Dall’azzurro al blues, Francia 2016 e l’ultima missione di Antonio Conte
C’eravamo, forse, tanto amati. L’Italia e Antonio Conte nonostante un campionato europeo ancora da giocare si dicono addio con largo anticipo.
Poco più di due mesi ci separano dall’avvio dei Campionato Europei francesi, che ci terranno attaccati al televisore dal 10 di Giugno al 10 di Luglio prossimi; Irlanda, Belgio e Svezia gli avversari dell’Italia di Conte che, pur non figurando tra le prime file dell’ipotetica griglia di partenza per la corsa al titolo europeo, vorrà comunque ben figurare al cospetto delle grandi potenze dell’Europa calcistica.
Ma sono veramente britannici, belgi e scandivani il pensiero più ricorrente nella testa di Antonio Conte?A far discutere nella scorsa settimana è stato l’annuncio del presidente della FIGC Carlo Tavecchio del prossimo divorzio dall’attuale ct della Nazionale, che dopo gli Europei di Francia lascerà l’incarico di perché, riportando il virgolettato del presidente Tavecchio “sente il richiamo del campo e della quotidianità dell’allenamento”.
Sul fatto che l’ex allenatore della Juventus dedicherà anima e corpo alla causa azzurra fino all’ultimo dei suoi giorni sulla panchina azzurra non vi è ombra di dubbio alcuna, dato il rigore e la professionalità dimostrate da Conte nella sua esperienza da giocatore prima e da allenatore poi. Se però, come sembra, sarà proprio Antonio Conte il successore di Guus Hiddink sulla panchina del Chelsea, sembra difficile pensare che quello Blues non sia un pensiero che di tanto in tanto fa capolino nella testa del tecnico salentino.
Nato per il duro lavoro quotidiano di campo, Antonio Conte è certamente più accostabile alla guida di una squadra di club che a quella di una Nazionale, almeno al giorno d’oggi; se quindi, in fondo, sembra quasi scontata la scelta di lasciare la panchina azzurra al termine dell’Europeo, più di un interrogativo ancora insoluto circola attorno alla decisione del tecnico pluri-campione d’Italia di accettare la chiamata di Tavecchio presa ormai quasi due anni fa.
E’ il 15 di Luglio 2014 quando, al termine di un’innocua e soleggiata giornata d’allenamento di inizio estate, Conte fa piombare oltre dodici milioni di italiani in uno stato d’animo a metà strada tra l’incredulo e il disperato annunciando la rescissione consensuale dell’accordo che lo lega alla Juventus; dopo qualche (non isolato) mal di pancia, affiorato dopo le prime tre stagioni juventine, la convinzione che lo zoccolo duro della sua Juventus possa considerarsi “sazio” di vittorie, e quella che la stessa Juve non sia all’altezza dei top club europei porta Conte a salutare la Torino bianconera.
La sensazione diffusa è che il tecnico Campione d’Italia in carica possa aspettare, con relativa calma, qualche grande panchina europea (dall’Arsenal al PSG più di qualche big europea presentava, all’epoca, panchine scricchiolanti); sorprende quindi tutti, addetti ai lavori e non, la trattativa che (con l’aiuto dello sponsor tecnico della Nazionale) porta Conte a Coverciano meno di un mese dopo l’addio alla Juventus.
Lasciando da parte le emozioni contrastanti che, per juventini e non, l’avvento di Conte in Nazionale ha generato tra i calciofili tricolori, come anticipato in precedenza la gestione di una Nazionale poco si sposa con l’indole ed i metodi di allenamento del tecnico salentino. Dopo un avvio positivo, lo stesso Conte si scontra con una realtà meno stimolante di quanto ipotizzato, fatta di tante partite viste comodamente in tribuna, e molte meno a telecomandare le proprie pedine sul rettangolo verde; inesorabilmente, presto si comincia a ipotizzare che il ct (anche a causa di alcuni episodi come la rinuncia alla convocazione di alcuni giocatori e l’impossibilità di organizzare “stage” dedicati all’allestimento della Nazionale) sia afflitto da quei mal di pancia che, in più di una circostanza, si sono conclusi con un divorzio.
Ma, se tanti interrogativi li ha destati all’epoca la scelta di Antonio Conte di accettare la panchina della Nazionale, un numero quasi uguale di punti di domanda li fa scaturire la decisione della FIGC di annunciare, con così tanto anticipo, il divorzio anticipato al termine del Campionato Europeo. Nel caso di una Nazionale una scelta del genere rischia molto meno di poter compromettere equilibri di spogliatoio e credibilità del mister rispetto a quanto potrebbe succedere per un club (come insegnano, ad esempio, le recenti difficoltà di Pellegrini al Manchester City); in primis perché Antonio Conte è per bagaglio tattico, tecnico e motivazionale tra i migliori allenatori italiani in circolazione (se non il primo), in secondo luogo perché l’Europeo è una vetrina tale da non richiedere una particolari motivazioni ai giocatori per rendere a meglio delle proprie possibilità. A fronte di un contesto mediatico che, sempre più insistentemente vede Conte sempre più sulla panchina Blues, l’annuncio anticipato da parte della FIGC è dunque rivalutato, oltre che dagli elementi sopra esposti, dalla possibilità di procedere alla ricerca del sostituto con maggior calma e minor bisogno di segretezza, stante la difficoltà nel fare nomi ed ipotesi sulla pubblica piazza imposta da un campionato ancora in corso.
I numeri di Conte sono comunque più che positivi sulla panchina azzurra: 9 vittorie, 5 pareggi e 2 sconfitte (in Amichevole) in 16 uscite complessive rappresentano un bottino più che onorevole, considerando due fattori: la difficoltà incontrata dal mister salentino nel cercare di inculcare in pochi giorni la sua idea di calcio a gruppi di calciatori di volta in volta diversi, e la qualità tecnica di una Nazionale lontana parente di quella che, toccato il culmine con il trionfo Mondiale del 2006, ha poi visto il calcio tricolore in un lento e costante declino testimoniato anche dalle due eliminazioni consecutive ai gironi dei mondiali in Sudafrica (con Nuova Zelanda, Paraguay e Slovacchia) e Brasile (con Costa Rica, Inghilterra e Uruguay).
Con Spagna, Germania e Francia a contendersi il ruolo di favorita alla vittoria finale, il Belgio dei giovani fenomeni pronto a stupire e le tante belle sorprese all’esordio (o al ritorno) in una manifestazione per Nazionali, Conte sarà sicuramente determinato a lasciare un ricordo indelebile sulla panchina azzurra, e la possibilità di vedere l’Italia finalmente diretta dall’artefice della rinascita juventina è un elemento che infonde, nel cuore dei sostenitori azzurri, la (piccola) speranza di un Europeo vissuto da protagonisti. A termine di Francia 2016, poi, Antonio Conte e la Nazionale azzurra proseguiranno ognuno per la propria strada; la speranza, a questo punto, è che il congedo avvenga non prima del 10 di Luglio, magari a Saint-Denis, magari con un sorriso a trentadue denti stampato sulla faccia e qualche lacrima di gioia, emozione e gratitudine.
di Michael Anthony D’Costa