Pendolaria 2011: quale futuro per migliaia di italiani?
di Roberto D’Amico
Il 2011 se ne va per lasciar posto ad un 2012 che dovrà, in un modo o nell’altro, rispondere alle aspettative delle tante persone che non hanno vissuto un anno particolarmente positivo. Tra le tante categorie che reclamano 365 giorni migliori una di quelle maggiormente colpite e che in un certo senso abbraccia ogni classe sociale è quella dei pendolari. Giovani, studenti, operai, dirigenti, professori ed impiegati che ogni mattina sono attesi dal “viaggio della speranza”.
UN PO’ DI NUMERI – Secondo il rapporto Pendolaria 2011, presentato da Legambiente poche settimane fa, sono oltre 2 milioni e 830 mila i pendolari italiani, il 7,8% in più rispetto a due anni fa. A far fronte a questo aumento però non c’è stata un’adeguata politica infrastrutturale, anzi, ci sono stati vistosi tagli alle linee ed aumenti del prezzo dei biglietti. Per rendere meglio l’idea basta pensare che in Veneto è stato eliminato un treno ogni cinque e che nelle Marche, in Liguria e in Campania ci sono stati tagli rispettivamente del 13, 12 e 10%. Ad avere brutte sorprese alla biglietteria sono stati invece soprattutto i lombardi con un aumento del 23,4%, seguiti dagli abruzzesi e dai liguri con una media del 20%.
LA TOP FIVE – Quali sono le tratte ferroviarie più frequentate dai pendolari? In questa speciale classifica le prime due posizioni sono occupate dal Lazio con le linee Fiumicino Aeroporto-Fara Sabina e Roma Ostiense-Viterbo, con ripettivamente 65.600 e 65.300 viaggiatori al giorno. Seguono la Napoli-Torregaveta (60.000), la Roma Termini-Velletri (560.000) e la Milano-Lecco-Sondrio-Torino (50.000).
UN ANNO MIGLIORE? – Come sarà questo 2012 che attende i pendolari? Con ogni probabilità non migliore dell’anno che si sta per chiudere. Se da un lato la manovra economica del Governo Monti ha recuperato una parte del buco “ereditato” da Tremonti nelle risorse per i treni pendolari, dall’altro la situazione ugualmente gravissima. All’appello mancano infatti 400 milioni di euro per chiudere i bilanci 2011 e oltre 200 milioni per il 2012 se si vogliono garantire almeno i treni in circolazione. Guardando ancora oltre, per il 2013, si prevede di intervenire con un contributo sull’accisa, che però è ancora tutta da chiarire e rischia di essere divorato dai deficit sanitari delle Regioni. Insomma ci siamo di nuovo: si profila una ennesima stagione di tagli e incertezze per quanto riguarda le risorse per il servizio, con la inevitabile conseguenza di un brusco stop agli investimenti nei nuovi treni.
Photo on flickr di pizzodisevo