare di valere i soldi spesi per lui e la fama che lo accompagna, nonostante dalla maglietta bianca del Parma non si intraveda un fisico asciutto e tirato, bensì uno stomaco abbastanza pronunciato. Il numero 8 gialloblu parte con una simulazione in area di rigore dopo qualche minuto (peraltro non sanzionata col cartellino giallo come da regolamento), poi al 35′ del primo tempo sblocca il risultato con un’azione personale chiusa con un destro che tocca il palo e si infila in rete alle spalle di Toldo: 1-0 per il Parma e secondo centro stagionale per Stoichkov, il primo in casa. La gara contro la Fiorentina finirà 3-0 per i ducali di Scala che a fine partita si coccola il suo gioiello bulgaro, un po’ irrequieto e polemico, ma dotatissimo calcisticamente. Stoichkov continua a non amare la posizione scelta per lui dall’allenatore ed inizia a non amare Parma, troppo fredda e disinteressata alla squadra, oltre a disporre di uno stadio troppo piccolo che regala poche emozioni; il Tardini è in effetti tutt’altra cosa rispetto all’immenso Camp Nou di Barcellona, eppure i tifosi del Parma sono appassionati e darebbero qualsiasi cosa per vincere quello scudetto impensabile fino a cinque anni prima. La settimana successiva a Parma-Fiorentina, il 1 ottobre 1995, gli emiliani sono ospiti del Padova, la cenerentola del campionato che chiuderà la stagione all’ultimo posto della classifica di serie A; il Parma gioca finalmente da grande squadra, annichilisce i veneti e li colpisce cinicamente ad ogni errore: Stoichkov è il grande protagonista della giornata andando a segno due volte e stendendo la già sterile resistenza dei padovani. Il pubblico di Padova, deluso ma sportivissimo, applaude le gesta del Parma e di Stoichkov in particolare, un campione assoluto, un genio del pallone nonostante un carattere irascibile che poco fa legare il bulgaro coi più umili compagni di spogliatoio. Quel Padova-Parma diviene un po’ il canto del cigno dell’avventura di Hristo Stoichkov in Italia, perchè da lì in poi l’ex pallone d’oro si segnala solo per i chili di troppo, la poca resistenza in campo, le molteplici sostituzioni e le ripetute panchine a benficio di Gianfranco Zola e di un rampante Filippo Inzaghi, al primo anno di serie A. Il bulgaro inizia a stizzirsi del trattamento che Nevio Scala gli riserva, inoltre il Parma disputa una stagione molto al di sotto delle attese (giungerà sesta in campionato) e nessuno ha più nè la pazienza e nè la fantasia di aspettare che la luna di Stoichkov giri finalmente per il verso giusto.
Il 28 gennaio del 1996, seconda giornata del girone di ritorno, il Parma va a giocare a San Siro contro l’Inter e Stoichkov è fra i titolari. L’orgoglio del numero 8 emiliano sembra avere inizialmente la meglio e proprio una prodezza del bulgaro porta in vantaggio i gialloblu dopo pochi minuti dall’inizio della sfida; nella ripresa, però, si concentra più o meno l’intero resoconto della stagione italiana di Stoichkov: Scala, colto il vistoso calo di rendimento del calciatore che non riesce più a correre ed è sempre più spesso fermo in mezzo al campo, piegato con le mani sulle ginocchia, lo sostituisce suscitando l’ira del campione che se ne va imbronciato. Come se non bastasse, l’Inter raggiunge il pareggio e il Parma perde l’ennesima occasione di riavvicinarsi al vertice della classifica. Scoppia la bufera perchè Stoichkov è sempre più critico nei confronti del Parma che a sua volta non ne può più degli atteggiamenti del bulgaro; in un’intervista, Stoichkov ammette che il calcio italiano non gli piace e che fatica ad intendersi in campo con Zola, ma nega di essere in ritardo di condizione e in una forma fisica non invidiabile (elementi invece evidenti ad occhio nudo). Nel mese di marzo, infine, col Parma in crisi e Scala ormai prossimo all’addio dopo anni di gloria e successi alla guida degli emiliani, Stoichkov decide di chiudere anzitempo la sua disastrosa avventura in Italia e di comune accordo con la società abbandona Parma nella più totale indifferenza, non prima di aver rilasciato dichiarazioni poco lusinghiere verso la serie A e verso il Parma Calcio, accusato di non aver sfruttato il suo talento. 5 reti in 23 partite, più 2 marcature in Coppa delle Coppe, il bilancio dello Stoichkov italiano. Poco, troppo poco.
Il Parma chiuderà la stagione al sesto posto in classifica e si qualificherà per la successiva Coppa Uefa solamente grazie alla vittoria in Coppa dei Campioni della Juventus che, seconda in campionato, libera un posto Uefa a vantaggio dei ducali. Una stagione complicata per un Parma costruito per vincere ed incappato in un’annata storta, resa ancor più irta di ostacoli da un campione mai tale fino in fondo, troppo occupato a celebrare il suo ego e poco propenso ad allenarsi e ad accettare l’idea che insieme a lui ci fossero una ventina di ragazzi che volevano portare il Parma il più in alto possibile. Hristo Stoichkov è tornato al Barcellona nell’estate del 1996, ricomprato per meno di 5 miliardi di lire e dopo esser giunto ad un compromesso con dirigenza, allenatore e compagni, restando in Spagna fino al 1998 quando, dopo un mediocre mondiale con la Bulgaria chiuso con l’eliminazione al primo turno, è andato a svernare in Giappone e negli Stati Uniti dove ha chiuso la carriera da calciatore nel 2003 e tentato, con scarsi risultati, quella da allenatore. Dio avrà pure spesso dimostrato di essere bulgaro, ma le carriere degli sportivi, forse, hanno bisogno di maggiore umiltà e senso del dovere; il talento, per fortuna, non sempre basta.
di Marco Milan