Euro, la moneta unica compie 10 anni
di Elena Angiargiu
Il 1° gennaio 2002 entrava ufficialmente in vigore l’euro. Nuove banconote e monete, in sostituzione delle valute nazionali, sancivano il debutto della moneta unica, destinata a modificare inesorabilmente le abitudini di consumo di milioni di cittadini, ridisegnando il sistema finanziario dell’Europa e di quei Paesi che, tra aspettative e scetticismo, hanno fatto il loro ingresso nell’euro nell’arco di questo decennio.
Il caro Euro – A confermarlo è uno studio del Codacons, secondo il quale dal 2002 ad oggi, il ceto medio nel passaggio alla moneta unica ha perso quasi il 40% del potere d’acquisto con rincari record che hanno interessato soprattutto i beni di largo consumo. Per una penna a sfera o un tramezzino al bar gli italiani hanno dovuto sborsare circa il 200% in più, quasi il 160% per un cono gelato, oltre il 92% per la giocata minima del lotto. Aumenti più al Sud che al Nord secondo la CGIA Mestre che – a detta del Codacons – avrebbero comportato una stangata da 10.850€ per una famiglia media.
L’INGRESSO NELLA MONETA UNICA – Dopo una lunga gestazione, culminata nella firma del Trattato di Maastricht nel 1992 con l’avvio della terza fase dell’Unione economica e monetaria (UEM) e la fissazione di una serie di criteri di convergenza, il 1° gennaio 1999 l’euro diventa “moneta scritturale” in 11 Stati membri dell’Ue, sotto l’egida della Banca centrale europea (BCE), istituita appena un anno prima con il compito, tra gli altri, di attuare la politica monetaria e garantire la stabilità dei prezzi nell’area dell’euro.
Tre anni dopo miliardi banconote e monete iniziano a circolare in 12 Stati dell’Unione e l’euro sostituisce definitivamente le valute nazionali. Oggi con l’allargamento dell’UE, è la moneta unica attualmente adottata da 17 Stati su 27 da 332 milioni di persone, oltre il 60% degli abitanti dell’Unione europea, cifre ne fanno la seconda valuta al mondo per importanza dopo il dollaro statunitense.
DALLA LIRA ALL’EURO – Il 28 febbraio 2002, dopo due mesi di doppia circolazione, il vecchio conio nazionale, pezzo di storia dell’Italia Unita, lascia il posto all’euro, salutato come il nuovo simbolo dell’identità europea. I giorni del “changeover” segnano una svolta economica e socio-culturale: dal 1° marzo la lira cessa di avere corso legale e gli italiani, divisi tra nostalgici ed entusiasti, iniziano a familiarizzare con la nuova valuta, tutti intenti a digitare, euroconvertitore alla mano, il valore del tasso di conversione fissato in 1.936,27 lire per 1€.
L’INGRESSO NELLA MONETA UNICA – Dopo una lunga gestazione, culminata nella firma del Trattato di Maastricht nel 1992 con l’avvio della terza fase dell’Unione economica e monetaria (UEM) e la fissazione di una serie di criteri di convergenza, il 1° gennaio 1999 l’euro diventa “moneta scritturale” in 11 Stati membri dell’Ue, sotto l’egida della Banca centrale europea (BCE), istituita appena un anno prima con il compito, tra gli altri, di attuare la politica monetaria e garantire la stabilità dei prezzi nell’area dell’euro.
Tre anni dopo miliardi banconote e monete iniziano a circolare in 12 Stati dell’Unione e l’euro sostituisce definitivamente le valute nazionali. Oggi con l’allargamento dell’UE, è la moneta unica attualmente adottata da 17 Stati su 27 da 332 milioni di persone, oltre il 60% degli abitanti dell’Unione europea, cifre ne fanno la seconda valuta al mondo per importanza dopo il dollaro statunitense.
L’EURO E LA CRISI – Nella ricorrenza del decimo anniversario, l’euro attraversa uno dei momenti più difficili della sua storia, sotto i colpi di una crisi economica e finanziaria che, abbattutasi sui debiti sovrani dell’Eurozona, rischia di minare la tenuta della moneta unica e perfino la sua stessa sopravvivenza.
Il futuro dell’Euro e dell’Unione – A vent’anni da Maastricht, in risposta alle crescenti preoccupazioni sulla stabilità del sistema finanziario europeo, sempre più nel mirino delle agenzie di rating, le istituzioni comunitarie hanno messo in campo una serie di misure, tra le quali spicca l’Unione di bilancio a 26, nel tentativo di fronteggiare la crisi e far recuperare credibilità alla moneta unica, uniformando le politiche fiscali nazionali. I prossimi mesi saranno decisivi per comprendere se l’accordo salva-euro potrà risollevare le sorti dell’Eurozona e fungere da presupposto per un’effettiva integrazione europea che, rafforzando la convergenza economica, possa aprire la strada ad una futura unione politica e monetaria.
Tra l’attesa per nuove opportunità ed il timore di potenziali rischi si compie la transizione alla moneta unica: da un lato l’enfasi per una maggiore apertura dei mercati alla concorrenza, dall’altro la paura di possibili risvolti inflazionistici con il conseguente ridimensionamento del potere d’acquisto. Previsioni che, a un decennio di distanza, suonano come campanelli d’allarme sull’attuale stato dell’economia italiana.
Fonte Foto: mammal on Flickr