Amarcord: Bayer Leverkusen-Espanyol, storia di una finale da cuori forti
Se qualcuno pensa che Manchester United-Bayern Monaco del 1999 e Milan-Liverpool del 2005 siano state le finali di coppe europee più emozionanti della storia, probabilmente conosce solo una parte della verità, probabilmente non ricorda o non sa quanto successo nel pazzo maggio del 1988 nella finale di Coppa Uefa tra Bayer Leverkusen ed Espanyol, una doppia sfida vietata ai più sensibili.
L’edizione 1987-88 della Coppa Uefa si presenta con le squadre italiane, spagnole e tedesche come favorite per la vittoria finale in una competizione più povera di talento rispetto alle precedenti edizioni. Le due formazioni di Barcellona (Barcellona ed Espanyol) sono fra le più attrezzate, mentre la Germania risponde col fortissimo Werder Brema (che vincerà la Bundesliga in quella stagione), il Borussia Dortmund e il Bayer Leverkusen che è molto competitivo nonostante un blasone non di primissimo livello. L’Italia, infine, si schiera con Inter, Juventus, Milan e Verona, formando forse il lotto migliore per portare più squadre possibili alle soglie della finale. Fra queste si inseriscono i belgi del Bruges che, come spesso accade nel calcio fiammingo, presentano una formazione solida, noiosa ma molto efficace. Al secondo turno ecco i primi colpi di scena: il Milan di Sacchi, ancora non plasmato dal mago di Fusignano, si fa battere in casa sul campo neutro di Lecce dall’Espanyol che passa per 2-0 e lascia per strada una delle candidate alla vittoria; idem per la Juventus, fatta fuori dal modesto Panathinaikos. Agli ottavi di finale esce pure l’Inter, sempre per mano dell’Espanyol, mentre ai quarti finisce l’avventura del Verona che sfiora soltanto l’impresa contro il Werder Brema, e quella del Barcellona, beffato dal compattissimo Bayer Leverkusen. In semifinale si ritrovano così di fronte da una parte Espanyol e Bruges, dall’altra Bayer Leverkusen e Werder Brema; che sia la Coppa Uefa dei colpi di scena lo si è già capito, ma pure in semifinale i capovolgimenti di fronte e le sorprese non mancano: l’Espanyol perde 2-0 all’andata col Bruges, poi in casa rimonta e vince 3-0 trovando la rete decisiva all’ultimo minuto dei tempi supplementari. Nel derby tedesco, invece, basta un gol in due partite per spedire il Bayer Leverkusen in una finale europea per la prima volta nella sua storia.
La Coppa Uefa, fino al 1997, mantiene il format con la finale doppia, andata e ritorno. La prima gara si gioca in Spagna, nel mitico stadio Sarrìa di Barcellona, quello di Italia-Argentina e Italia-Brasile dei mondiali del 1982; è uno stadio piccolo e caldo, con le curve a spiovente attaccate al campo. Il tifo dell’Espanyol è carico, appassionato, i sostenitori biancoblu sono stufi di essere surclassati dai rivali cittadini del Barcellona ed hanno ora finalmente l’occasione di far festa anche loro sotto le Ramblas; il tecnico è Javier Clemente, futuro ct della nazionale spagnola. Dall’altra parte c’è il Bayer Leverkusen, maglia rossa e soprannome di aspirine perchè il club è sponsorizzato dalla celebre casa farmaceutica Bayer; allenatore dei tedeschi è Erich Ribbeck che ha già deciso di lasciare la squadra a fine stagione. E’ il 4 maggio del 1988 quando Espanyol e Bayer Leverkusen scendono in campo per giocarsi la prima fetta di coppa: l’inizio è di studio, gli spagnoli stanno attenti a non subire gol, ma quando cambiano ritmo e ripartono sono devastanti e i tedeschi iniziano a capirci ben poco. Appena prima dell’intervallo la situazione si sblocca in favore dell’Espanyol grazie a un colpo di testa di Losada, un gol che spezza l’equilibrio, eccita il pubblico di Barcellona e mette ancora più in difficoltà un Leverkusen che nella ripresa crolla del tutto: nel primo quarto d’ora, infatti, la squadra di Clemente chiude la gara col 2-0 di Soler e il 3-0 ancora di Losada. Del Bayer Leverkusen non c’è più traccia, l’Espanyol gestisce e al fischio finale pensa di aver chiuso i conti con 90 minuti di anticipo, consapevole di aver impartito una lezione di calcio ed agonismo ad un avversario completamente attonito.
Il 18 maggio 1988 va in scena a Leverkusen la gara di ritorno che in molti considerano una formalità, una passerella di un’ora e mezzo in attesa che l’Espanyol sollevi la prima Coppa Uefa della sua storia. Lo stadio non è quello attuale, la BayArena, ma il vecchio Ulrich Haberland Stadion, piccolo ma con 22 mila posti occupati che spingono i loro beniamini verso una pazzesca rimonta. Il primo tempo scorre veloce, troppo per la squadra tedesca, incapace di imbastire azioni da gol pericolose e sempre più sfiduciata. Durante l’intervallo, però, il tecnico Ribbeck non si dà per vinto, motiva i suoi calciatori a credere ancora nell’impresa e inserisce l’attaccante Herbert Waas che un anno più tardi andrà a giocare, con poca gloria, al Bologna. Al 57′ la difesa spagnola pasticcia in stile oggi le comiche e con uno sbadato retropassaggio manda in gol il Bayer Leverkusen e più precisamente il brasiliano Tita che in estate si trasferirà al Pescara; lo stadio esplode, almeno un gol è arrivato ma non basta ancora per avvicinare i tempi supplementari, anche se l’Espanyol ora inizia ad avere un po’ di paura. Passano cinque minuti e Goetz firma il 2-0 con un colpo di testa rabbioso che manda il Leverkusen ad un gol soltanto dal 3-0 e dal pareggiare i conti totali; adesso la squadra iberica trema veramente, le inquadrature televisive vanno a pescare Javier Clemente che squote ripetutamente la testa, sente che qualcosa nei suoi giocatori non sta girando più come dovrebbe, sente il fiato dei tedeschi che mai fino ad allora avevano impensierito la squadra di Barcellona. A chi sta guardando la partita appare chiaro come l’inerzia si sia capovolta e come ora le energie del Bayer Leverkusen sembrino essersi moltiplicate. Al minuto 81 il sudcoreano Cha-Bum Kun sfrutta gli sviluppi di un calcio di punizione dalla destra, colpisce di testa e manda in visibilio lo stadio che sembra quasi tremare sotto il tripudio tedesco: 3-0 e situazione in perfetta parità, almeno per quanto riguarda il risultato, perchè per quanto concerne la fiducia, il Leverkusen ha raddoppiato le forze e tutto lascia pensare che ben presto arriverà anche il 4-0. Si va ai supplementari e i tedeschi vanno all’assalto per trovare il gol che potrebbe portar loro la prima coppa europea; ma le forze, al di là di quelle mentali, sono poche ed entrambe le squadre iniziano a risparmiare qualcosa anche per i calci di rigore che saranno pure un terno al lotto, ma per i quali occorre anche una buona dose di lucidità e freddezza. Dopo mezz’ora, infatti, Bayer Leverkusen ed Espanyol si ritrovano a calciare dal dischetto per decretare chi porterà a casa la Coppa Uefa 1987-88; decisivi potranno essere i due portieri, da una parte Rudiger Vollborn, dall’altra il camerunense Thomas N’kono.
La tensione è alle stelle, a metà campo ci sono le due squadre, i due allenatori ed un’infinità di giornalisti che piazzano i loro microfoni sotto il naso dei protagonisti per carpirne umori e reazioni. Per primi calciano gli spagnoli con Pichi Alonso che realizza: 0-1. Per il Leverkusen tira Falkenmayer che si lascia ipnotizzare da N’Kono e riporta l’Espanyol in vantaggio. Seconda serie: segnano sia Job che Rolff, mentre per il terzo turno ecco il primo errore spagnolo con Urquiaga che coglie la traversa; i tedeschi possono così pareggiare e completare un’altra rimonta andando in gol con Waas, l’uomo che col suo ingresso ha cambiato volto alla gara: tiro e rete, 1-1 con un errore per parte. Quarta serie: per l’Espanyol sbaglia Zuniga, per il Bayer Leverkusen segna Tauber: 2-1 e tedeschi a un passo dalla gloria. L’Espanyol deve ora segnare l’ultimo rigore con Losada e sperare che l’ultimo tentativo del Leverkusen sia fallito; il numero 11 degli spagnoli prende una rincorsa poco convinta, è evidente che non sappia nemmeno lui dove voglia calciare: alla fine sceglie di tirare forte, dritto per dritto, ma sbaglia tutto e la conclusione vien fuori sbilenca, potente ma imprecisa e termina la sua corsa in curva. Sembra lontanissima la sua doppietta all’andata, sembra lontanissimo quel 3-0 che aveva mandato in visibilio lo stadio Sarrìa. La Coppa Uefa la vince invece un incredulo ma caparbio Bayer Leverkusen, al primo alloro continentale; i soliti luoghi comuni sull’immortalità sportiva dei tedeschi iniziano a fare il loro banale e noioso capolino, ma mai come stavolta in Germania si è avuta la sensazione di avere a disposizione un calcio solido e una mentalità quasi robotica.
Un finale incredibile quello della Coppa Uefa 1988, una partita che, iniziata in modo soporifero fra due contendenti di secondo piano nel panorama europeo, ha invece tenuto tutti col fiato sospeso in un epilogo mozzafiato, in un capovolgimento di fronte e di ruoli che nessuno nelle due città ha mai dimenticato. Entrambe hanno vissuto un’altra finale europea a testa, entrambe ne sono uscite con le ossa rotte: il Bayer Leverkusen ha conteso al Real Madrid la Coppa dei Campioni nel 2002 a Glasgow venendo sconfitto per 2-1 con una rete capolavoro di Zinedine Zidane; l’Espanyol è stato beffato nel 2007, curiosamente sempre a Glasgow e sempre ai calci di rigore, battuto dai conterranei del Siviglia, per un lugubre remake del film horror andato in scena in quel comunque leggendario maggio del 1988. Bayer Leverkusen-Espanyol, comunque sia andata, una finale indimenticabile.
di Marco Milan