Italia: governi Monti – Letta, tanti provvedimenti ma non tutti andati in porto
di Francesco Galati
E’ ormai dal novembre del 2011 che l’Italia non ha un Governo eletto dal popolo, a seguito della caduta del governo Berlusconi abbiamo visto susseguirsi i governi Monti e poi Letta, il primo un governo di tecnici, che nell’anno e cinque mesi di esecutivo ha messo in cantiere poco più di 500 provvedimenti ai quali si sono aggiunti gli oltre 200 del governo delle larghe intese.
Degli oltre 700 provvedimenti tuttavia poco più di 250 sono stati portati a termine, anche se il tasso di realizzazione è aumentato nel passaggio dal governo Monti a quello Letta, dal 40% al 47% dei provvedimenti, una percentuale tutto sommato risibile considerando che il governo Letta, teoricamente, dovrebbe godere di un appoggio bi-partisan.
Il problema è che tra i vari provvedimenti rimasti indietro troviamo anche parti consistenti del cosiddetto decreto salva Italia, parti della spending review, del programma di semplificazione fiscale e di tanti altri provvedimenti che non hanno avuto il “privilegio” di essere inserite in riforme d’urgenza le quali rendono immediatamente applicabili i provvedimenti, anche se in mancanza di precisi regolamenti attuativi.
Tantissime, troppe norme sono rimaste in un limbo d’inapplicabilità e questo comporta il blocco di una vasta quantità di provvedimenti ma soprattutto di fondi che non possono essere sbloccati per centrare gli obiettivi che l’insieme di riforme mirano a raggiungere.
In un’ottica di medio periodo il rischio è di un accumulo di provvedimenti che blocchino le riforme, nel breve invece c’è il rischio di un blocco a livello comunale e regionale per cause d’ inapplicabilità.
Il tema purtroppo è quello ricorrente della necessità di una larga maggioranza che possa applicare e rendere effettivi i provvedimenti presi a tutti i livelli e magari senza l’uso (e abuso) dei decreti legge, certamente funzionali nell’immediato, ma forieri di “pericoli” dovuti appunto all’inapplicabilità di alcune norme nel tessuto comunale e regionale, nonché in grado di allontanare dagli obiettivi più grandi a causa del mancato sblocco di fondi.