Ma davvero Berlusconi aveva bisogno di Toti?
di Fabio Grandinetti
«L’ho chiamato io, ho insistito io che venisse a darmi una mano. L’ho visto ieri sera in tv ed ha dato proprio l’immagine di uno di noi, di un moderato vero». Sono le parole pronunciate da Berlusconi dal meeting dei club Forza Silvio lombardi di sabato scorso. Il “moderato vero” è Giovanni Toti, il nuovo acquisto della campagna di riparazione invernale di Forza Italia, seduto sorridente a fianco del leader.
Il quarantacinquenne giornalista toscano, ex socialista e già direttore di Studio Aperto e del Tg4 post fediano, è l’uomo nuovo di Forza Italia. Berlusconi lo aveva scelto come coordinatore unico del partito, preferendolo ai fedelissimi rimasti al suo fianco dopo la scissione. I falchi avranno storto il becco, ed allora il Cavaliere, pochi giorni dopo l’incontro al Nazareno con Renzi, lo ha nominato nuovo consigliere politico personale e, di riflesso, dell’intero partito.
Ma nonostante la figura del giovane rampante toscano tiri molto, siamo sicuri servisse? Siamo sicuri che il tassello mancante nel mondo berlusconiano per migliorare la vita quotidiana del Cavaliere e il rendimento delle proprie aziende politiche, sportive e di comunicazione fosse il consigliere politico? Stando agli ultimi sviluppi si direbbe di no.
Innanzitutto consiglieremmo un nuovo pool di avvocati, ma su questo Berlusconi sembra ci stia già lavorando. Dopo di che pare necessario un ampliamento del personale di servizio di Arcore, quanto basta per tenere sotto controllo Dudù e le sue palline che qualche giorno fa sono costate a Berlusconi un volo di quattro metri con atterraggio per fortuna morbido sulla moquette. È evidente ormai da fin troppo tempo, poi, che qualche innesto nel settore tecnico e di mercato necessiti al Milan desolante di quest’annata. Sembra poi urgente la rimozione dell’assistente, ammesso sia sua la colpa, che ha confuso Aquileia, in Trentino, con Alghero provocando l’ultima gaffe dell’ex premier. «Mi hanno passato voi pensando che fosse il club Forza Italia di Aquileia – ha ammesso Berlusconi una volta capito di essere in collegamento con la Sardegna – dev’essere qualcuno della sinistra che mi ha fatto lo scherzo».
Insomma, tutto tranne un consigliere politico. Anche perché, a giudicare dai sondaggi, su quel versante Berlusconi se la cava ancora piuttosto bene. Settantasette lunghi anni vissuti tutti o quasi sulla cresta dell’onda cominciano a farsi sentire. Farebbe meglio Silvio a guardarsi dagli incidenti domestici o dalle debolezze senili. Certo, se dietro la proposta del carcere solo per reati di sangue si nascondesse la mano di Toti, o se a suggerire il gioco delle tre carte sulle preferenze che ha inguaiato Renzi fosse stato ancora il neo consigliere, allora, tanto di cappello. In tal caso interventi e sostituzioni non servirebbero di sicuro alla scuola Mediaset sforna moderati, ancora perfettamente funzionante.
Toti, l’uovo del destino. Con sorpresa.
Infine è sceso in campo pure Toti,
con l’unzione dell’Unto del Signore.
Appena si è saputo, un gran fervore
ha preso a circolare negli scroti
del circolo dei big forzitalioti.
Lo vedono un pochino usurpatore,
per quanto ‘sto futuro imperatore
par proprio il Re degli utili ma idioti.
Ha preso il posto ambito del Giordano
facendo il direttore a Studio Aperto,
e già aveva Lucignolo alle spalle.
D’accordo, reca il gene del craxiano
ma ha l’aria dell’agnello in dono offerto
a un altro Berlusconi. Senza palle.