Amarcord: la favola del Calais, dilettanti nella storia
Davide contro Golia. Si dice così quando nello sport si contrappongono valori diametralmente opposti, quando esiste un netto favorito nella contesa, e quando poi l’avversario, invece di recitare il ruolo dello sparring partner, capovolge il pronostico e ribalta la situazione. Nel calcio di situazioni così se ne vivono spesso, ma nulla può essere paragonato a quanto fatto dai dilettanti del Calais nella Coppa di Francia nel 2000.
La Coppa di Francia ha il fascino di essere aperta a chiunque, professionisti e non, per cui non soltanto sfide fra le grandi di serie A (Paris Saint Germain, Olympique Marsiglia, Monaco, Lione, Saint Etienne ecc..), le formazioni di serie B e qualcuna di terza divisione, ma anche incontri con piccolissime realtà di dilettanti o semiprofessionisti che vogliono vivere almeno per una volta l’ebrezza del calcio dei grandi. Di solito, queste avventure durano lo spazio di novanta minuti, il tempo di farsi eliminare al primo turno preliminare da formazioni professioniste, di accogliere e ricambiare l’applauso del pubblico e tornare poi al piccolo e genuino calcio dilettantistico. L’esperienza del Calais, però, è di tutt’altro spessore, è e probabilmente rimarrà per sempre unica nel suo genere, a tratti commovente, di sicuro appassionante, simbolo di uno sport come il calcio che è forse il solo sport a poter garantire simili storie.
Il Calais si iscrive alla Coppa di Francia 1999-2000 con la chiara intenzione di far bella figura, ma senza particolari ambizioni; i calciatori della squadra che gioca con la maglia a strisce giallorosse non sono professionisti e nella vita di tutti i giorni svolgono mestieri “normali” ritrovandosi alla sera per gli allenamenti nel piccolo stadio cittadino: il portiere Schille ha giocato nelle giovanili del Metz ma è stato scartato, l’attaccante Gerard fa il magazziniere in un supermercato, l’altra punta Dutitre è invece maestro di scuola elementare, mentre l’allenatore si chiama Lozano. La competizione nazionale inizia prestissimo, in piena estate, il Calais, che naviga nella quarta serie francese, una sorta di campionato di Eccellenza italiana, supera i turni preliminari battendo formazioni della sua stessa levatura come il Campagne-lès Hesdin, il Saint Nicolas-lès e il Bèthun. I giallorossi lottano, combattono, qualche partita la vincono anche soffrendo e nei minuti di recupero, ma sono determinati ed hanno gioco ben organizzato che Lozano ha impresso negli allenamenti serali allo stadio Julien Denis che ha un nome che ricorda molto l’immenso Saint Denis di Parigi dove si disputerà la finale della Coppa di Francia. Nell’ultimo turno prima dei trentaduesimi di finale, ovvero prima dell’ingresso delle squadre professioniste, il Calais affronta i pari livello del Dunkerque che sulla carta è più forte della compagine di Lozano: sulla carta, perchè nei fatti i giallorossi strapazzano gli avversari e vincono 4-0 accedendo al tabellone “reale” della Coppa di Francia e nei trentaduesimi di finale sono chiamati a giocare contro il Lilla, capolista della serie B transalpina; l’avventura del Calais sembra destinata a chiudersi, ma la favola giallorossa è appena iniziata e gli uomini di Lozano costringono il più quotato avversario alla lotteria dei calci di rigore dopo averlo bloccato sull’1-1: dagli undici metri i dilettanti non sbagliano un colpo e passano clamorosamente il turno fra gli sguardi increduli dei calciatori del Lilla e del pubblico neutrale che si interroga: “Il Calais?”. Sarà un ritornello frequente nella folle corsa del Calais che ai sedicesimi di finale si trova di fronte il Langon Castets, altra formazione dilettantistica, in un sorteggio piuttosto fortunato per i giallorossi che però la buona sorte se la sono ampiamente guadagnata contro il Lille; non c’è partita, il Calais vince 3-0 e vola incredibilmente agli ottavi di finale dove stavolta tutto sembra dover finire per davvero, perchè l’avversario di turno è il Cannes, altra formazione della serie B francese.
L’entusiasmo ormai a Calais è dilagato a dismisura, la gente chiede biglietti che la società non può staccare perchè lo stadio della città della Piccardia, regione a nord del paese e a un passo dal confine con l’Inghilterra, non può conetenere che poche centinaia di spettatori. La dirigenza del Calais decide così di disputare le gare casalinge della squadra nel più capiente impianto di Boulogne, allo Stade de la Liberation. Calais-Cannes è una gara tirata, la formazione giallorossa è guardinga, sa che non può sbagliare neanche una virgola contro un avversario professionista, ma sa anche che arrivare un’altra volta ai calci di rigore può essere un rischio enorme. La partita finisce 0-0 e si va così nuovamente ai tempi supplementari dove il Cannes a cinque minuti dalla fine segna l’1-0, facendo svanire i sogni del minuscolo Calais; i giallorossi si riorganizzano, non vogliono e non possono mollare a cinque minuti dal termine, ci vogliono almeno provare: a pochi secondi dal triplice fischio dell’arbitro, Hogard trova la zampata vincente e porta il Calais ai rigori. Di nuovo freddissimi dal dischetto, i piccoli non professionisti sono impeccabili e il Cannes cade rimediando la stessa sconfitta dei predecessori del Lilla. Ora il Calais è fra le prime 8 squadre migliori di Francia, ormai tutta la nazione e buona parte d’Europa fa il tifo per questi ragazzotti che lavorano 8 ore al giorno e la sera pigliano borsone e scarpini e vanno ad allenarsi accanto ad altra gente comune che nel frattempo gioca a calcetto indossando le maglie delle grandi squadre europee. Ai quarti di finale ecco i soliti pronostici contro il Calais: l’avversario di turno è lo Strasburgo che gioca in serie A e che è allenato da Claude Le Roy, tecnico del Camerun ai mondiali francesi di due anni prima; lo Strasburgo prende incredibilmente la gara sottogamba, ritiene forse che gli avversari abbiano esaurito energie ed ambizioni, oltre ad essere tecnicamente, tatticamente e mentalmente inesperti. Può una formazione di prima divisione perdere una partita contro un avversario dilettante? Tutti rispondono no, magari ridacchiandoci pure sopra; ma a Calais non ride nessuno prima della partita, i ghigni se li lasciano per il post, ovvero dopo che la formazione giallorossa vince per 2-1 contro i biancoazzurri di Strasburgo ottenendo un folle approdo alle semifinali.
In tutta la Francia urlano che un’impresa simile è impossibile, è più di un miracolo, ormai chiunque fa il tifo per il Calais, ormai la Calais mania dilaga in tutti gli angoli del paese. Le due semifinali della Coppa di Francia 1999-2000 si giocano entrambe il 12 aprile: a Montecarlo è in programma Monaco-Nantes, a Lens si disputa invece Calais-Bordeaux, ovvero i piccoli dilettanti a confronto dei campioni di Francia in carica che schierano calciatori del calibro di Micoud, Laslandes, Dugarry, gente a cui gli stessi calciatori del Calais in condizioni normali chiederebbero foto ed autografo e che invece ora affronteranno da rivali in una partita che mette in palio la finale della coppa nazionale. Tutta la Francia è incollata alla tv, il successo del Nantes col Monaco passa quasi inosservato perchè l’attenzione è catalizzata sullo stadio di Lens, chiamato a rimpiazzare il piccino impianto di Calais. I giallorossi di Lozano ormai non hanno solo della squadra di calcio, hanno qualcosa di magico, di magnetico, la loro avventura sembra sempre destinata a finire e loro si divertono invece a prolungarla, come se si potesse scegliere di non svegliarsi da un sogno allungando la notte sempre di più. Anche la serata di Lens è magica: il Calais porta i campioni di Francia in carica ai tempi supplementari, i calciatori del Bordeaux non riescono a capire come facciano questi dilettanti a correre così forte e a coprire così bene il campo; al minuto 99 segna Jandeau per il Calais, dieci minuti più tardi pareggia Laslandes. Il Bordeaux spinge, non vuole arrivare ai calci di rigore, non vuole essere deriso dall’intera Francia per aver perso l’accesso alla finale di coppa contro una squadra più che sconosciuta. Ma il cuore del Calais è più grande: prima Milien e poi Gerard evitano la lotteria dei rigori scrivendo una pagina di storia pazzesca, quasi assurda. I dilettanti allo sbaraglio che tutta la Francia sbeffeggiava, hanno battuto 3-1 i campioni in carica e sono clamorosamente arrivati alla finale di coppa, giocheranno allo stadio Saint Denis contro il Nantes, calpestando la stessa erba della nazionale francese campione del mondo nel 1998, calciando verso la stessa porta dove Zidane ha steso il Brasile di Ronaldo. Il tecnico Lozano ha un malore per la troppa emozione, ma si riprende in tempo per esultare con un piccolo popolo che non crede ad una realtà così illogica.
E’ il 7 maggio del 2000 quando Nantes e Calais scendono in campo allo Stade de France per la finale di Coppa di Francia. La nazione, ad eccezione dei tifosi del Nantes, sostengono i piccoli dilettanti che hanno già scritto una pagina meravigliosa della storia del calcio e che possono ora entrare nella leggenda vincendo una coppa nazionale pur non essendo professionisti. Nessuno sa cosa passi per la testa dei calciatori del Calais, forse il ricordo delle infinite serie di turni preliminari giocati, necessari per arrivare fino a lì, forse pensano a chi li guarda da casa come nuovi idoli, forse pensano al telegramma di incoraggiamento del presidente della repubblica Jacques Chirac che ha fatto loro l’in bocca al lupo complimentandosi per lo sfavillante cammino. Fatto sta che la gara inizia, il Nantes gioca in serie A ma è meno forte di Strasburgo e Bordeaux, sta lottando per evitare la retrocessione ed è costantemente fischiato dai propri tifosi nonostante l’ottimo comportamento in coppa. I primi minuti scivolano via senza particolari sussulti, poi al 34′ ecco quello che nessuno si aspetta ma che tutti si augurano: nell’area di rigore del Nantes si accende una mischia, fra il nugulo di gambe ha la meglio quella di Dutitre che infila la porta avversaria e porta avanti il Calais. L’impossibile si sta avverando, i dilettanti sono in vantaggio e chiudono avanti anche il primo tempo, ritrovandosi a soli 45 minuti da un’impresa imponderabile e quasi certamente irripetibile. Il Nantes esce dagli spogliatoi con più carica, evidentemente colpiti nell’orgoglio e sonoramente insultati dai propri sostenitori già inferociti dal pessimo campionato, gli uomini in maglia gialloverde pareggiano dopo soli quattro minuti grazie all’attaccante Antoine Sibierski che gioca a Nantes da due anni ma che ha già l’accordo con il Lens per la stagione successiva. 1-1 e tutto nuovamente in parità. E’ incredibile vedere i giocatori del Calais che, pur allenandosi meno degli avversari e con metodi più grezzi e meno evoluti, riescono a correre alla pari di un Nantes che fatica nonostante attacchi la porta con regolare frequenza. E’ l’88’ quando il Nantes ruba palla a metà campo e dà vita ad un contropiede che vede l’attaccante Caveglia avvicinarsi alla porta del Calais: il difensore Baron entra in scivolata, Caveglia ruzzola per terra e reclama subito il fallo. Attimi di panico, di trepidazione, finchè l’arbitro Claude Colombo indica il dischetto fischiando il calcio di rigore. Stavolta l’avventura del Calais pare proprio esser giunta al capolinea, nella stazione peggiore da dove scendere: tutta la Francia, forse tutto il mondo, si aggrappa alla reattività del portiere Schille. Dagli undici metri si presenta ancora Sibierski che è freddo e preciso nella sua esecuzione e non lascia scampo al Calais. 2-1, ora è finita davvero, i giallorossi non hanno più le forze per reagire, sembra che tutta la fatica accumulata dalla prima gara di questa splendida avventura si faccia sentire nelle gambe dei calciatori.
La partita finisce nel contenuto tripudio del Nantes e nell’atroce delusione del Calais. Nessuno dei calciatori vittoriosi ha il coraggio di esultare con particolare enfasi, c’è imbarazzo, c’è immenso rispetto nei confronti di una squadra che ha sfiorato un successo clamoroso, fermandosi ad un metro dal traguardo. I giocatori del Calais sono stesi sul prato, affranti, mentre l’allenatore Lozano applaude i tifosi accorsi fino a Parigi. La serata si chiude con l’immagine più bella dell’intera competizione: Mickael Landreau, portiere e capitano del Nantes, invita sulle tribune dello Stade de France il collega Becque, capitano del Calais, decide che insieme, una mano ciascuno, solleveranno la coppa. Così è, i due capitani alzano al cielo la Coppa di Francia 1999-2000, il volto teso di Landreau, quello sconvolto di Becque, la fotografia di una pagina commovente della storia del calcio, certamente una delle più belle mai scritte dall’invisibile penna del dio pallone. Nessun calciatore di quel Calais, nonostante le richieste di alcune società di serie B e serie C francese, ha deciso di intraprendere la carriera di professionista, collocando ufficialmente nel mito una squadra da antologia. Il Calais ha riprovato l’impresa nel 2006, ma l’avventura nella Coppa di Francia si è chiusa ai quarti di finale, sempre per mano del Nantes e sempre all’88’; un destino evidentemente inconfutabile per i giallorossi, per nove mesi la seconda squadra di ogni tifoso di calcio.
di Marco Milan