Amarcord: l’apparizione del Canada al campionato del mondo

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Il Canada e i mondiali di calcio: un binomio certamente anomalo per la nazionale a foglia d’acero, mai realmente competitiva col pallone fra i piedi, mai in grado di prevalere sulla coppia Stati Uniti-Messico che da sempre la fa da padrone nelle qualificazioni ai campionati del mondo della zona nord e centroamericana. Mai tranne una volta, mai tranne quell’indimenticabile e speciale 1986.

Alle qualificazioni per i mondiali messicani del 1986, la Concacaf, ovvero l’organizzazione delle federazioni del Nord e centro America, è orfana del Messico che è già qualificato alla Coppa Rimet come organizzatore del torneo. Un buco che permette a svariate nazionali di sperare nel colpaccio e di approdare al campionato del mondo di casa considerando la vicinanza geografica col Messico. I posti a disposizione della Concacaf sono due, per cui col Messico già dentro ne rimane soltanto uno che le nazionali nord e centroamericane dovranno contendersi nel Campionato Concacaf, la rassegna continentale dell’America del centro-nord: chi vincerà il torneo in programma nel 1985 sarà qualificato per i mondiali dell’anno successivo. Honduras e Stati Uniti sono le favorite, Costarica e Canada provano ad inserirsi; i canadesi non hanno mai sfondato nel calcio, ma fra l’inizio e la metà degli anni ottanta sono riusciti a tirar fuori una nidiata di calciatori discreti che hanno innalzato il livello della nazionale, primo fra tutti il portiere Martino Lettieri, atleta di chiare origini italiane e nato a Bari nel 1957, eletto miglior calciatore nord americano nel 1982. Un gruppo di giocatori che ben si è comportato alle olimpiadi di Los Angeles del 1984 dove la squadra in maglia rossa ha raggiunto i quarti di finale. Nel primo turno del campionato Concacaf il Canada, inserito nel gruppo 2, vince tre partite su quattro e si qualifica per il girone finale dove se la dovrà vedere col favorito Honduras e col Costarica in un mini raggruppamento con gare di andata e ritorno: chi vince il girone conquista il torneo e il biglietto aereo per il Messico. Il Canada pareggia la prima gara col Costarica, poi compie l’impresa di vincere in Honduras 1-0 e resistere in casa dei costaricensi (0-0); alla vigilia dell’ultima sfida in programma il 14 settembre 1985 in casa a St John’s contro l’Honduras, per la prima volta il Canada si ferma per una partita di calcio: a parte gli sport invernali come l’hockey su ghiaccio (in cui i canadesi sono fortissimi) ed a parte l’indimenticato pilota di Formula 1 Gilles Villeneuve, il paese centroamericano non ha mai fatto breccia nel cuore degli sportivi, il calcio poi ancora meno, è una disciplina appassionante e seguita (visto anche la nutrita rappresentanza di italiani sul suolo canadese), ma in cui i canadesi non riescono ad emergere: zero qualificazioni ai mondiali, zero vittorie nel Campionato Concacaf. Ora c’è la possibilità di emergere, finalmente anche il Canada del pallone può vantarsi di qualcosa. Canada-Honduras termina 2-1 e in tutto il paese è festa grande: la nazionale canadese ha vinto il primo Campionato Concacaf della sua storia e si è guadagnata l’accesso ai mondiali messicani del 1986, da seguire con ansia e trepidazione, vicino ai ragazzi in maglia rossa, vicino casa perchè il Messico è lì a due passi.

L’artefice dell’impresa canadese si chiama Tony Waiters: è il commissario tecnico della nazionale dal 1981, è inglese ed è un ex portiere di buon livello. Waiters, grazie ad un gioco brillante e veloce, ha riscritto la storia di una nazionale per anni messa in disparte e dimenticata, portata invece a sfidare le pretendenti al titolo mondiale con l’ambizione di non sfigurare. Le stelle della squadra sono il già citato portiere Lettieri, gli attaccanti Mitchell e Vrablic, il ruvido difensore Randy Samuel che sarà a lungo il recordman di presenze della nazionale canadese con 82 apparizioni. A dicembre del 1985 vengono sorteggiati i raggruppamenti per la fase finale del campionato del mondo: il Canada viene inserito nel girone C assieme ai campioni d’Europa della Francia, alla forte e compatta Unione Sovietica del futuro pallone d’oro Belanov e all’Ungheria dell’astro nascente Lajos Detari; un sorteggio durissimo per i canadesi che sapevano però che non avrebbero potuto sperare in molto di più: all’esordio nella manifestazione e inseriti nella quarta ed ultima fascia, gli uomini di Waiters non potevano che finire in un gruppo di ferro. Il commissario tecnico della nazionale, alla vigilia dell’esordio assoluto del Canada ai mondiali, predica calma e invita i suoi a non sentirsi già battuti in partenza: “Abbiamo meno qualità della Francia – dice – ma nessuno ci ha ancora fatto la pelle. Se sono più forti di noi che ce lo dimostrino sul campo”. Il 1 giugno 1986 il Canada scende in campo contro la Francia a Leòn e per la prima volta nelle case di tutto il mondo risuona l’inno nazionale canadese per una partita dei mondiali di calcio. La squadra biancorossa è coriacea, combattiva, sa di non avere le stesse qualità tecniche dei francesi che hanno in Micheal Platini ancora il loro simbolo, ma sanno che col gioco e con l’organizzazione possono strappare almeno un punto. La sorpresa è che in porta non c’è Lettieri, bensì Paul Dolan, ma in realtà a sorprendere è tutta la nazionale canadese che si muove ritmicamente senza lasciare varchi rilevanti allo squadrone transalpino. Fa caldo, caldissimo, il tasso di umidità è a livelli clamorosi, la tecnica in campo inizia a lasciare il posto alla stanchezza, volano i primi calcioni, sale il nervosismo, specialmente nei francesi che, dati fra i favoriti per la vittoria finale, non possono steccare all’esordio contro un avversario esordiente come il Canada. Al minuto 79 ci pensa l’attaccante Jean Pierre Papin, appena acquistato dall’Olympique Marsiglia dopo ottime annate in Belgio al Bruges e futuro centravanti del Milan degli Invincibili di Fabio Capello, a evitare alla Francia critiche e polemiche, infilando in rete il gol partita: il Canada cade a dieci minuti dalla fine, perde la partita ma non certo la faccia, anzi, esce con onore e orgoglio, fiducioso poi per la seconda partita del torneo da giocare contro l’Ungheria che il giorno dopo becca 6 reti dall’Unione Sovietica.

Il 6 giugno a Irapuato, il Canada cerca i primi gol e i primi punti ai mondiali, forte della bella prestazione di cinque giorni prima contro la Francia. In porta ritorna Lettieri, Waiters chiede ai suoi la stessa grinta mostrata all’esordio, ma un po’ più di concretezza e cattiveria sottoporta. La gara con gli ungheresi, feriti dal 6-0 buscato contro l’U.R.S.S., inizia malissimo per i nordamericani, colpiti dopo soli due minuti dal gol di Esterhàzy. Il colpo è durissimo, la truppa canadese fatica a riprendersi e a imbastire azioni degne di nota, mentre l’Ungheria, che ha migliore qualità e maggiore esperienza, inizia a far girare il pallone con sapienza e al 75′ piazza il colpo del ko con Detari, bravo a finalizzare un’azione magiara e a chiudere la gara: 2-0, Ungheria ancora speranzosa in vista della qualificazione agli ottavi di finale, Canada invece quasi eliminato. Il 9 giugno, sempre a Irapuato, la nazionale di Waiters sa di essere ormai tagliata fuori: anche se vincesse contro l’Unione Sovietica (impresa peraltro tutt’altro che scontata) con 2 punti difficilmente sarebbe inserita nel lotto delle pretendenti al ripescaggio delle migliori terze, per cui i canadesi sanno che l’avventura ai mondiali durerà altri 90 minuti, dopodichè bagagli in spalla e volo di ritorno per Vancouver. Ma Canada-Unione Sovietica non deve diventare una passeggiata per i russi, il Canada vuol vendere cara la pelle e, se possibile, non uscire dalla competizione con zero gol all’attivo e zero punti. L’Unione Sovietica parte forte ma non sfonda, il Canada, che non ha nulla da perdere, si sforza di attaccare ma va a sbattere contro la rocciosa difesa sovietica; nel secondo tempo, poi, prima Blochin e poi Zavarov legittimano la supremazia dell’U.R.S.S. segnando le due reti che condannano il Canada alla terza sconfitta su altrettante partite.

La rassegna mondiale si chiude male per i canadesi: 0 punti, 0 gol fatti, 5 subiti, fa meglio anche l’Iraq che chiude sì a quota zero ma riesce a segnare almeno una rete a fronte di 4 al passivo. Eppure i numeri non dicono al 100% la verità sull’andamento del Canada a Messico ’86: la nazionale di Waiters ha mostrato un buon gioco, specialmente all’esordio contro la Francia, facendo vedere organizzazione e sfrontatezza, pur senza grande esperienza e talento. Alla squadra nordamericana è mancata concretezza e quel pizzico di malizia che avrebbe permesso loro di andare in gol almeno una volta e cercare di guadagnare almeno un punto. Da quel 1986 il Canada non ha più preso parte alla fase finale dei mondiali, nonostante i posti per le nazionali affiliate alla Concacaf siano stati aumentati a tre, più un altro eventuale con la vittoria nello spareggio intercontinentale contro formazioni asiatiche. Il livello del calcio canadese è sceso, anche se la nazionale ha vinto di nuovo il Campionato Concacaf (ribatezzato Concacaf Gold Cup) nel 2000 battendo in finale per 2-0 la forte Colombia: a quanti, quel giorno, sarà venuto in mente il successo del 1985 che regalò al Canada la prima ed unica qualificazione ai mondiali, quanti quel giorno avranno controllato con rammarico che il Campionato Concacaf non assegnava più posti per la fase finale del campionato del mondo. Peccato, in fondo è stato bello anche così.

di Marco Milan

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